Ronchi conobbe la distruzione della grande guerra, che memoria ne è rimasta oggi di quella devastazione?

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   Ronchi fu tanto in prima linea, quanto retrovia in quella maledetta guerra, e fu anche oggetto di bombardamenti che distrussero decine di abitazioni e procurarono decine di vittime civili. E beffa nella beffa, la popolazione, che in parte riuscì a fuggire a Wagna, in Austria, allo scoppio della guerra, rimase imprigionata nei confini comunali a causa dell'esplosione della colera. Ben 2500 cittadini, praticamente la metà della popolazione, bloccata in un territorio in prima linea durante la guerra a causa del colera che nell'agosto del 1915 cagionò una trentina di morti come la storia ha ben raccontato nel corso del tempo. Oltre 500 furono i soldati che persero la vita sul territorio ronchese in quel maledetto conflitto nazionalistico. Eppure saranno passati poco più di cent'anni ma è come se non fosse mai accaduto quell'evento, come se quella distruzione non ci fosse mai stata, eppure c'è stata come la memoria fotografica del tempo ha ricordato e continua...

La scritta Tito di Nova Gorica, sopravviverà alla capitale europea della cultura?

 


Nova Gorica è la capitale europea della cultura 2025. E milioni di italiani hanno capito dopo il discorso di Mattarella come si dovrà chiamare. Nome sfuggito all’italianizzazione dei luoghi per ragioni temporali, visto che la città è nata solo nel 1948. Si dovrà pronunciare Nova Gorìca e non Nova Gòrica. E grazie alla collaborazione di Gorizia, il cui maggior impegno rispetto ad una fase iniziale altalenante venne sollecitato anche dalla Commissione Europea, il progetto transfrontaliero, ha reso possibile quello che per molti era solo un sogno.  Sono pochissime le città al mondo che possono vivere la condizione di non luogo che vivono Gorizia e Nova Gorica , divise da un confine oggi invisibile, due Stati, due nazioni diverse, due città diverse. Un progetto che si afferma su ciò che resta dell'idea immaginaria della Nova Gorica jugoslava, la città che doveva brillare oltre il confine. Di qua e di là. Ed oltre ogni confine, nella società del ritorno dei grandi nazionalismi, della Brexit, vince idealmente un qualcosa che va oltre  i confini e le barriere, che durante l’emergenza coronavirus abbiamo rivisto e che brillerà senza più divisioni. Almeno negli intenti del riadattamento post jugoslavo della massima che ha caratterizzato il progetto di Nova Gorica capitale europea 2025 della cultura. “ La città che brillerà oltre il confine”.  Il simbolo di questo non luogo è la piazza della Transalpina, sul fronte italiano è chiamata così, piazza Europa/ Trg Evrope, sul fronte sloveno. Riuscirà questa piazza ad avere un solo nome? Ad esempio piazza del primo maggio, in ricordo della caduta dell'ultimo muro d'Europa? E tanti si interrogano se la scritta Tito sopravviverà a Nova Gorica capitale europea della cultura. Una scritta indigesta per molti, intoccabile per altri perché simbolo del riscatto antifascista  che ha consentito al popolo sloveno di trovare la strada per salvaguardare e difendere la propria identità di popolo, per poi, appena possibile, filarsela a gambe levate dalla Jugoslavia e aprire le porte alla dissoluzione della Jugoslavia e diventare un piccolo Eldorado del capitalismo di confine. Una scritta che ha subito variazioni nel corso del tempo, da Nas Tito, a Tito, a Slo, a Tito. Sul fronte italiano campeggia nelle ore notturne un tricolore e si racconta della scritta W l'Italia. Tutto questo verrà superato dal progetto Nova Gorica capitale europea della cultura? Oppure sarà la solita situazione gattopardiana, dove in sostanza non cambierà nulla? 

mb

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