La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

La dittatura egiziana non è vittima dell'omicidio Regeni, ma ne è l'artefice

A distanza di quattro anni c'è ancora chi insinua che Giulio possa essere stato ucciso per danneggiare le relazioni diplomatiche tra Italia ed Egitto.  Il noto sito internet il Sussidario.net scrive che : "Il problema italiano ovviamente risale all’omicidio del povero Regeni in una vicenda che non è mai stata chiarita e il cui senso sfugge tutte le volte che si cerca di comprenderla con l’ottica della narrazione “ufficiale”. Il regime avrebbe ucciso il cittadino di un Paese che stava, letteralmente, salvandolo risolvendo la sua crisi energetica; le parti coinvolte che hanno mostrato molta ritrosia a presentare prove non solo sono in Egitto, a testimonianza di tanti elementi che bisognerebbe prendere in considerazione". Tale riflessione, se così possiamo chiamarla, nasce in relazione al fatto che rischiano di saltare le commesse militari per diversi miliardi di euro, tra Italia ed Egitto.
Eppure le cose sono andate proprio così. Non esiste alcuna narrazione ufficiale. Ma una semplice e banale constatazione della realtà, quella che qualcuno ancora oggi si ostina a non voler accettare. L'Egitto non è vittima di alcun complotto. Chi scrive  quell'articolo forse sottovaluta la situazione egiziana o non conosce la situazione egiziana come studi, analisi e inchieste in questi anni hanno ben evidenziato di che mostruosità stiamo parlando. Una dittatura che è ossessionata dalla questione sicurezza, che va avanti dal 2013 a colpi di decreti d'emergenza per militarizzare il Paese. Una dittatura di stampo fascista che considera una minaccia per la sicurezza nazionale e come terrorista tutto ciò che la può disturbare. E il lavoro di ricercatore di Giulio, la ricerca universitaria di Giulio, che si muoveva sul delicato mondo dei sindacati indipendenti e governativi, probabilmente avrà disturbato. Per questo è stato rapito dalle forze di sicurezza, per questo è stato torturato, per questo è stato ucciso. E ricordiamo che non è stato sequestrato in un giorno qualunque. Ma nell'anniversario della rivoluzione, il 25 gennaio del 2016, ed in quel giorno in Egitto l'allerta è ai massimi livelli. Per questo i sistemi di sicurezza egiziani hanno partorito menzogne e calunnie per coprire l'omicidio di stato. Per una ragione semplice. Se vengono condannati i reali esecutori e mandanti, salta il vertice degli apparati di sicurezza  con anche forse  delle implicazioni  di carattere famigliare per la dittatura egiziana al potere.
Ma il Sussidiario, scrive, per giustificare la propria teoria, che è roba già sentita e risentita :"La questione, per essere ancora più espliciti, è se ci possa essere un interesse per qualcuno a minare e compromettere le relazioni diplomatiche tra Italia ed Egitto e la risposta, indipendentemente da quello che succede, non può che essere affermativa perché da quei rapporti escono commesse superiori ai dieci miliardi di euro e rapporti preziosissimi in questa fase internazionale caotica in cui nel Mediterraneo si assiste alla grande rivincita turca e russa".

Forse non sanno che le relazioni diplomatiche tra Italia ed Egitto son continuate lo stesso anche quando l'ambasciatore è stato richiamato, forse a costoro sfugge che il business e gli affari tra Italia ed Egitto son cresciuti durante questi quattro anni come non succedeva da prima del 2013. E che da quando c'è Al Sisi al potere il business italiano è incrementato in modo importante in Egitto. Bisogna piuttosto chiedersi per onestà intellettuale se sia giusto continuare a fare affari con quella dittatura, se sia giusto continuare ad armarla. Tenendo poi conto che ha anche appena realizzato l'alleanza nel Mediterraneo insieme alla Francia che danneggia gli stessi interessi italiani.
No, non  è la battaglia per la verità e giustizia per Giulio o il "caso" di Giulio a far saltare le commesse con l'Egitto, ciò è scorretto solo pensarlo e sostenerlo o insinuarlo anche indirettamente, è stato l'Egitto con la sua dittatura al potere l'artefice del suo stesso male, è lì che vanno cercate le cause. Sarebbe il momento di smetterla di seminare congetture o illazioni o considerazioni a dir poco inaccettabili su tale questione.

mb

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