Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Appello: Non siamo in guerra, salviamo la democrazia


 Non siamo in guerra, salviamo la democrazia

Scriviamo questo manifesto in qualità di cittadine e cittadini, nella consapevolezza che l'Italia sta attraversando un momento difficile, probabilmente il più complesso, dalla fine della seconda guerra mondiale.
Questo Paese ha conosciuto barbarie da cui si è sempre riuscito a risollevare grazie allo spirito di solidarietà, di fratellanza, di uguaglianza,principi cardini nella nostra Carta Costituzionale, che non devono mai essere offuscati, neanche in tempi duri come quelli che tutte e tutti noi stiamo vivendo dal mese di febbraio.
Da quando il coronavirus ha iniziato ad infettare anche l'Italia è stato deciso che dobbiamo comportarci come se fossimo in guerra. Affermazione tanto grave quanto discutibile perché un conto è fare la guerra al virus, e questa la si fa con la ricerca scientifica e la metodologia sanitaria, un conto è far piombare una nazione intera in un clima tipico della guerra. Le conseguenze sono pessime per la democrazia che è letteralmente sotto attacco.
Si è verificata la concentrazione di straordinari poteri nelle mani di strumenti tecnici e governativi che hanno totalmente bypassato la democrazia parlamentare che è quella su cui si fonda la nostra Repubblica.
Si è determinato nel Paese uno spirito di delazione che non si conosceva dai tempi del fascismo.
Si sta registrando un controllo sociale, che passa dalle ronde, all'impiego dell'esercito, all'utilizzo di tecnologie,come droni, cellule telefoniche, per tracciare i movimenti delle persone.
Si stanno scaricando sui cittadini le responsabilità politiche di falle e cattive gestioni sanitarie, i diritti dei lavoratori sono passati totalmente in secondo piano, ampliando la platea dei lavori cosiddetti indispensabili e mettendo a rischio la salute di chi lavora.
Si sta verificando una concorrenza tra Stato e Regioni con provvedimenti contraddittori che generano confusione senza precedenti.
Non siamo una dittatura e vogliamo preservare la democrazia nel nostro paese.
L'articolo 2 della Costituzione afferma che “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.
Siamo tutti consapevoli dei nostri doveri di solidarietà sociale, così come siamo consapevoli che si sta realizzando uno sbilanciamento preoccupante di restrizioni di libertà e democrazia inaccettabili. Non siamo in guerra, ed è nostro dovere segnalare che la democrazia costituzionale in Italia sta correndo dei rischi che non possono essere giustificati dallo stato d'emergenza.
La democrazia deve rendere le scelte più condivise e dunque più efficaci per tutti.
(Per adesioni: salviamolademocrazia@yahoo.com)
  
 Prime firme 
 
Marco Barone, avvocato, blogger
Federica Bettari, customer care presso clinica privata
Luigi Bon,segreteria provinciale Gorizia del PRC/ Sinistra Europea
Luciano Capaldo, insegnante
Mattia Cardinali, Educatore professionale e musico terapeuta
Claudia Cernigoi, storica
Sasha Colautti Esecutivo Provinciale USB - Lavoro Privato Trieste
Michele Crudo, insegnante
Anna Di Gianantonio, ricercatrice storica
Maurizia Di Stefano, insegnante
Gabriele Donato, insegnante
Anna Fressola, ricercatrice
Luigi Filippini, impiegato di banca
Pier Paolo Filippini, restauratore ligneo e teatrante
Maurizio Guerri, docente e ricercatore
Martina Luciani, blogger
Marco Nicolai, avvocato
Maria Clara Pascolini, insegnante
Andrea Pegoretti, programmatore informatico
Stefania Russo, disoccupata
Greta Storni, insegnante
Carlo Tomei Coordinamento Provinciale USB lavoro privato Trieste
Iacopo Venier, giornalista
Davide Zotti, insegnante 

Adesioni (in aggiornamento*)


Daniela Antoni, Cobas Scuola FVG
Giuseppe Aragno,storico
Luisa Barba, ricercatrice
Mauro Bussani, Educatore ed Istruttore cinofilo
Andrea Butkovic, scrittore
Silvia Di Fonzo, fisica, comunista, militante USB
Manuel Gereon, Musicista - Bibliotecario
Maria Paola Gonano, impiegata di banca
Elena Gregoris, insegnante Alessandra Kersevan, storica
Paolo Nanut, proprietario di B&B, pubblicista
Helen Esther Nevola Progetto artistico Caleido Scoppio
Bianca-Elena Nicolescu, Graphic Designer, Fotografo
Ruffolo Giulia
Francesca Scarpato, insegnante
Giustina Selvelli, antropologa, ricercatrice
Alessio Velliscig, musicista
Giuliano Velliscig, musicista
Stefano Zarnettig, libero professionista



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