Via Sant'Ambrogio una via alla ricerca della sua identità

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Un tempo via del Duomo, o del Teatro, oggi via Sant'Ambrogio che porta lo stesso nome del duomo consacrato dopo i disastri della prima guerra mondiale nell'ottobre del 1929, pur senza il campanile che dovette attendere la fine degli anni '50 per essere battezzato. Una via che nel corso della sua storia è sempre stata da transito di merce e persone e che è diventata negli ultimi tempi il teatro dello scontro identitario di una Monfalcone alla ricerca del proprio equilibrio sociale. Perchè è evidente che a Monfalcone, terra di passaggio, da quando è diventata grazie ai Cosulich città dei cantieri, per questo contesa dal regno d'Italia all'Austria, per privarla dei suoi cantieri insieme al porto triestino, ha conosciuto quelle dinamiche proprie delle città portuali. Gente che viene, gente che va. Approdo e partenza di nuove identità. Dal Sud Italia, all'Asia, passando da quel centinaio di nazionalità che a Monfalcone stanno cercando il proprio equilibrio, ognuna ne

Il 12 settembre, alle 12, a Trieste si inaugura la statua di D'Annunzio per celebrare la marcia su Fiume

Non poteva che essere così. Tutto coerente con lo spirito dei 114 giorni dannunziani triestini che termineranno con l'anniversario dello sbarco su Trieste dell'Audace. Una città che fa i conti senza l'oste e l'oste, in questo caso Fiume, è giustamente, comprensibilmente adirato per quanto accade in una città con cui nel 2010 venne redatta una lettera d’intenti sul ripristino della collaborazione. Mentre l’accordo di amicizia e cooperazione tra la Città di Fiume e la Città di Trieste che confermava la volontà di approfondire rapporti amichevoli, venne firmato a Fiume, il 20 settembre 2011. Ecco, tutto ciò diventa cartastraccia. Aprendosi un fronte di rottura diplomatica importante con una città che nel 2020 sarà capitale europea della cultura. A Trieste si è preferito alzare muri e non ponti. La statua di D'Annunzio costata diverse migliaia di euro, si inserisce all'interno della celebrazione dell'occupazione della città di Fiume. Si tratta di un chiaro atto politico, nazionalistico, che non ha nulla a che spartire con l'aspetto culturale, ma solo con quell'irredentismo di cui D'Annunzio fu massimo testimone in una Trieste che comunque durante la dittatura fiumana non lo seguì neanche, tra le altre cose. In quella Trieste dove D'Annunzio non lanciò solo volantini ma anche delle bombe:"Dopo ch’ebbi lasciato andare su i cantieri le prime cinque bombe, la sesta mi s’incantò nel tubo", come racconta lo stesso "duce divino" come lo chiamavano a Fiume i legionari, descrivendo il suo volo su Trieste. Il 12 settembre alle 12, come ha reso noto Radiocapodistria,a Trieste si inaugura la statua di D'Annunzio. Nel giorno del centenario della marcia su Fiume. La giusta data, la giusta ora, con tutta la simbologia che questa può rappresentare su più fronti, per un gesto tanto politico quanto irredentista. Ci si chiede solo se ci sarà anche il classico grido dannunziano Eja, Eja, Eja, Alalà! seguito magari dallo storico viva Fiume italiana. E magari anche un pò di olio di ricino, per ricordare come a Fiume si era democratici verso i croati. Trieste, una città multiculturale, plurale, ha preferito tornare cent'anni indietro, scegliendo di celebrare un simbolo  dell'antislavismo, in una terra che ha anche radici slave oltre che latine e germaniche.

mb

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