Ancora una volta colpito il cippo di Peteano da mano ignota fascista? Atto da condannare nell'attesa della posa di una nuova targa che ne ricordi la matrice fascista

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Per la seconda volta e nel mese di luglio, una o più mani ignote, hanno imbrattato con della vernice il cippo di Peteano dedicato a  Franco DONGIOVANNI, Carabiniere, Antonio FERRARO, Brigadiere C.C., Donato POVEROMO, Carabiniere Scelto.  Vittime del terrorismo neofascista con la complicità di un sistema corrotto che ha prodotto depistaggi e insabbiamenti per lungo corso. Le domande che sorgono sono varie, perchè si colpisce sempre nello stesso periodo? Sarà qualche vacanziero di passaggio o di ritorno in queste terre nel mese di luglio? C'è qualche messaggio politico? Sicuramente non lo si colpisce per diletto o perchè non si ha nulla da fare. E la matrice è  politica e l'origine potrebbe essere fascista? Probabilmente sì, perchè tanto il contesto politico europeo e globale che il senso di quell'imbrattamento potrebbero indurre a far pensare ciò. Si è imbrattata la memoria di vittime di un attentato fascista. Ci è voluto del tempo, tanto, per ripulirlo dopo il primo imbr...

44 mesi senza Giulio, intanto, oltre 30 mila persone chiedono il richiamo dell'Ambasciatore dall'Egitto

Questa la parola chiave che sta spopolando in Egitto e fuori dall'Egitto. Un Paese sull'orlo di una nuova rivoluzione, che vede la goccia che fa traboccare il vaso non nella violazione dei diritti umani, nella brutalità della dittatura, ma nella pancia. Nella fame. Un Paese dove la gente muore di fame e il regime sperpera danari pubblici per costruire città per ricchi o palazzi governativi.  In quell'Egitto dove le principali democrazie continuano a stringere affari. Tutto risaputo. Quattro governi diversi, 44 mesi senza Giulio, senza verità e giustizia che difficilmente potrà esserci con quella dittatura.
Più di 30 mila persone chiedono il richiamo dell'Ambasciatore italiano dall'Egitto. Dichiarare l'Egitto insicuro, non amico dell'Italia, e richiamare l'Ambasciatore per consultazioni a tempo indeterminato. Il tempo delle parole oramai si è concluso. Si è detto tutto quello che si poteva dire, forse. Urgono fatti. Quelli che non ci sono. Strette di mano, sorrisi, convenienze, realpolitik spicciola, mentre fuori stanno crescendo delle generazioni che hanno ben capito la gravità e l'indecenza di questo doppio crimine che si sta compiendo. Il primo è stato aver ammazzato un giovane ragazzo italiano, il secondo, aver fatto di tutto per negare verità e giustizia.

mb


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