Via Sant'Ambrogio una via alla ricerca della sua identità

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Un tempo via del Duomo, o del Teatro, oggi via Sant'Ambrogio che porta lo stesso nome del duomo consacrato dopo i disastri della prima guerra mondiale nell'ottobre del 1929, pur senza il campanile che dovette attendere la fine degli anni '50 per essere battezzato. Una via che nel corso della sua storia è sempre stata da transito di merce e persone e che è diventata negli ultimi tempi il teatro dello scontro identitario di una Monfalcone alla ricerca del proprio equilibrio sociale. Perchè è evidente che a Monfalcone, terra di passaggio, da quando è diventata grazie ai Cosulich città dei cantieri, per questo contesa dal regno d'Italia all'Austria, per privarla dei suoi cantieri insieme al porto triestino, ha conosciuto quelle dinamiche proprie delle città portuali. Gente che viene, gente che va. Approdo e partenza di nuove identità. Dal Sud Italia, all'Asia, passando da quel centinaio di nazionalità che a Monfalcone stanno cercando il proprio equilibrio, ognuna ne

Intervenga la Repubblica di Croazia,da Ronchi parte la marcia del ricordo per la presa di Fiume


Un gruppo neofascista di Brescia, ha organizzato per il periodo che va dal 10 al 12 settembre una marcia in ricordo della presa di Fiume da parte di Gabriele D'Annunzio. Si legge: "A 100 anni dalla Santa Entrata di D'Annunzio e i suoi Legionari nella città di Fiume ripercorriamo il tragitto della marcia. Una marcia a piedi di 3 giorni per onorare la memoria delle Terre Italiane di Istria e Dalmazia."  Una marcia del ricordo, che dovrebbe partire da Ronchi dei Legionari, paese che ha questo nome, voluto dal fascismo, per omaggiare l'occupazione di una città non italiana, quale l'odierna Rijeka. Marcia nazionalistica, organizzata da un gruppo fascista, per onorare e celebrare quell'evento che porrà le basi per l'italianizzazione forzata contro i popoli "slavi", antesignana del fascismo, razzista e che ha rischiato di trascinare l'Italia in guerra, non appena terminata la prima guerra mondiale e che si concluderà con una sessantina di morti dove per la prima volta si spareranno tra loro militari italiani. Intervenga con decisione la Repubblica di Croazia per evitare che questi personaggi possano mettere piede sul suolo croato e per evitare che queste iniziative fasciste, finalizzate a celebrare l'occupazione di terre altrui, quale la bella città di Fiume,Rijeka, possano essere ammesse sul territorio italiano. Purtroppo sono in corso degli sdoganamenti sconcertanti di questo evento, diventato un fatto simbolico importantissimo per il nazionalismo italiano, che ha avuto un ruolo di ponte tra la prima guerra mondiale ed il fascismo e sarà devastante per gli equilibri del confine orientale e la pace Adriatica. Sono in corso anche delle scellerate legittimazioni istituzionali verso questi eventi celebrativi con rappresentati di amministrazioni pubbliche della Repubblica italiana che partecipano a iniziative rievocative o celebrative della marcia di occupazione di Fiume. Qualche audace imbecille camerata fascista probabilmente non aspetterà altro che sventolare il tricolore italiano sulla città di Rijeka, per questo centenario, provocazioni tanto stupide quanto pericolose che rischiano di riaccendere dei focolai che solo qualche irresponsabile, fascista o nazionalista, può voler vedere riacceso per cercare di riprendersi quelle terre da sempre contese dall'imperialismo fascista italiano. E comunque questi audaci, si fa per dire, camminatori, dovrebbero sapere che da Ronchi non partirono a piedi, i legionari, ma con delle camionette.

mb


Commenti

  1. I soliti ignorantelli che citano sempre la Dalmazia, senza sapere che dopo la prima guerra mondiale fu annessa al neoformato Regno dei Serbi, Croati e Sloveni e non all'Italia, mentre a quest'ultima, di tutta la Dalmazia, venne annessa solamente la città di Zara, come enclave circondata da territorio jugoslavo. All'epoca era anche l'unica città a maggioranza italiana, la seconda Spalato con solo il 10% di italiani, mentre la Dalmazia intera contava un bel 97% di popolazione croata.
    Chissà come mai non vanno a marciare anche nel Canton Ticino, dove la popolazione è italiana nella sua quasi totalità.

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