Non c'è due senza tre...la nuova commissione d'inchiesta sull'operazione Moro

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  Sei film, decine e decine di libri, due commissioni d’inchiesta parlamentare e ora ne arriverà una terza, pare, per cercare di far luce per quanto possibile su tutte quelle zone oscure che connotano l’affare di Stato Moro. Perché alla fine dei conti è di questo che si tratta e stiamo parlando. Le narrazioni, i racconti che si sono susseguiti negli anni hanno falsato, a livello di immaginario collettivo, la realtà. Oramai lo hanno capito anche coloro che hanno gli occhi coperti dal miglior prosciutto DOP che non hanno fatto tutto da soli, i fantomatici rivoluzionari brigatisti e che nell’operazione Moro sono state coinvolte una pluralità di soggettività, che avranno abbracciato tanto organizzazioni criminali che eversive che connesse anche agli apparati di sicurezza di uno o più Stati. Da GLADIO a quant’altro, ma un conto è muoversi nella melma del vago, un conto quanto più indizi costituiscono una prova. Il memoriale brigatista è stato un capolavoro politico e

Quando è la memoria delle famiglie a fare la storia nel confine orientale

Se c'è una cosa che pare essere chiara, qui, nel confine orientale italiano, è che la memoria delle famiglie è determinante per la storia. La storia da narrare, da raccontare, quella in cui schierarsi. Perchè ogni memoria, ha una storia, una storia che rappresenta un pezzo di tragedia, dramma, o riscatto per una famiglia, e si tramanda da generazione in generazione, anche se il filo si sta rompendo. C'è una sorta di partigianeria nella storia dalle parti del confine orientale. Un territorio di confine, che ha conosciuto nel corso dei secoli plurime guerre e devastazioni, ma dove spesso si deve scegliere da che parte stare, con chi stare e non sempre ciò si traduce stare dalla parte della "storia".

Chi ha avuto famiglie che hanno combattuto per l'Austria, leggeranno la storia spesso in un modo, chi per l'Italia, in un modo diverso, chi vedrà gli italiani come occupatori, chi come conquistatori per realizzare il disegno dell'Italia unita funzionale a quel puzzle composito che è lo stivale. Chi ha avuto famiglie fasciste, chi comuniste, chi ha conosciuto l'esodo, chi ha subito violenze del fascismo, tanti chi, che saranno determinanti. Spesso è la memoria delle famiglie a fare la storia nel confine orientale. Ognuno con una propria lettura, la verità assoluta non esiste, anche se spesso si preferisce semplificare ciò che è complesso. La storia, di norma, contro ogni correttezza etica e morale e storica, la scrivono i vincitori, in queste terre i vincitori sono stati in parte gli italiani, il nazionalismo italiano, c'è stata la parentesi della Resistenza, ma non ha avuto la stessa forza di determinare la storia come l'ha determinata il nazionalismo italiano. Come in Slovenia, nei luoghi di confine, la scriveranno gli sloveni, e in Croazia, i croati.  Chi "straniero", chi viene da fuori, rischia di essere escluso, perchè non potrà capire, si dirà, oppure verrà travolto dall'una o dall'altra parte, difficile stare in mezzo, in mezzo a due correnti che si affrontano per spesso annullarsi. La memoria delle famiglie è un bene da preservare, ma non deve essere la memoria personale, il vissuto personale,a scrivere la storia. Potrà essere una delle tante fermate che il treno della storia dovrà percorrere, nel giusto contesto, ma senza andare oltre. Altrimenti non è più storia, ma il diario personale della memoria famigliare che diventa storia.

mb

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