Chiamare ancora oggi Ronchi "dei Legionari" sarebbe come chiamare Latina, Littoria

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Come è risaputo dal 1925, la città di Ronchi di Monfalcone, ha visto mutare il proprio nome in Ronchi dei Legionari, per la precisione il 2 novembre del 1925 con il Regio Decreto firmato da Rocco pubblicato nella G.U n° 283 del 5 dicembre 1925. Quest'anno pertanto ricorrono ben cent'anni da questa ricorrenza dovuta all'omaggio voluto dal fascismo per celebrare la presa di Fiume da parte di D'Annunzio che partì casualmente da Ronchi dopo aver dormito per qualche ora in una dimora nella vecchia via di Trieste. E come è ben risaputo nessun cittadino di Ronchi partecipò a quell’atto eversivo che ha subito la città di Fiume per 500 giorni con tutte le conseguenze che ne derivarono per i fiumani che nel 1924 scivolarono anche grazie a quel fatto storico e politico sotto il fascismo. Continuare a chiamare Ronchi "dei Legionari" come se appartenesse a chi mai ha appartenuto nel corso della sua storia, minandosi pertanto ogni identità storica del territorio, sarebbe co...

Vanno abrogate le disposizione del Codice di Condotta dei dipendenti pubblici che mettono il bavaglio ai lavoratori


Si era sotto il Governo Monti quando venne definito il  DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 16 aprile 2013, n. 62. Regolamento recante codice di comportamento dei dipendenti pubblici, a norma dell'articolo 54 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.  Ed entrerà in vigore sotto il Governo Letta.  Il 19 giugno 2013.  Un codice di Condotta che in due sue articoli può essere usato, viene usato, come strumento, consapevolmente o meno, di bavaglio verso i lavoratori. Parliamo dell'articolo 10. Quando afferma che il dipendente pubblico non assume nessun altro comportamento che possa nuocere all'immagine dell'amministrazione  e dell'articolo 12 quando si scrive che Salvo il diritto di esprimere valutazioni e diffondere informazioni a tutela dei diritti sindacali, il dipendente si astiene da dichiarazioni pubbliche offensive nei confronti dell'amministrazione.
Norme che annullano la libertà di pensiero del cittadino, di agibilità democratica del cittadino, che lavora presso la Pubblica Amministrazione, a partire dalla scuola. Norme che vanno abrogate, perchè è inaccettabile che un dipendente, che fuori dall'orario di lavoro, sveste i panni del dipendente pubblico ed indossa quelli di libero cittadino, non possa essere libero di criticare la scuola o l'amministrazione pubblica, ad esempio o esercitare qualsiasi altra azione, rientrante nei canoni costituzionalmente garantiti, che questa, possa essere considerata a discrezione dell'Amministrazione come lesiva dell'immagine  od offensiva. C'è una discrezionalità enorme a favore della PA, che si può tramutare nell'esercizio di un pesantissimo bavaglio nei confronti dei dipendenti pubblici, che in Italia sono la più importante forza lavoro, tra le altre cose. Insomma, si è sempre con il timore che qualsiasi cosa si dica e si faccia possa poi scaturire l'adozione di un procedimento disciplinare anche quando si è fuori dall'orario di lavoro. Perchè si è dipendenti pubblici anche quando si è liberi cittadini. Concetto aberrante, inaccettabile, da respingere al mittente. E nel tempo in cui ritornano i concetti di ordine e disciplina la battaglia finalizzata a conseguire l'abrogazione di queste due disposizioni diviene evidentemente di grande importanza. 

mb

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