Via Sant'Ambrogio una via alla ricerca della sua identità

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Un tempo via del Duomo, o del Teatro, oggi via Sant'Ambrogio che porta lo stesso nome del duomo consacrato dopo i disastri della prima guerra mondiale nell'ottobre del 1929, pur senza il campanile che dovette attendere la fine degli anni '50 per essere battezzato. Una via che nel corso della sua storia è sempre stata da transito di merce e persone e che è diventata negli ultimi tempi il teatro dello scontro identitario di una Monfalcone alla ricerca del proprio equilibrio sociale. Perchè è evidente che a Monfalcone, terra di passaggio, da quando è diventata grazie ai Cosulich città dei cantieri, per questo contesa dal regno d'Italia all'Austria, per privarla dei suoi cantieri insieme al porto triestino, ha conosciuto quelle dinamiche proprie delle città portuali. Gente che viene, gente che va. Approdo e partenza di nuove identità. Dal Sud Italia, all'Asia, passando da quel centinaio di nazionalità che a Monfalcone stanno cercando il proprio equilibrio, ognuna ne

Vanno abrogate le disposizione del Codice di Condotta dei dipendenti pubblici che mettono il bavaglio ai lavoratori


Si era sotto il Governo Monti quando venne definito il  DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 16 aprile 2013, n. 62. Regolamento recante codice di comportamento dei dipendenti pubblici, a norma dell'articolo 54 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.  Ed entrerà in vigore sotto il Governo Letta.  Il 19 giugno 2013.  Un codice di Condotta che in due sue articoli può essere usato, viene usato, come strumento, consapevolmente o meno, di bavaglio verso i lavoratori. Parliamo dell'articolo 10. Quando afferma che il dipendente pubblico non assume nessun altro comportamento che possa nuocere all'immagine dell'amministrazione  e dell'articolo 12 quando si scrive che Salvo il diritto di esprimere valutazioni e diffondere informazioni a tutela dei diritti sindacali, il dipendente si astiene da dichiarazioni pubbliche offensive nei confronti dell'amministrazione.
Norme che annullano la libertà di pensiero del cittadino, di agibilità democratica del cittadino, che lavora presso la Pubblica Amministrazione, a partire dalla scuola. Norme che vanno abrogate, perchè è inaccettabile che un dipendente, che fuori dall'orario di lavoro, sveste i panni del dipendente pubblico ed indossa quelli di libero cittadino, non possa essere libero di criticare la scuola o l'amministrazione pubblica, ad esempio o esercitare qualsiasi altra azione, rientrante nei canoni costituzionalmente garantiti, che questa, possa essere considerata a discrezione dell'Amministrazione come lesiva dell'immagine  od offensiva. C'è una discrezionalità enorme a favore della PA, che si può tramutare nell'esercizio di un pesantissimo bavaglio nei confronti dei dipendenti pubblici, che in Italia sono la più importante forza lavoro, tra le altre cose. Insomma, si è sempre con il timore che qualsiasi cosa si dica e si faccia possa poi scaturire l'adozione di un procedimento disciplinare anche quando si è fuori dall'orario di lavoro. Perchè si è dipendenti pubblici anche quando si è liberi cittadini. Concetto aberrante, inaccettabile, da respingere al mittente. E nel tempo in cui ritornano i concetti di ordine e disciplina la battaglia finalizzata a conseguire l'abrogazione di queste due disposizioni diviene evidentemente di grande importanza. 

mb

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