Via Sant'Ambrogio una via alla ricerca della sua identità

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Un tempo via del Duomo, o del Teatro, oggi via Sant'Ambrogio che porta lo stesso nome del duomo consacrato dopo i disastri della prima guerra mondiale nell'ottobre del 1929, pur senza il campanile che dovette attendere la fine degli anni '50 per essere battezzato. Una via che nel corso della sua storia è sempre stata da transito di merce e persone e che è diventata negli ultimi tempi il teatro dello scontro identitario di una Monfalcone alla ricerca del proprio equilibrio sociale. Perchè è evidente che a Monfalcone, terra di passaggio, da quando è diventata grazie ai Cosulich città dei cantieri, per questo contesa dal regno d'Italia all'Austria, per privarla dei suoi cantieri insieme al porto triestino, ha conosciuto quelle dinamiche proprie delle città portuali. Gente che viene, gente che va. Approdo e partenza di nuove identità. Dal Sud Italia, all'Asia, passando da quel centinaio di nazionalità che a Monfalcone stanno cercando il proprio equilibrio, ognuna ne

A Trieste si spendono 382mila euro per "celebrare" l'occupazione italiana della città di Fiume. A Fiume e in Croazia lo sanno?





Vi immaginate se a Lubiana o a Zagabria il primo maggio di ogni anno celebrassero quella che viene considerata come  l'occupazione di Trieste o Gorizia? E se facessero una mostra per celebrarne l'atto? Cosa, che a dire il vero, forse sarebbe ben più plausibile stante il fatto che il primo maggio del '45 si libereranno questi territori dall'occupante nazifascista. Ma in tempo di Europa, unita nella diversità, ma ancora per poco se si continua a subire i colpi del nazionalismo, nel tempo del diplomaticamente corretto, di barriere abbattute, di confini caduti e frontiere immaginarie, nonostante alcune provocazioni ancora calde, non verrebbe considerata, come minimo, opportuna. E sinceramente dalle parti di Trieste e Gorizia e d'Italia si griderebbe allo scandalo. E inaccettabile dal punto di vista morale ed etico perchè si riabilita un simbolo del nazionalismo italiano ed un evento che ha anticipato la marcia su Roma.
Non solo, invece, quanto accadrà a Trieste, città capoluogo del Friuli Venezia Giulia, è inopportuno, ma anche grave, dal punto di vista storico e politico. Perchè, come emerge dalla delibera della Comune triestino del 2 maggio, come già denunciato a dovere dal Piccolo di Trieste, si arriverà a spendere complessivamente  382.190,00 euro per la realizzazione della mostra sull'occupazione della città di Fiume, inclusa la produzione e collocazione, in luogo da individuare, di una statua di Gabriele D'Annunzio. Una cifra importante, per una mostra di pochi mesi, visto che durerà da luglio a novembre 2019. Ma quello che è interessante leggere è la motivazione che porterà a questa mostra.

considerata pertanto la volontà dell'Amministrazione comunale di proporre negli spazi dell'ex Pescheria - Salone degli Incanti un evento espositivo di rilievo che presenti un alto livello culturale e artistico, in grado di integrare l'offerta culturale cittadina nel periodo estivo nei confronti del turista già presente in città, nonché di stimolare all'afflusso di ulteriori presenze; rammentato che quest'anno ricorre il centesimo anniversario dell'Impresa di Fiume”, la ribellione di alcuni reparti del Regio Esercito (circa 2.600 uomini tra fanteria e artiglieria) finalizzata a occupare la città adriatica di Fiume, contesa tra il Regno d'Italia e il Regno di Jugoslavia; organizzata da un fronte politico a prevalenza nazionalista e guidata dal poeta Gabriele D'Annunzio, la spedizione raggiunse Fiume il 12 settembre 1919 proclamandone l'annessione al Regno d'Italia; preso atto della volontà del Comune di Trieste di celebrare tale anniversario promuovendo una mostra sulla figura artistica e umana di Gabriele D'Annunzio, Vate d'Italia, al fine di dare risalto ad una delle personalità più eminenti del primo Novecento, anche in considerazione della sua rilevanza nell'ambito degli avvenimenti legati alla Grande Guerra, che hanno inciso profondamente sull'identità del territorio regionale e triestino in particolare; dato atto che, a tal fine, sono stati avviati contatti preliminari con la Fondazione Il Vittoriale degli Italiani (con sede a Gardone Riviera - Brescia), al fine di valutare la possibilità di una prestigiosa collaborazione, che possa dare lustro, riconoscimento e risonanza nazionale ed internazionale all'evento espositivo; di approvare la realizzazione della mostra “Disobbedisco. La rivoluzione di D'Annunzio a Fiume 1919 - 1920”, che si terrà nell'ex Pescheria - Salone degli Incanti, tra luglio e novembre 2019

Dunque si rivendica a chiare lettere di celebrare una marcia nazionalistica con la quale si è occupata una città straniera, oggi appartenente alla Croazia. Ci manca solo sentir dire viva Fiume italiana. Ma a Fiume, che nel 2020 sarà capitale europea della cultura ed in Croazia, sanno cosa sta succedendo nella Venezia Giulia? Marcia che farà scivolare la città di Fiume nelle mani del fascismo.

Per chi avesse dubbi su cosa si intendesse celebrare, così la Treccani:
celebrare v. tr. [dal lat. celebrare, propr. «frequentare, rendere frequentato», quindi «solennizzare, onorare, celebrare»; v. celebre] (io cèlebro, ecc.). – 1. Lodare, esaltare, glorificare, a voce o in iscritto, persona  o cosa: c. un eroe, un martire; c. le imprese, le gesta di qualcuno.

mb 

Qui un post ragionato su GIAP sulla marcia di occupazione di Fiume

Da Ronchi «dei Legionari» a Ronchi dei Partigiani. Di cos’è il nome un nome?


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