Via Sant'Ambrogio una via alla ricerca della sua identità

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Un tempo via del Duomo, o del Teatro, oggi via Sant'Ambrogio che porta lo stesso nome del duomo consacrato dopo i disastri della prima guerra mondiale nell'ottobre del 1929, pur senza il campanile che dovette attendere la fine degli anni '50 per essere battezzato. Una via che nel corso della sua storia è sempre stata da transito di merce e persone e che è diventata negli ultimi tempi il teatro dello scontro identitario di una Monfalcone alla ricerca del proprio equilibrio sociale. Perchè è evidente che a Monfalcone, terra di passaggio, da quando è diventata grazie ai Cosulich città dei cantieri, per questo contesa dal regno d'Italia all'Austria, per privarla dei suoi cantieri insieme al porto triestino, ha conosciuto quelle dinamiche proprie delle città portuali. Gente che viene, gente che va. Approdo e partenza di nuove identità. Dal Sud Italia, all'Asia, passando da quel centinaio di nazionalità che a Monfalcone stanno cercando il proprio equilibrio, ognuna ne

La Fontana dei Quattro Continenti di Trieste? Una bruttura che andrebbe "rottamata"


C'è stato un momento in cui in Italia si parlava parecchio di rottamazione, alla fine il rottamante è stato rottamato. Speriamo non sia questo il caso, per la succinta proposta, che vorrei sollevare in merito a quello che è il salotto più elegante e bello d'Italia sul mare, quale Piazza dell'Unità, ex San Pietro, ex Piazza Grande di Trieste. La bellezza ed il fascino di Trieste è data soprattutto dal fatto che non è una città tipicamente italiana. Scivola con diverse sfumature tra Vienna, Fiume e Lubiana. In Piazza Unità, però, innanzi all'immenso Palazzo "Sipario" come veniva chiamato una volta il Municipio, un bel o meglio orribile pugno nell'occhio è inevitabile. Quell'ammasso di pietra inqualificabile che è la Fontana dei Quattro Continenti, da cui non sgorga più mezza goccia d'acqua da tempo immemore, mutilata, e artisticamente non c'entra assolutamente un bel niente nel contesto nella quale è inserita. Eppure, le altre fontane del Mazzoleni, erano e sono di gran pregio artistico come il Giovanin di Ponterosso, il Nettuno di Piazza della Borsa. Cosa mai è successo per partorire quell'obbrobrio non è dato sapere. Già nel '25, sotto il fascismo, se ne propose la demolizione. E sempre sotto il fascismo, purtroppo nella tristemente occasione della proclamazione delle leggi razziali, venne rimossa, per essere ripristinata in Piazza, solo nell'autunno del 2000. Doveva rappresentare lo sbocco cittadino dell'acquedotto voluto da Maria Teresa. Oggi, che rappresenta? Certo, è innegabile che alla fine ci si è anche affezionati, che è parte della storia di questa città, e di tanti ricordi, oltre che di ironia, ma nulla è eterno, e sarebbe interessante proporne una "rottamazione" per realizzare una fontana, degna della cornice di Piazza dell'Unità, e che soprattutto sia una fontana dove l'acqua non sia solo immaginaria, come il quinto Continente.
mb




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