Cosa è rimasto del primo maggio nazionale a Monfalcone?

Immagine
Si parlava di Gorizia, della storia del suo confine, anche se si era a Monfalcone, che non ha avuto alcun muro nel corso della sua storia, ma solo un confine con Duino, quando si dovevano scegliere le sorti del territorio con la questione del TLT osteggiata tanto dall'Unione Sovietica, quanto dagli americani. Altri tempi, altre storie, nella storia. Ma come è risaputo la scelta di Monfalcone per il primo maggio 2024 è stata logistica ed un ripiego rispetto alla scelta principale di Gorizia in vista della capitale europea della cultura 2025. Una piazza della Repubblica gremita di militanti sindacali, tanti provenienti dal vicino Veneto e anche dal resto d'Italia, tante bandiere, ci si aspettava forse una partecipazione più importante della rappresentanza dei lavoratori immigrati della Fincantieri. Scesero in piazza in 6 mila per rivendicare il diritto a pregare. Il diritto sul lavoro e le questioni del lavoro non sono sicuramente meno importanti, anzi, tutto parte da lì. E gli i

Tetto alunni stranieri:se a Trieste c'era già dal 2010 del 40% e non scandalizzò quasi nessuno.A Monfalcone decine di bambini rimasti fuori dalla scuola



Quando mi è stato detto, guarda che a Trieste il tetto per alunni stranieri c'era già. Io dico, ma stai scherzando? Effettivamente no. Ha attraversato 8 anni di tempo, passando dunque anche da una giunta di sinistra, che a quanto pare non lo ha modificato. L'attuale regolamento per la scuola dell'infanzia comunale di Trieste è stato approvato in origine con deliberazione consiliare n. 37 dd. 02.04.2001, era l'epoca Illy, modificato con deliberazioni consiliari n. 104 dd.19.12.2003,n. 102 dd. 20.12.2005, n. 23 dd. 23.03.2009, n. 83 dd. 21.12.2010 ,n. 81 dd. 23.12.2011 e n. 72 dd. 28.11.2016.

A Trieste dal 24 giugno 2001 al 31 maggio 2011 c'era Di Piazza. Poi, fino al 20 giugno 2016, ci sarà Cosolini. Il regolamento ha subito varianti nel corso di questi anni. Il Regolamento per le scuole dell’infanzia del Comune di Trieste, modificato con delibera consiliare n. 83 dd. 21.12.2010, all’articolo 12 comma 6 prevede che in ogni sezione di scuola dell’infanzia ci sia un tetto massimo pari al 40% di alunni stranieri. La circolare " Gelmini" che introduceva il tetto era del gennaio 2010. L'articolo in questione cosa prevedeva e prevede? "Al fine di garantire un’offerta educativa qualitativamente valida, che tenga conto delle situazioni di partenza e delle necessità di ciascun bambino e alla volontà di favorire l’integrazione degli stranieri a vantaggio di tutti i bambini, italiani e non, e dell’istituzione scolastica nel suo complesso il numero di bambini con cittadinanza non italiana presenti in ciascuna sezione è stabilito sino al 40%, e può variare in casi eccezionali a seconda della valutazione, debitamente motivata, della dirigenza preposta all’organizzazione di tale servizio scolastico".
Ora, chi lo avrebbe potuto modificare, non lo fece. A Trieste, però, si decide di peggiorare ulteriormente questa percentuale. Di scendere alla soglia del 30%, che poi era quella prevista dalla circolare ministeriale del 2010, che comunque, è sempre bene ricordarlo, non ha alcun valore giuridico vincolante e tassativo e prevedeva strumenti compensativi. La norma primaria di diritto in questione rimane l’art. 38 del d.lgs. n. 286 del 1998 il quale stabilisce che i minori stranieri presenti sul territorio nazionale sono soggetti all’obbligo scolastico e che ad essi si applicano tutte le disposizioni vigenti in materia di diritto all’istruzione, di accesso ai servizi educativi, di partecipazione alla vita della comunità scolastica. 
In base all’art. 45 del Regolamento sull’immigrazione (D.P.R. n. 394 del 1999), i minori stranieri hanno diritto all’istruzione indipendentemente dalla regolarità della propria posizione -, nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani. E soprattutto si specifica che " la ripartizione degli alunni stranieri nelle classi: la ripartizione e’ effettuata evitando comunque la costituzione di classi in cui risulti predominante la presenza di alunni stranieri." Dunque, al massimo, 50% di italiani e 50% di "stranieri".

Il caso di Monfalcone è noto. 
Con protocollo come recepito e sottoscritto dai presidi in questione ha voluto il comune incentivare l'iscrizione nelle scuole statali degli studenti italofoni residenti, ha posto un tetto che partiva dal 45% per arrivare ad un futuro 30%. Il combinato disposto carenza degli spazi e tetto ha comportato effettivamente l'esclusione dalle scuole monfalconesi di decine di bambini bengalesi. Sono rimasti a casa. Il diritto all'istruzione è stato negato, diritto che si estende anche alla scuola dell'infanzia nei suoi principi universali. Cosa che ai media sembra non interessare più.

A Trieste, seguendo le orme di Monfalcone, si valuta di proporre tetto al 30%. 


Ciò ha scatenato un putiferio mediatico e politico forse senza precedenti in città. E giustamente. Però, ci si deve domandare. Perchè quando poteva essere modificato il tetto del 40% eliminandolo non è stato fatto? Così facendo legittimando il detto principio che potrebbe determinare esclusione? Come il Piccolo ha sottolineato con il tetto al 30% sono circa 50 i bambini che rischierebbero di rimanere fuori dalle scuole comunali triestine. Ora, si può discutere se i tetti siano giusti o meno, il punto è che i tetti non devono comportare esclusione, come successo a Monfalcone, e bisogna rilevare che la società è cambiata siamo un Paese sempre più plurale e la normativa va rivista e adattatta al presente. E la lingua, comunque si impara a scuola, fin da piccoli ed è fin da questo ordine di scuole che inizia il processo di mera integrazione che con i tetti rischia di determinare, invece, esclusione.

Marco Barone

Commenti

Post popolari in questo blog

Una storia per bambini della scuola primaria nella giornata Mondiale della Gentilezza

Come calcolare capienza di una piazza durante manifestazione?

Bruxelles e le vetrine hot