Cosa è rimasto del primo maggio nazionale a Monfalcone?

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Si parlava di Gorizia, della storia del suo confine, anche se si era a Monfalcone, che non ha avuto alcun muro nel corso della sua storia, ma solo un confine con Duino, quando si dovevano scegliere le sorti del territorio con la questione del TLT osteggiata tanto dall'Unione Sovietica, quanto dagli americani. Altri tempi, altre storie, nella storia. Ma come è risaputo la scelta di Monfalcone per il primo maggio 2024 è stata logistica ed un ripiego rispetto alla scelta principale di Gorizia in vista della capitale europea della cultura 2025. Una piazza della Repubblica gremita di militanti sindacali, tanti provenienti dal vicino Veneto e anche dal resto d'Italia, tante bandiere, ci si aspettava forse una partecipazione più importante della rappresentanza dei lavoratori immigrati della Fincantieri. Scesero in piazza in 6 mila per rivendicare il diritto a pregare. Il diritto sul lavoro e le questioni del lavoro non sono sicuramente meno importanti, anzi, tutto parte da lì. E gli i

FVG: arriva il colpo mortale all'accoglienza diffusa,che era un mezzo flop.Possibili 2 CPR se calano migranti


Il FVG, terra le cui radici sono latine, germaniche e slave, supera di poco un milione di abitanti ed ha una incidenza di stranieri richiedenti asilo o titolari di protezione internazionale complessivamente dello 0,36%. Cioè neanche a 5000 migranti si arriva. E tutto ciò è bastato per militarizzare la regione, con i controlli ai confini, creare campagne di odio e paura. Pazzesco. Semplicemente pazzesco. L'accoglienza diffusa non è riuscita pienamente. E' stata effettivamente un mezzo flop. Su 215 Comuni sono solo 106 quelli che accolgono migranti, cioè il 49% del totale dei Comuni.  Nonostante ciò, si vuole conferire il colpo mortale all'accoglienza diffusa. In alcuni casi, è vero, è mancato il coordinamento tra Comuni e Prefettura, una maggiore collaborazione sarebbe stata necessaria. Ma conferire un potere decisionale importante ai Comuni, significa semplicemente porre fine all'accoglienza diffusa, che in regione non è mai pienamente decollata.  In sostanza si realizza ciò che era nell'aria. Lo si sapeva e chi governa era stato votato per questo. Pur, cosa mai da dimenticare, per la prima volta nella storia delle elezioni regionali, si è scesi sotto il 50% dei votanti. Ma la democrazia funziona così, male. Una minoranza detta legge. Dunque la strada verso cui la regione pare essere destinata, visti i provvedimenti in discussione, è quella che vedrà, oltre ai tagli dei finanziamenti in materia, a conferire, sulla questione dei Centri di accoglienza speciale (Cas) ai Comuni  un ruolo decisionale sul tema dell'accoglienza dei migranti. Dunque, se i Comuni diranno no, i CAS non ci saranno nella sostanza.
Si apprende anche che la Giunta è quindi disponibile ad ospitare sul territorio regionale strutture come i Centri per il rimpatrio. Uno sarà sicuramente quello di Gradisca d'Isonzo ma in cambio di una riduzione del numero complessivo di immigrati presenti in Friuli Venezia Giulia non si puà escludere l'apertura di una seconda realtà. Insomma il FVG da terra di accoglienza a fortezza e centro di espulsione.

Marco Barone 





























































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