Una storia iniziata casualmente a Ronchi, conosciuta in quel tempo solo per l'arresto di colui che oggi si definirebbe come un terrorista, Oberdan, divenne base per qualche ora per le truppe, "i legionari", di D'Annunzio con i 7 giurati che vennero allontanati da Fiume per occupare militarmente ed in modo eversivo una città che oggi appartiene legittimamente alla Croazia. Fatto eversivo e militarista che porterà ad uno scontro armato
tra l'esercito italiano e i "legionari" e determinerà la morte anche di
una sessantina di persone tra militari, legionari e civili. E questi morti, quella marcia militarista che porterà all'occupazione di Fiume, che verrà assegnata all'Italia solo per mano del fascismo, che anticiperà la marcia su Roma, vedrà il nome di Ronchi dal 1925, dopo l'assegnazione della cittadinanza onoraria a Mussolini(
revocata nel 2014) e l'inaugurazione del palazzotto municipale sui cui muri si ricorda ancora l'annessione fascista di Fiume all'Italia nel '24,
essere associato a quella sciagurata e pagliacciata di marcia. Marcia che ha cagionato morte. Diventerà infatti da Ronchi
di Monfalcone a Ronchi
dei Legionari, nonostante nessuno di Ronchi vi abbia partecipato, nonostante la casualità
dell'inconsapevole borgo, come verrà definita Ronchi da D'Annunzio, diventata base per 11 ore circa di quella roba che ebbe il solo appoggio del podestà di allora. Ronchi a causa del fascismo e del nazismo vivrà momenti bui della sua storia, deportazioni, come quelle del febbraio e maggio del '44, morti, drammi, ma anche il suo riscatto con la resistenza con la nascita della Brigata proletaria che proprio il 12 settembre del'43 effettuerà la sua prima battaglia in quella che passerà alla storia come la battaglia partigiana di Gorizia.
Non volle Ronchi il monumento sul proprio territorio dedicato a quella pagliacciata militarista perchè reputata fascista e inconciliabile con la storia e memoria che si vuole qui celebrare e venne realizzato su un terreno donato da una famiglia triestina sul confine tra Ronchi e Monfalcone ma rientrante nel comune monfalconese che ha una tradizione antifascista non inferiore a quella di Ronchi, anzi.
Ma anche i monfalconesi vivono quella celebrazione come un corpo estraneo alla propria storia e tradizione. Certo, una manciata di "fiumani" poi faranno parte del complesso mondo della Resistenza, così come tanti sostenitori del fascismo, dopo l'8 settembre del'43 cambieranno sponda, per ragioni di opportunismo, ma questo non significa poter legittimare né il fiumanesimo né il razzismo di D'Annunzio, né il militarismo né l'eversione né il fascismo. Così come anche la targa che ricordava la permanenza a Ronchi del razzista D'Annunzio,
visti i modi in cui definiva il croato, da scimmia lurida, a mandria di porci, a schiavo meridionale, in quella che era via Trieste per poi divenire via D'Annunzio, venne collocata dal suo braccio destro fiumano, che sarà il segretario del partito fascista di Trieste, e del PNF anche,
Giunta. Perchè
nessuno di Ronchi si rese disponibile.
Giunta, noto anche per il famoso assalto al Narodni dom di Trieste, diventato simbolo delle persecuzioni subite dagli sloveni nella " Venezia Giulia".
Ricordiamo che
l'ambasciata croata quando è stata sollecitata su quanto accade ogni anno tra Ronchi e Monfalcone presso quel monumento, anche brutto esteticamente, dedicato ai legionari e D'Annunzio, alla cui celebrazione partecipano anche alcuni Sindaci anche con tanto di fascia tricolore, fece in sostanza presente che siffatte celebrazioni mettono a rischio i rapporti tra i due Paesi, in funzione di quell'europeismo che con estrema fatica si sta costruendo e rischia di saltare a causa dei nazionalismi, giorno dopo giorno.
Oltre a ciò è stato prodotto anche un documento sintetico inviato alla Prefettura di Gorizia oltre che al Sindaco di Ronchi sottoscritto da poco più di una decina di realtà associative, partitiche e sindacali.
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