Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

I 280 caratteri di Wu Ming sull'attacco fascista di Macerata



I fascisti seminano odio e terrore, sovente uccidono. Si sapeva anche prima di #Macerata. Un killer uccide, fa il saluto romano, si avvolge nel tricolore: a cadere dalle nuvole sono gli stessi che invitano i fasci, li sdoganano, li legittimano in nome del «confronto democratico».
Migliaia di condivisioni, di mi piace. Tanto che Wu Ming stesso si sorprenderà di ciò perchè alla fine dei conti altro non ha fatto che rappresentare la banalità del male della nostra società, l'ovvietà di un sistema che si strappa i capelli dopo aver legittimato in tutte le sedi movimenti, partiti, comportamenti atti di carattere fascista, razzista, perchè la "democrazia" lo consente a detta di costoro, quando proprio costoro sono l'antitesi della democrazia. Dei fascisti si prende cognizione solo quando questi ammazzano o sparano. Da anni ripetiamo alle solite cerimonie sempre più vuote e ricche di formalità e povere di contenuti, tanto che si parla a noi stessi e non agli altri, che si deve ricordare per non ripetere gli orrori del passato. 
Ma noi gli orrori li ripetiamo, ed i primi facilitatori, inconsapevoli o consapevoli, sono proprio coloro che ora si strappano le vesti. Quante volte si è denunciato il simbolismo fascista nei luoghi istituzionali o in cerimonie come quelle sul giorno del ricordo, la cui legge andrebbe solamente abrogata perchè ha nella sostanza riabilitato fascisti e fascismi? Passando dal concetto fuorviante ed inventato del "martirio", una legge che ha mescolato vicende distinte come quelle degli esuli con quelle delle foibe, danneggiando gli stessi esuli, che pur complessivamente hanno beneficiato nel corso della storia in tanti di diversi interventi e misure e priorità. Una legge che fino a quando continuerà ad esistere continuerà a facilitare tensioni in zone territoriali che non hanno condiviso lo spirito a dir poco pessimo della legge del ricordo italiana, perché si presta a giochi politici nazionalistici, perché è stata utilizzata per mistificare la storia e compromette e danneggia i rapporti con gli sloveni.
Quante volte si sono denunciati fuorvianti e sconcertanti confronti "democratici" con movimenti e partiti fascisti o di chiara ispirazione fascista, nel terzo millennio, quando questi altro non aspettano che essere legittimati per poi fare quello che hanno sempre fatto?
Siamo bravi a parlare, a predicare, siamo bravi a strapparci le vesti, i capelli. Siamo bravi a commiserarci. Effetti collaterali di un Paese, che a partire dalle vicende del Confine Orientale, non ha mai fatto i conti con le sue atroci responsabilità.
Marco Barone 

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