Via Sant'Ambrogio una via alla ricerca della sua identità

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Un tempo via del Duomo, o del Teatro, oggi via Sant'Ambrogio che porta lo stesso nome del duomo consacrato dopo i disastri della prima guerra mondiale nell'ottobre del 1929, pur senza il campanile che dovette attendere la fine degli anni '50 per essere battezzato. Una via che nel corso della sua storia è sempre stata da transito di merce e persone e che è diventata negli ultimi tempi il teatro dello scontro identitario di una Monfalcone alla ricerca del proprio equilibrio sociale. Perchè è evidente che a Monfalcone, terra di passaggio, da quando è diventata grazie ai Cosulich città dei cantieri, per questo contesa dal regno d'Italia all'Austria, per privarla dei suoi cantieri insieme al porto triestino, ha conosciuto quelle dinamiche proprie delle città portuali. Gente che viene, gente che va. Approdo e partenza di nuove identità. Dal Sud Italia, all'Asia, passando da quel centinaio di nazionalità che a Monfalcone stanno cercando il proprio equilibrio, ognuna ne

Ronchi da città che legge a città del Curling Bisiac, sognando il museo e il teatro polivalente

Il 2017 è stato l'anno di Ronchi, in sloveno Ronke, in friulano Roncjis.  Pur non avendo ufficialmente il titolo di città, in FVG sono poco più di una ventina i Comuni che beneficiano di tale titolo, si sono poste sicuramente le basi per arrivare a conquistarlo questo titolo. Passando dai 1050 anni della prima citazione del nome di Ronchi nei documenti ufficiali, ovvero nella donazione del 967 d.C. dell'imperatore Ottone I a favore del Patriarca di Aquileia.
E' rientrato tra i 363 comuni per i quali è ora possibile fregiarsi del titolo di  Città  che legge , a seguito della partecipazione ad un bando pubblicato nel  dicembre 2016 da Cepell (Centro  per il Libro e la Lettura).  E si è avviato l'iter per il titolo di città del Curling Bisiac, i cartelli, nei principali ingressi della città sono stati esposti ad inizio 2018.


E' una comunità vivace quella di Ronchi, con una storia importante, che ha attraversato secoli e secoli di passione, guerre, per arrivare a tanti primati, come quello sulla resistenza, qui è nata la prima formazione armata partigiana d'Italia e per questo Ronchi è e sarà per molti città anche della resistenza. Comune gemellato con due realtà che rappresentano parte delle sue peripezie storiche, dal primo esodo verso i campi profughi in Austria a causa della prima guerra mondiale, poi, dopo Caporetto i profughi andranno nel Regno d'Italia, soprattutto verso il lontano Sud Italia, alla resistenza, appunto. Altri gemellaggi potranno arrivare solo quando si saneranno pagine contorte della storia come quella sulla marcia di occupazione di Fiume/ Rijeka.
Una cittadina vivace, con decine e decine di associazioni, con eccellenze nello sport, nell'arte, nella cultura, che accoglie l'unico aeroporto del FVG, piccolo gioiello ancora grezzo che scivola dal Carso verso l'Adriatico, corteggiando ora l'isola d'oro di Grado ora l'affascinante ed eterna Trieste ora osservando le Alpi e la ricca Udine. 
Ronchi terra di mezzo dove esistono dei sogni che solo con una sinergia organica sarà possibile conseguire. Serviranno finanziamenti nazionali, europei e regionali, non è una missione impossibile, anzi è assolutamente possibile, basta effettivamente volerlo. Come il museo che possa raccontare la storia di questo territorio e recuperare tutti i beni sparsi nel territorio di Ronchi e non sono mica pochi, dall'antichità fino ai fatti del '900 ad un teatro polivalente che possa fungere anche da cinema, a Ronchi si ricordano sempre i suoi vecchi cinema, ve ne erano diversi, oggi zero. Uno zero che può essere superato. 
Esistono dei luoghi che potrebbero prestarsi bene a ciò. Che ovviamente andrebbero rilevati dal pubblico e nell'Italia che si vanta delle sue bellezze, è inaccettabile che si lascino cadere in assoluta decadenza due beni di assoluto valore. 
Come l'area della  villa storica Hinke di Ronchi. Luogo abbandonato, che ha attraversato due guerre, diventato nel corso degli anni oggetto di sfida e prova di coraggio, anche incosciente visto lo stato di precarietà di quel luogo, per tanti giovani di Ronchi. Circondato da meravigliosi alberi, che hanno letteralmente conquistato ciò che rimane di quel posto senza più alcuna identità. Senza dimenticare le trincee alle spalle della villa e vicino al canale. Abbandonate eppure si mantengono ancora bene e non hanno nulla da invidiare ad altre disseminate sul Carso.  O che dire della ancor più centrale villa San Carlo, datata 1835,tra l'area della nuova e bella Piazza Francesco Giuseppe, l'auditorium, Villa Miniussi ed il Comune? 
Due luoghi che potrebbero prestarsi per determinare quel salto di qualità che Ronchi merita e sarebbe un valore aggiunto per tutta la nostra regione ed accogliere magari un museo, un teatro polivalente, un parco urbano, con un bel concorso delle idee che coinvolga i nostri giovani, le nostre menti, quelle menti che hanno fatto grande in passato l'Italia, menti che oggi fuggono da un Paese rovinato dalla cattiva gestione della cosa pubblica. Ma ripartire è possibile e da Ronchi si può.

Marco Barone

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