La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Il tempo delle favole è finito. Isontino, una questione sociale che prima o poi esploderà



Si possono raccontare tante belle storie, si possono presentare tanti numeri e dati tirati fuori dal classico cilindro magico. Una volta uscivano conigli, ora escono numeri che presentano una regione come il FVG sotto il segno del più, un Paese, di nome Italia, sotto il segno del più.

Cazzate. Perchè la realtà la conoscono bene i cittadini che la vivono ogni giorno, con le loro giuste analisi e preoccupazioni. Il FVG, da alcuni considerata come terra sacra per l'Italia, conquistato in parte a prezzi enormi, spropositati e rischiato di perdere dopo l'inevitabile batosta di Caporetto, ha visto mandare al macello centinaia di migliaia di persone per poi l'Italia dimenticarsi di questo territorio e lasciarlo al suo destino. 
Un territorio dopato dall'assistenzialismo che ha chiuso i rapporti con quello che un tempo era il suo entroterra di riferimento "naturale", un territorio che avrebbe dovuto essere ponte verso Est, ma ha guardato sempre verso Ovest per diventare il centro di sperimentazione del peggior capitalismo, di cui oggi si vedono gli effetti devastanti con la principale azienda statale, che ha un controllo sul territorio enorme. 
Sempre meno i diretti, sempre di più gli esternalizzati dai meridionali ai bengalesi, ai croati, ai serbi, ai rumeni, per arrivare forse un giorno non lontano a quello che per molti è praticamente una tanto banale quanto catastrofica ovvietà, la chiusura per delocalizzazione, perchè queste sono le regole del mercato. Perchè questa è la logica del mercato globale, spremere un territorio fino all'ultima goccia ed una volta spremuto lascerà i suoi rottami che dovranno sorbirsi i cittadini del territorio andato in miseria. 
Questo sistema è stato determinato da politiche sociali ed economiche italiane accomodanti. L'isontino è in crisi, il caso Eaton è l'ultimo ma rischia di non essere l'ultimo. Vi è un problema strutturale enorme, profondo, sistemico, che rischia di determinare un qualcosa di inimmaginabile. O lo si capisce e ci si prepara ad affrontarlo a dovere, oppure si verrà travolti come un fiume violento in piena e sarà la logica del si salvi chi può a dominare, deleteria per tutti.

Marco Barone

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