Per capire i rapporti tra Italia e Slovenia, per alcuni aspetti, o forse quelli più peculiari, basta guardare cosa accade oggi nella piazza, unicum nell'Europa occidentale, che unisce due Stati, due Nazioni, due città, ma nello stesso tempo le divide, con due nomi distinti, diversi, senza alcuna condivisione. Piazza Transalpina da parte di Gorizia, e Trg Evrope da parte di Nova Gorica dove è collocata appunto la stupenda stazione della Transalpina, realizzata sotto l'Impero Austro Ungarico, appartenuta a Gorizia e poi persa a causa delle conseguenze delle politiche fasciste attuate in virtù dei processi di italianizzazione forzata che avevano lo scopo di annientare l'identità degli sloveni.
Eredità storica insuperabile. Se fino al 2004 c'era il muro, una rete, che divideva Gorizia da Nova Gorica, città nata nel 1947 dopo l'ennesima divisione tra due mondi, con una linea di confine tracciata dal GMA, ora con paletti, ora con gesso, ora con vernice, che dividerà anche i corpi dei morti e non solo quello dei vivi, con i venti di guerra che sfioreranno queste zone dopo le due catastrofi mondiali, con la dissoluzione della Jugoslavia, popoli che sotto l'Impero Austro-Ungarico convivevano in pace, cercheranno di consolidare quella normalità della convivenza, assaporata grazie all'operato della resistenza che unirà italiani e sloveni, con l'entrata della Slovenia in Europa.
Ma si tratterà di sapori non determinanti per il superamento dei famigerati " retaggi storici del '900". E' errato affermare che questi oggi sono stati se non superati vicino ad esserlo poichè non è ancora stato compiuto in modo partecipe alcun decisivo passo verso il definitivo superamento dei retaggi storici del '900. L'esempio della piazza che unisce e divide contemporaneamente due città è l'emblema di tutto ciò.
D'altronde se a Gorizia vi è chi riceve con tutti gli onori la X^ MAS a livello istituzionale, che si oppose all'avanzata dell'esercito popolare di liberazione Jugoslavo, ai partigiani, collaborando con nazisti, significa che questi retaggi storici sono ancora ben presenti. Per non parlare degli effetti catastrofici in tal senso della legge sul giorno del ricordo, diventata lo strumento eccellente per manipolare la storia santificando e rendendo immortale il vittimismo italiano, e compromettendo i rapporti di collaborazione e unità con i vicini sloveni, che si è cercato con immensa fatica di costruire grazie proprio alla resistenza.
E' vero che progetti economici in comune ci sono stati, non poteva essere altrimenti visti i tanti soldini a disposizione, ma Schengen è stato più propedeutico a favorire la presenza di italiani nei casinò sloveni, nei benzinai sloveni, che la presenza del bilinguismo visivo ed effettivo in Italia, se a Nova Gorica è normale parlare in italiano a Gorizia è anormale parlare in sloveno, Schengen non ha posto le basi per fermare la competizione deleteria tra il sistema portuale di Trieste e Capodistria quando sarebbe auspicabile un mero sodalizio per contrastare l'avversario storico di sempre, Venezia. Insomma, siamo lontani, ma tanto lontani dal superamento dei retaggi storici del '900 tra Italia e Slovenia. D'altronde basta vedere come è stato celebrato questo anniversario, sottovoce.
Marco Barone
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