Via Sant'Ambrogio una via alla ricerca della sua identità

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Un tempo via del Duomo, o del Teatro, oggi via Sant'Ambrogio che porta lo stesso nome del duomo consacrato dopo i disastri della prima guerra mondiale nell'ottobre del 1929, pur senza il campanile che dovette attendere la fine degli anni '50 per essere battezzato. Una via che nel corso della sua storia è sempre stata da transito di merce e persone e che è diventata negli ultimi tempi il teatro dello scontro identitario di una Monfalcone alla ricerca del proprio equilibrio sociale. Perchè è evidente che a Monfalcone, terra di passaggio, da quando è diventata grazie ai Cosulich città dei cantieri, per questo contesa dal regno d'Italia all'Austria, per privarla dei suoi cantieri insieme al porto triestino, ha conosciuto quelle dinamiche proprie delle città portuali. Gente che viene, gente che va. Approdo e partenza di nuove identità. Dal Sud Italia, all'Asia, passando da quel centinaio di nazionalità che a Monfalcone stanno cercando il proprio equilibrio, ognuna ne

Fermate quelle classifiche tra le scuole italiane

Competizione. Competere per primeggiare. E per cosa? Diciamolo pure ma a cosa servono queste classifiche sulle migliori scuole italiane?  A quando, poi, quelle delle peggiori? Già non essere inclusi nella classifica delle migliori significa aver subito una sorta di esclusione che potrà avere delle ripercussioni significative  a livello di immagine in una società come la nostra dove l'apparenza è tutto dove è figo iscrivere il proprio figlio alla scuola migliore della tua città, perchè lo dicono le statistiche, le classifiche come richiamate dai media con la top ten. Come se si stesse parlando di musica, o squadre di calcio. 
E tutti a cercare nei siti di riferimento la migliore...scuola della propria città.

Classifiche ed elaborazioni possibili grazie anche ad dati incrociati forniti dal Ministero e qui si dovrebbe aprire una parentesi in materia di autorizzazione del trattamento dei dati personali.  Gli studenti farebbero bene ad opporsi all'utilizzo dei propri dati personali per queste finalità.
Ad esempio per capire quali sono le migliori scuole liceali si tiene conto della carriera universitaria dello studente. Si incrociano dati di varia natura e gli indicatori forniti saranno in grado di rivelare a livello statistico, a detta di chi effettua queste pubblicazioni, "non solo quanti esami hanno superato gli studenti una scuola (velocità negli studi) ma anche come li hanno superati (profitto degli studi)". 
Ora, non voglio entrare nel merito del metodo usato, non voglio addentrarmi nel labirinto tortuoso della statistica, servono competenze specifiche e particolari.
Ma quello che sicuramente è da contestare è il principio generale che sta alla base delle classifiche in un contesto dove la differenza è segnata dalla meravigliosa e fantomatica parolina magica della performance, che in questo mondo, come è noto, ci rende tutti più umani e solidali.
Parolina magica che nel settore universitario  in base al proprio rendimento può servire a valutare la qualità della scuola che si è frequentata. Premesso che da nessuna parte c'è scritto che una scuola deve prepararti agli studi universitari. Specialmente in un Paese come l'Italia dove l'abbandono scolastico è una peste da contrastare con efficacia e dove il diritto allo studio è sempre più labile ed all'università si iscrivono sempre meno studenti.
La scuola deve prepararti a diventare cittadino consapevole, ma che senso hanno queste classifiche, nella scuola di oggi? La scuola italiana è sempre stata all'avanguardia specialmente nel settore umanistico che da qualche anno è in fase di distruzione. Una scuola che corre nella direzione del fashion, della moda, della vendita di un prodotto, del meno sapere, del nozionismo elementare, di una formazione a quiz come se si partecipasse ad un quiz televisivo.  Queste classifiche vanno fermate, non sono un bene per la scuola italiana, per la sua comunità e per il personale scolastico.
Marco Barone 


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