Il sentimento antislavo di D'Annunzio è un dato di fatto indiscutibile

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D'Annunzio come è noto ha più volte espresso pensieri dai connotati profondamente nazionalistici e con sentimento antislavo. Testi nei quali si rivolgeva anche ai popoli "slavi" verso territori oggi appartenenti alla Slovenia. Ad esempio  In Italia e vita , il 24 ottobre del 1919, scriveva: A settentrione di Fiume, essi debbono includere Idria, affinché la torbida Balcania non prema le spalle di Gorizia e di Tolmino. Il distretto di Idria, per secoli di tradizione storica e per evidenza di figurazione terrestre, appartiene al corpo d’Italia. Sta su la linea del displuvio. Per il valico di Circhina e per il valico del Pero s’apre verso il Regno. Non ha in sé una fronte salda, ma forma un baluardo ben proteso dell’alpe di Tarnova. Se Idria è nelle nostre mani, Gorizia rimane protetta. Se ci è tolta, Gorizia rimane esposta al cannone jugoslavo. (...) Come Idria, Postumia spetta a noi. Se non la tenessimo, il flutto della gente balcanica, il flutto della barbarie schia...

Nelle scuole è caos nessuna liberatoria è più valida per l’uscita degli alunni minorenni. Perchè solo ora questa "svolta"?

In Italia, da quando vi è stata la nota ordinanza della Cassazione del 19 settembre 2017 si è aperta una voragine importante. Ciò seppur la Cassazione in questione ha trattato un caso particolare, ovvero una scuola si era assunta una responsabilità in più, prevedendola per iscritto nel suo regolamento d’istituto, in materia di vigilanza degli studenti con le conseguenze ben note che ne sono derivate in un caso tragico. La morte dello studente in questione si è verificata sì fuori dall’edificio scolastico, all’atto della salita sull’autobus ma non era stata predisposta alcuna vigilanza da parte della scuola, contrariamente da come aveva di sua libera iniziativa previsto, senza che vi fosse alcuna prescrizione imposta in tal senso. Dunque un caso specifico, particolare e che non ha nulla da condividere con quel caos che ora si sta affermando nelle scuole soprattutto nei confronti dei minori fino a 14 anni. E' un principio consolidato da anni quello secondo cui dall’iscrizione alla scuola, deriva, a carico di essa, l’obbligazione di vigilare sulla sicurezza e l’incolumità dell’allievo nel tempo in cui questi fruisce della prestazione scolastica in tutte le sue manifestazioni. Tra questi c’è anche l’obbligo di vigilare sull’idoneità dei luoghi, predisponendo gli accorgimenti necessari in conseguenza del loro stato.  
Vi è una giurisprudenza ventennale e più abbastanza chiara sulle responsabilità della scuola in materia di vigilanza. Ma non si capisce perché solo ora, dopo decenni od anni in cui in quasi tutte le scuole italiane determinati precetti non sono stati rispettati, adesso si cambia in modo rigido e radicalmente strada. Si stava sbagliando prima accettando le liberatorie o si sta sbagliando ora? Perché prima andava tutto bene, i minori potevano andare via da scuola da soli, perché la liberatoria poteva essere accettata ed oggi invece no? La materia è complessa. Ad esempio con quale criterio si può decidere se l’alunno è maturo? Basta la sola età anagrafica? Il limite dei 14 anni? Perché possa eventualmente essere autorizzato ad uscire da solo da scuola? Ovviamente no, devono essere compiute una serie di valutazioni ma che non possono cadere esclusivamente sulle spalle del personale scolastico e neanche su quelle della scuola ed è per questo che la materia considerata necessita assolutamente di una disciplina organica e condivisa e sono necessarie delle linee guida del MIUR quanto prima. Così come, per come la vedo io, nessuna liberatoria potrà mai esonerare la scuola dalle sue responsabilità fino a quando lo studente minore è affidato a questa.  
Nel frattempo si potrebbe pensare a rinforzare, lì ove necessario e possibile, il servizio pubblico di trasporto per gli studenti, ovviamente servirebbe un chiaro aiuto economico da parte dello Stato o delle Regioni, perché i Comuni non hanno le risorse per soddisfare neanche più queste esigenze basilari o tutto ciò che è straordinariamente extra. 

Marco Barone 





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