La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

I videogame nell'olimpo dello sport? Non sarebbe una bestemmia


Dal vecchio Pac Man ai videogame in 4k di questo inizio terzo millennio vi è passata in mezzo una tempesta perfetta che ha rivoluzionato il mondo di concepire i videogame. Sempre più sofisticati, sempre più realistici, sempre più vicini alla realtà, anzi complementari alla realtà. Ciò vale per i giochi di guerra, che addirittura vedono una collaborazione con alcuni esperti nel ramo militare e vengono anche utilizzati per addestrare i propri soldati, o quelli di simulazione di volo, dei treni o di guida. Pazzeschi per la risoluzione grafica, per l'ambiente, per la somiglianza alla realtà, per l'audio. Così come è vero che alcuni videogame hanno certamente ispirato azioni delinquenziali, violente nella nostra società. Effetti collaterali che se abbinati alla fragilità di generazioni sempre più asociali, senza più miti ed idee, senza più sogni ed ambizioni, rischiano di essere semplicemente devastanti.
Molti si sono scandalizzati quando è emerso che vi potrebbe essere una possibilità, ad oggi remota, di far rientrare alcuni videogame nelle Olimpiadi, per concepirli come veri e propri sport. Per i puristi ciò sarebbe una bestemmia. E magari anche molti di questi puristi ci giocano pure ai videogame.
Ma l'intreccio tra virtuale e reale è indissolubile. Si mescolano, si confondono. Pensiamo ai giochi del calcio. Alla classica sfida tra FIFA e PES. Una sfida che risale all'inizio degli anni '90, quando ancora vi era il mitico Winning Eleven, gioco che ha fatto la storia del calcio virtuale. Sfida che nel corso di questi anni ha visto un PES sbandare clamorosamente verso un calcio banale, semplice ed arcade, mentre FIFA andare sempre di più alla ricerca della perfezione, sempre più vicino alla realtà. Ultimamente le distanze si stanno riducendo e sono sempre di più le lamentele dei giocatori, ad esempio, sulla mancata somiglianza del suo alter ego virtuale. Si lamentano per le caratteristiche, per i valori, per il taglio di capelli. Non siamo nel mondo di matrix ma siamo sicuramente in una situazione dove il calcio nel videogame è arrivato a livelli impressionanti. Esistono competizioni anche internazionali che lentamente prendono piede. Si tratta di un bacino di utenza di milioni e milioni di giocatori.  Un mercato enorme, con fatturato altrettanto enorme. Il futuro è già qui. E' inevitabile far entrare queste attività nel mondo dello sport olimpico. Due realtà parallele, anche se a volte è proprio quella virtuale ad essere più sportiva, più attraente e più emozionante di quella reale. E forse è proprio su questo aspetto che si dovrebbe riflettere piuttosto che indignarsi per l'entrata di FIFA o PES nell'olimpo ufficiale dello sport reale. 
Marco Barone

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