La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

A Gorizia "ritornano" gli americani. Occasione per chiedere lumi sul settembre nero goriziano del '47


Come riporta il Piccolo di Gorizia per l'occasione dell'ennesimo anniversario della "restituzione" di Gorizia all'Italia che coincide con l'importante Trattato di Pace del '47, in città ci saranno dei reduci americani, in ricordo della loro esperienza con il GMA a Gorizia. Da 12 giugno del '45 fino a metà settembre del '47, un biennio angloamericano di amministrazione ed occupazione del territorio goriziano e non solo. Ma accaddero anche delle cose brutali, soprattutto nel settembre del '47, noto come il settembre nero goriziano. Venne assaltata la federazione Comunista di Gorizia, venne incendiata la casa del Popolo di Gradisca e si tentava l'assalto alla sede del PCI di Monfalcone e di Ronchi, ma senza successo grazie alla resistenza dei comunisti. Venivano affisse per la città di Gorizia delle liste di proscrizione nelle quali si minacciavano di morte i cittadini che cercavano la collaborazione con i popoli confinanti, gli sloveni. Sloveni che subirono violenze, saccheggi, distruzione di negozi, boicottaggi, pestaggi, insulti. La situazione divenne talmente insostenibile che venne presentata, dal deputato della Costituente, Giordano Pratolongo, una interrogazione al Governo per sapere quali “ provvedimenti siano stati presi o si intenda prendere per garantire le istituzioni democratiche e le libertà dei cittadini nella provincia di Gorizia contro le aggressioni e le violenze scatenate da provocatori fascisti e nazionalisti a danno di italiani e sloveni e delle organizzazioni democratiche: e per l'arresto e la punizione dei responsabili dei gravi fatti accaduti nei giorni scorsi”. Si denunciava in particolare quanto accadde tra il 13, 14 e 15 settembre 1947, si ricordava, tra le varie cose, oltre a quelle già in precedenza elencate, anche la devastazione della tipografia del giornale democratico sloveno Primorski, l'assalto alle cooperative, negozi di proprietà di sloveni, assalti a case private di sloveni e comunisti italiani e sloveni. Il tutto accadde anche quando in città giunse la divisione Mantova e le autorità italiane, presenti nella zona di Gorizia tra la notte della domenica 14 settembre e le prime ore del 15 settembre non presero ufficialmente possesso del territorio sgombrato dagli alleati ed il passaggio effettivo di poteri veniva ritardato. Un ritardo nel quale si è consumato l'assalto violento come ora ricordato. Cosa ci possono dire i reduci americani,che hanno conosciuto l'esperienza goriziana sul campo, di tutto ciò?

Marco Barone


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