Il 27 giugno del 1947 con l'approvazione dell'emendamento del friulano Tessitori in sede di Assemblea Costituente venne approvato il carattere di statuto speciale del Friuli Venezia Giulia. Pare che a causa di questo emendamento Tessitori subì anche un attentato, un ordigno esplose all'ingresso di casa, ciò perchè in molti temevano che la specialità potesse favorire le rivendicazioni jugoslave sul Friuli Venezia Giulia.
Come è noto in FVG vi sono 216 Comuni, la minoranza linguistica friulana è presente in 175 comuni, quella slovena in 32 e quella germanica in 5. E la specialità del FVG è dovuta proprio al suo plurilinguismo e violare i diritti delle minoranze linguistiche significa minare anche l'essenza stessa della specialità del FVG, specialità che è nata anche per garantire la pacificazione nel Confine Orientale stante i plurisecolari rapporti pacifici con il mondo slavo, minati a causa delle brutali politiche fasciste.
Originariamente il numero dell'articolo era il 123 che annoverava fra le Regioni di Italia il
Friuli e la Venezia Giulia.
Così Tessitori nel suo storico discorso: " L'attuale stato di fatto è tale che della
Venezia Giulia rimane allo Stato Italiano soltanto una piccola parte: il
mandamento di Monfalcone e la provincia di Gorizia. Ora, in rapporto a questa
situazione di diritto e di fatto, io propongo che l'emendamento Pecorari sia
sostituito con la denominazione già proposta dalla Commissione. Con questa
denominazione a me pare siano salvaguardate anche le ragioni di natura
patriottica e sentimentale, che l'onorevole Pecorari ha esposte; perché, quando
noi nell'indicare questa nuova regione dello Stato Italiano diciamo «Venezia
Giulia», ciascuno avverte e sente come questo nome abbia, dal punto di vista
nazionale, quel significato che è nell'animo di tutti gli italiani. Ed ora alcune considerazioni di carattere
sostanziale: vi sono o no motivi che consigliano la concessione d'un particolare
statuto alla Regione Friuli-Venezia Giulia?
Il problema è stato già trattato in sede di
Commissione.
L'Assemblea ricorda la proposta dell'onorevole
Fabbri, favorevole alla concessione d'uno statuto particolare al Friuli. Quella
proposta ha trovato un'eco in sede di discussione generale nel discorso
dell'onorevole Grieco, il quale, salvo ad esaminare più profondamente in sede
opportuna il problema, espresse il parere che il Friuli-Venezia Giulia ha tali
caratteristiche, per cui uno statuto particolare si addice alla sua
organizzazione futura.
Ora, quali sono questi motivi? Non è certo
possibile qualificare la Regione come mistilingue. Entro i nuovi confini del
nostro Stato, rimangono circa 9.400 slavi, che si concentrano quasi tutti nella
città o nei dintorni di Gorizia. Ci sono altri slavi, circa 30.000, ma questi
sono stati e sono incorporati all'Italia fin dal 1866: sono le popolazioni della
vallata del Natisone, popolazioni che sono profondamente italiane. Basta che
l'Assemblea Costituente sappia come durante la guerra 1915-1918, l'unico reparto
dell'esercito italiano che non abbia avuto nemmeno un disertore è stato il
battaglione Val Natisone dell'VIII Reggimento Alpini. Quando, dunque, parliamo
di opportunità di uno Statuto particolare per la Regione non ci riferiamo a
queste popolazioni, ma a quell'altra infima minoranza slava alla quale si
accennava dapprima. Penso tuttavia che l'Assemblea non possa sottovalutare
questo problema. È un problema di una delicatezza estrema, poiché si tratta
della Regione confinaria del nostro Paese verso il confine orientale.
Ritengo pertanto sia necessario e politicamente
opportuno, soprattutto ora in cui tutti noi desideriamo una distensione di
spiriti nei rapporti internazionali, offrire fin da questo momento la base acché
i futuri amministratori di quella Regione possano creare una organizzazione la
quale con maggiore elasticità, che non sia quella derivante dallo Statuto di
tutte le altre Regioni italiane, possa servire come strumento di pacificazione
con il popolo vicino.
Parlo da italiano e da friulano alla massima
Assemblea del mio Paese; parlo quindi con la sensibilità che il mio popolo
friulano ha dei rapporti con il mondo slavo vicino. È plurisecolare da noi la
tradizione di rapporti pacifici col mondo slavo. Ciò che costituì la ragione
prima di irritazione dell'anima slava contro di noi è stata l'errata politica
snazionalizzatrice che il fascismo ebbe ad inaugurare in quelle terre, politica
esercitata attraverso strumenti burocratici, non solo insensibili, ma niente
affatto conoscitori dell'anima di quelle popolazioni e privi di una retta
comprensione delle esigenze locali.
Io non voglio, e non ne avrei la competenza,
approfondire questo tema. D'altra parte i colleghi che mi ascoltano sanno bene,
senza che io debba chiarire di più, come il problema si pone con riflessi di
politica internazionale, ai quali penso che l'Assemblea Costituente possa
rispondere concedendo uno Statuto particolare a questa Regione. Quando poi si
scenderà ai dettagli, a fissare cioè gli articoli di tale Statuto, siate pur
certi che, se la elaborazione di esso, come certamente avverrà, sarà affidata ad
uomini della mia terra, essi sapranno trovare quegli istituti e quelle formule
che serviranno a risolvere, non tanto un problema locale ma, nell'interesse
dell'intero Paese, un problema di carattere nazionale.
Ma, prima di finire, non posso sottacere che vi
è una difficoltà, un'obiezione, una preoccupazione che ci si oppone, e la
preoccupazione è questa: che una eccessiva differenziazione del Friuli nei
confronti delle altre regioni d'Italia potrebbe costituire pretesto, se non
argomento, alle correnti nazionalistiche slave per pretese su quelle
italianissime terre, cosa alla quale il collega Pecorari accennava testé. A
coloro che hanno codesta preoccupazione mi permetto di osservare che il fenomeno
di un esasperato nazionalismo espansionistico non è di oggi, e non sono certo le
nostre autonomie regionali che lo hanno provocato. Codeste correnti
espansionistiche sono vecchie di decenni, ed esistevano anche quando esisteva la
sola provincia piatta ed uniforme. Codeste mire espansionistiche non muoiono,
purtroppo, opponendo la maschera o il paravento molto trasparente del negare una
costituzione autonoma ad una terra le cui caratteristiche le richiedono; esse
potranno essere mortificate e superate soltanto quando noi, con serietà, daremo,
attraverso la nostra legislazione e soprattutto attraverso la sua applicazione,
la prova della nostra decisa volontà di collaborazione fra i popoli. (Applausi)."
Marco Barone
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