Caproni chi? Avranno pensato molti studenti. Per l'ennesima volta all'esame di maturità si propongono temi ed autori che a scuola nella quasi totalità dei casi non vengono studiati. E questo è un problema serio che ancora oggi non si riesce a superare. Probabilmente chi sceglie i temi per la maturità vorrebbe svolgere un ruolo da impulso per andare oltre i programmi canonici che nella maggior parte dei casi si fermano alle prime vicende della seconda guerra mondiale. Quella di Giorgio Caproni è una scelta difficile, ma anche un personaggio complesso. Nella biografia che accompagna il testo della prova di maturità cosa è stato scritto?
"Giorgio Caproni nacque a Livorno nel 1912. A dieci anni si trasferì con la famiglia a Genova, che considerò sempre la sua vera città e dove visse fino al 1938. Dopo studi musicali e due anni di università, a partire dal 1935 si dedicò alla professione di maestro elementare. Nel 1939 fu chiamato alle armi e combatté sul fronte occidentale. Dopo la guerra si stabilì definitiva mente a Roma, dove proseguì l’attività di insegnante, dedicandosi contemporaneamente, oltre che alla poesia, anche alla traduzione, soprattutto di opere francesi. (...)".
Con chi ha combattuto nel 1939? Non lo si dice.
Nel 2007 La Stampa ha denunciato l'elogio del poeta italiano fatto a Mussolini su una rivista fascista:
"Si trasferì a Roma il 1° novembre 1938. Ottenuto un posto di maestro di
prima categoria, prese servizio nella scuola Giovanni Pascoli a
Trastevere. Ma il suo primo soggiorno romano durò poco: con l’entrata in
guerra dell’Italia, nella primavera del 1939 venne richiamato alle armi
e rispedito a Genova, presso il distretto di Sturla. Nel giugno 1940 fu
inviato tra i monti dell’estrema frontiera occidentale a combattere la
fulminea campagna di Francia, raccontata nel diario di guerra Giorni aperti. Itinerario di un reggimento dal fronte occidentale ai confini orientali (Roma 1942). Quella esperienza che molti anni dopo avrebbe stigmatizzato come «un capolavoro di insensatezza» (C. D’Amicis, Caproni, in l’Unità,
21 agosto 1995), pur non annullando del tutto gli accenni celebrativi
al vigente regime presenti in alcuni articoli pubblicati nella rivista Augustea tra il 1938 e il 1940, vi aveva però spalancato profonde crepe."
Ed il periodo temporale che corre tra il 1938 e 1940 è uno dei peggiori nell'Italia fascista, a partire dalla proclamazione delle Leggi razziali a Trieste.
"Come non pochi, in quel periodo cruciale per la storia d'Italia, aveva
fatto parte della Resistenza. Ma quando ne parlava, con una sorta di
pudore diceva: "Non sono stato un partigiano nel senso eroico della
parola. La mia parte, in quella lotta, fu molto più modesta. L'8
settembre ero là, in Val Trebbia. Venne questo armistizio e a un certo
momento io dovevo scegliere: o Salò o rimanere lì coi partigiani". A
Loco (una piccola frazione di Rovegno, in provincia di Genova, dove
Giorgio Caproni ha voluto essere sepolto) l'allora maestro elementare
fece la sua scelta e per 19 mesi, in Val Trebbia, fu testimone di "scene
di indicibile orrore" che non avrebbe mai dimenticato. Caproni, che
negli anni ha scritto per l'Unità, Mondo operaio, Avanti!, Italia socialista, Il Lavoro nuovo, La Fiera letteraria,
ecc. - nel 1984 ha ricevuto la laurea "honoris causa" in Lettere e
Filosofia dall'Università di Urbino e nel 1985 è diventato cittadino
onorario di Genova. Vincitore di molti Premi letterari (Viareggio,
Gatto, Montale, Feltrinelli, Chianciano, ecc.), Giorgio Caproni si
affermò anche come traduttore di Proust, Baudelaire, Maupassant, Genet,
Apollinaire."
Insomma una figura complessa, che ha avuto un ruolo culturale importante nella sinistra italiana successiva alla seconda guerra mondiale, ma nella breve biografia scritta nella prova di maturità tutto ciò viene semplicemente troncato...
Marco Barone
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