Trasformare la casa natale di Tina Modotti, nel museo Tina Modotti, può essere una grande opportunità per Udine

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Tina Modotti è probabilmente più apprezzata all'estero che in Friuli. Semplicemente è a dir poco sconcertante che non esista praticamente quasi nulla dedicato a lei. C'è una sala dedicata a Tina Modotti in città, c'è un punto Modotti, che ospita dei quadri di artisti locali, a pochi passi dalla casa natale di Tina Modotti che è cercata più dai messicani, sudamericani che altro. Eppure in quella via affascinante a pochi minuti a piedi dal centro di Udine, in via Pracchiuso 89, c'è la casa natale di Tina, dove sorge una targa con le parole di Neruda che ne ricordano l'essenza. La facciata della casa è stata recentemente restaurata e l'edificio ospita l’asilo notturno “Il Fogolâr”   inaugurato il 4 settembre del 2006  ed ospita le persone senzatetto  ed è gestito dalla Caritas. All'interno vi si trovano delle stampe e copie di alcune fotografie di Tina. Sarebbe il minimo sindacale pretendere di trasformare la casa natale di Tina Modotti in un museo che possa ac...

Monfalcone e razzismo contro un cingalese: "Che cojoni 'sti bacoli di merda i se anca qua!"




 
I casi di razzismo sono in aumento, ma in aumento sono anche le segnalazioni, le denunce, il muro non tanto dell'indifferenza, che ahimè esiste, ma quello del timore o della fatica di prendere carta e penna od una tastiera per denunciare crolla. Un segnale in tal senso è emerso con forza con la nota lettera pubblicata sul Piccolo di Trieste che ho ripreso sia sul blog che su facebook. La tematica del razzismo è importante, e colpisce quando accade in una città che si considera aperta come Trieste e quando viene colpito lo sloveno, che nel corso della storia ha subito da queste parti una mera operazione di "bonifica etnica".
Non si tratta di casi isolati, come alcuni commenti hanno sottolineato, " e comunque ne ho sentite altre di questo genere, non è il solo caso" e vi è chi ha ricordato anche il  proprio passato "Mi ricordo e mi rattristo ancora ...ho avuto una simile (peggiore) esperienza quando ero alle superiori. Due ragazze e tutto l'autobus contro... siamo dovute scendere noi per sicurezza" chi evidenzia il fatto che se in Slovenia non parlano italiano si rimane infastiditi "Sarebbe bello vedere quanti triestini che vanno a mangiare in Slovenia parlano Sloveno! Invece, purtroppo, succede anche che si incazzano perché il cameriere non parla italiano!" e chi ha denunciato su Facebook un becero episodio di razzismo che si è consumato a Monfalcone contro un ragazzo cingalese.

"Stamattina ero davanti l'atrio dell'ospedale. Alla mia sinistra un giovane cingalese (o giù di lì) appartato, stava tranquillamente telefonando (...) ad un tratto arriva un signore bisiacco in bicicletta che entra in zona pedonale (fino all'entrata dell'ospedale) in sella... sarà stato sulla cinquantina.  Mentre scende dalla sua bicicletta che appoggia al muro davanti all'ingresso dove sono ben visibili i cartelli "Vietato appoggiare le biciclette" - via di fuga sbotta ad alta voce: "Che cojoni 'sti bacoli di merda (guardando verso il ragazzo) i se anca qua!".

Storie di ordinario razzismo, che spesso rimangono nascoste, che procurano una immane sofferenza a chi li subisce e spesso determinano un mero senso di incredulità a chi assiste a tale squallore. Storie di ordinario razzismo che si realizzano frequentemente nei confronti di esseri umani, di persone la cui unica colpa è quella di avere la pelle di un colore diverso, di parlare una lingua diversa, o di non appartenere alla inesistente "razza italica" che qualcuno vorrebbe probabilmente riproporre insieme a tutte quelle schifezze disumane che hanno caratterizzato per oltre due decenni l'Italia e questo difficile e da sempre multiculturale territorio. Storie di ordinario razzismo che vanno denunciate, sempre e devono essere conosciute perchè nessuno possa dire di non sapere quello che accade.

Marco Barone 

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