La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Davide e Claudio finalmente "sposi" a Trieste, prima unione civile nella sala "Tergeste" ex matrimoni



Una cerimonia rapida, ma piena di emozioni, come la sala matrimoni, che per l'occasione ed in modo beffardo ha cambiato nome diventando semplicemente sala Tergeste. Davide e Claudio, dopo lunghe battaglie contro tentativi di ghettizzazione, perchè nella sala matrimoni loro non potevano unirsi civilmente, hanno vinto la battaglia che ha reso Trieste una piazza più civile, come diceva un cartello in questo 4 marzo in Piazza dell'Unità a Trieste. Tantissimi partecipanti. Tanta soddisfazione, pur nella consapevolezza che unioni civili e matrimonio rimangono due istituti sostanzialmente differenti, ma comunque un primo passo verso la giusta direzione è stato intrapreso ed indietro non si potrà più tornare. 

cartello di protesta contro il cambio di denominazione

Anche chi ha voluto riportare Trieste ai tempi della romanità, quando si chiamava Tergeste. Ma dovrebbero sapere costoro che nell'antico Impero Romano l'omosessualità era totalmente normale, talmente normale ed accettata che il razzista Giovenale, così si tramanda, avendo attaccato l'Imperatore Adriano per la sua relazione con Antinoo, venne esiliato forse in Egitto. In Esilio a Trieste è finita l'omofobia, almeno per un giorno. Avrebbero potuto in quella sala aggiungere alla voce matrimoni, anche unioni civili. Ma sarebbe stato troppo per chi oggi governa Trieste. Baci d'amore, abbracci d'amore, i colori dell'arcobaleno, hanno trasformato questa unione civile, in un mero atto non solo d'amore ma anche politico ed il tutto si è chiuso, lungo il tragitto che ha condotto da Palazzo "Sipario" alle rive, dove si è svolto il ricevimento, dopo una sorta di corteo spontaneo, visto il gran numero di partecipanti a questo "matrimonio", con un bacio in quella via Cavana, dove sorge il palazzo vescovile, per ricordare a tutti e tutte che la laicità è un bene come l'amore e riconoscere questo diritto sacrosanto anche alle coppie omosessuali, non significa togliere qualcosa a qualcuno, ma aggiungere un pezzo fondamentale nel complicato puzzle dei diritti civili che giorno dopo giorno anche a Trieste tutti insieme stiamo costruendo. Ed a tal proposito è da sottolineare oltre l'impegno costante di diverse realtà associative e non, anche del principale giornale di Trieste e non solo, il Piccolo, che ha sostenuto con la giusta informazione e giusta critica, il diritto di riconoscere le unioni civili anche nella sala matrimoni.

Marco Barone

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