C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Innalzare in Italia l’obbligo scolastico per tutelare i diritti dei minori




Questa è una riflessione che sto maturando da diverso tempo, ed il quadro sociale, economico e sistemico come sussistente, mi spinge ad elaborare quanto ora segue. Come è noto il 20 novembre del 1989 è la giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Una giornata, che nel corso del tempo è diventata una sorta di elencazione di tutte le miserie umane, o meglio disumane, con le quali continuiamo a convivere, senza riuscire ad invertire minimamente la rotta anche nell’Occidente industrializzato. In base agli ultimi tristissimi dati sono circa 6 milioni i bambini che muoiono ogni anno per cause prevenibili; 50 milioni sono quelli sradicati; 250 milioni vivono in Paesi colpiti dal conflitto e più di 250 milioni di bambini in età scolare non vivono alcuna forma minima di scolarizzazione, e 300 milioni di bambini vivono in aree con il più alto inquinamento nel mondo. Secondo un Dossier statistico del giugno 2013, elaborato da Save The Children e dall’Associazione B. Trentin, i minori di 16 anni che lavorano in Italia sono stimati in circa 260.000, cioè il 5,2% della popolazione in età. Secondo un Dossier statistico del giugno 2013, elaborato da Save The Children e dall’Associazione B. Trentin, i minori di 16 anni che lavorano sono stimati in circa 260.000, cioè il 5,2% della popolazione in età. Muoiono giovani, non conoscono la felicità dell’infanzia, vengono schiavizzati, come accade da oltre un secolo in India, ad esempio,nelle miniere di carbone di Jharia, nello Stato federato del Jharkhand. Situazioni agghiaccianti. Ma anche l’Italia continua a conoscere fenomeni di disumanizzazione che minano la felicità dell’essere bambini. Non siamo assolutamente immuni da questi fenomeni. Solo che facciamo finta di non vederlo. Ed il tutto è in fase di esasperazione con la perdurante “crisi” economica e sociale. Altro fattore su cui baso la mia riflessione sono i recenti dati dell’ISTAT. Prendendo come riferimento la popolazione compresa tra i 25 e 64 anni, al 2015, emerge un quadro a dir poco desolante. Se si guardano i maschi, il 36% si è fermato alla licenza media, segue al secondo posto il diploma, ed al terzo posto, con una percentuale irrisoria, 15% i laureati. Se andiamo a guardare le femmine, le cose cambiano di poco. Al primo posto ci sono i diplomati, al secondo posto la licenza media, al terzo posto la laurea, con una percentuale di poco superiore rispetto a quella maschile, il 19%. Insomma, in Italia ci si è fermati alla terza media. In Italia, come è noto,è obbligatoria l’istruzione impartita per almeno 10 anni e riguarda la fascia di eta compresa tra i 6 e i 16 anni. 
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