La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Nel nome della "pace Adriatica" Trieste verrà assegnata all'Italia e l'Istria alla Jugoslavia

Rumor, in qualità di Ministro degli affari esteri affermava:“a nome del Governo, che contatti, sondaggi e trattative con il governo ‘della Repubblica socialista federativa di Iugoslavia consentono oggi di definire il contenuto di intese, dirette e, per comune riconoscimento delle due parti, atte a garantire la definitiva chiusura del contenzioso territoriale e giuridico tra l’Italia e la Iugoslavia”. Erano le 17 del primo ottobre del 1975. Nel suo discorso articolato evidenzierà che “il Governo ritiene che la pace adriatica risponda a profonde motivazioni democratiche, al rifiuto e all'assurdità di ricorsi alla forza, ad una lungimirante visione europea della evoluzione dei due paesi. Il senso politico, e se vogliamo storico, dell’accordo oggi possibile, e che illustrerò più avanti è dunque non solo la chiusura dei problemi confinari ancora pendenti e la garanzia di alcuni nostri fondamentali interessi ed essa collegati, ma anche la creazione di un valido motivo di collaborazione, di cui anche le previste intese economiche costituiscono e vogliono essere uno strumento concreto ed efficace. In attesa della costituzione - mai poi avvenuta- del territorio libero, la linea Morgan assunse una funzione giuridicamente rilevante. In sede di statuto provvisorio essa rappresentava infatti la linea di separazione del territorio amministrato dalle autorità militari anglo-americane da quello amministrato dagli iugoslavi: e così venne a costituire la demarcazione tra quelle che ancora oggi si denominano come zona A e zona B. Sul compromesso raggiunto alla conferenza della pace per la costituzione di uno Stato autonomo di Trieste, il nostro giudizio non poteva essere allora, e anche retrospettivamente non può rimanere oggi, che totalmente negativo”. 

Parole dure sulla questione del mai realmente costituito Territorio Libero di Trieste : “Per cercare di superare quelle clausole del trattato il Governo si mosse nella nuova situazione internazionale che si andava determinando in Europa in seguito agli avvenimenti verificatisi nei paesi dell’est. Non si riuscì a conseguire la restituzione del territorio libero di Trieste all’Italia; ma fu ottenuto il risultato di bloccare di fatto la costituzione del territorio stesso. In effetti, se, come previsto dallo statuto definitivo, fossero intervenuti la nomina del governatore del territorio da parte delle Nazioni Unite e lo sgombero delle truppe alleate dalla zona A, si sarebbe non soltanto consumato il definitivo distacco di Trieste dall’Italia, ma creato un vuoto che poteva facilmente aprire la via allo slittamento dell’intero territorio libero di Trieste verso la zona di influenza politico-economica della Iugoslavia. Alla luce della situazione internazionale di quel momento si spiega sia perché fu possibile ottenere la dichiarazione tripartita del 20 marzo 1948 e sia anche perché essa rimase inoperante. Annunciata dal ministro degli esteri francese, Bidault, il 20 marzo 1948 a Torino, e pubblicata nello stesso giorno simultaneamente a Londra, Parigi e Washington, la dichiarazione affermava che i governi della Francia, del Regno Unito e, degli Stati Uniti avevano proposto al governo dell’URSS ed a quello dell’Italia di stipulare un protocollo addizionale al trattato di pace per porre nuovamente sotto la sovranità italiana il territorio libero di Trieste. La proposta delle tre potenze occidentali non fu mai accolta dal governo sovietico”.
Dunque si è espressamente riconosciuta la non intenzione dell'Italia di voler realizzare il TLT.  Aldo Moro, intervenendo in aiuto di Rumor dirà:“il Governo che ho l’onore di presiedere ha ritenuto di dover condurre fino in fondo il sondaggio, già precedentemente iniziato, circa la possibilità di definire, con spirito di comprensione e secondo criteri di reciproca utilità, la frontiera di Stato tra l’Italia e Iugoslavia, risolvendo insieme molteplici problemi di cooperazione tra i due paesi. Lo sforzo negoziale, compiuto con buona volontà dalle parti, ha condotto ad individuare una base d’intesa, che viene sottoposta alla sovrana decisione del Parlamento, prima che gli accordi vengano firmati questo, il nostro proposito sin dal primo momento. Pur esplicandosi infatti in senso proprio la funzione delle Camere al momento della ratifica, il Governo, per un fatto che tocca profondamente la coscienza nazionale, ha desiderato un intervento politico preventivo. Firmeremo, dunque, se voi ci incoraggerete con il vostro consenso … formulando un giudizio positivo su quella piattaforma che si è andata delineando ed i cui termini evidentemente non potrebbero essere mutati senza mettere in discussione il risultato complessivo del negoziato. Per parte sua, il Governo ha lungamente ed attentamente esaminato la situazione, soppesando vantaggi e svantaggi, acquisizioni e concessioni. In questa valutazione d’insieme esso ritiene, in coscienza, di poter raccomandare al Parlamento l’approvazione. La decisione è stata presa, come è naturale, guardando insieme agli interessi nazionali ed alle esigenze della vita internazionale. Passando dalle intese sui principi a quelle di carattere specifico ricorderò, in primo luogo, che si tratta di sostituire al precario regime territoriale derivante dal memorandum d’intesa di Londra del 5 ottobre 1954 una sistemazione definitiva. Il memorandum cesserà quindi di avere effetto, con tutti i suoi allegati (e ne saranno naturalmente informati sia i governi che siglarono quello strumento, sia il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, al quale il memorandum fu a suo tempo comunicato). I1 confine italo-iugoslavo, per la parte non contemplata come tale dal trattato di pace del 10 febbraio 1947, coinciderà con la linea di demarcazione stabilita dal memorandun di Londra tra le due zone del mancato territorio libero di Trieste, oltre che con la frontiera fissata dal trattato di pace tra la Jugoslavia e il territorio in corrispondenza alla cosi detta zona A. L’Italia, in un quadro internazionale per vari aspetti fluido e tormentato, in una regione mediterranea che racchiude ancora gravi germi di instabilità, ha un obiettivo interesse a portare il suo contributo alla definitiva normalizzazione situazioni comunque suscettibili di inasprire gli sviluppi della vita internazionale chiudendo oggi la vertenza italo-iugoslava, noi ci muoviamo appunto in questa direzione, a vantaggio del consolidamento degli attuali equilibri in una zona per noi nevralgica”. E sarà anche nel nome della pace Adriatica che Trieste venne assegnata all'Italia, che Fiume o Pola, l'Istria e le altre zone "contese" dal nazionalismo italiano, rimasero alla Jugoslavia. 
Marco Barone  

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