Rumor, in
qualità di Ministro degli affari esteri affermava:“a nome del
Governo, che contatti, sondaggi e trattative con il governo ‘della
Repubblica socialista federativa di Iugoslavia consentono oggi di
definire il contenuto di intese, dirette e, per comune riconoscimento
delle due parti, atte a garantire la definitiva chiusura del
contenzioso territoriale e giuridico tra l’Italia e la Iugoslavia”.
Erano le 17 del primo ottobre del 1975. Nel suo discorso articolato
evidenzierà che “il Governo ritiene che la pace adriatica risponda
a profonde motivazioni democratiche, al rifiuto e all'assurdità di
ricorsi alla forza, ad una lungimirante visione europea della
evoluzione dei due paesi. Il senso politico, e se vogliamo storico,
dell’accordo oggi possibile, e che illustrerò più avanti è
dunque non solo la chiusura dei problemi confinari ancora pendenti e
la garanzia di alcuni nostri fondamentali interessi ed essa
collegati, ma anche la creazione di un valido motivo di
collaborazione, di cui anche le previste intese economiche
costituiscono e vogliono essere uno strumento concreto ed efficace.
In attesa della costituzione - mai poi avvenuta- del territorio
libero, la linea Morgan assunse una funzione giuridicamente
rilevante. In sede di statuto provvisorio essa rappresentava infatti
la linea di separazione del territorio amministrato dalle autorità
militari anglo-americane da quello amministrato dagli iugoslavi: e
così venne a costituire la demarcazione tra quelle che ancora oggi
si denominano come zona A e zona B. Sul compromesso raggiunto alla
conferenza della pace per la costituzione di uno Stato autonomo di
Trieste, il nostro giudizio non poteva essere allora, e anche
retrospettivamente non può rimanere oggi, che totalmente negativo”.
Parole dure sulla questione del mai realmente costituito
Territorio Libero di Trieste : “Per cercare di superare quelle
clausole del trattato il Governo si mosse nella nuova situazione
internazionale che si andava determinando in Europa in
seguito agli avvenimenti verificatisi nei paesi dell’est. Non si
riuscì a conseguire la restituzione del territorio libero di
Trieste all’Italia; ma fu ottenuto il risultato di bloccare di
fatto la costituzione del territorio stesso. In effetti, se, come
previsto dallo statuto definitivo, fossero intervenuti la nomina del
governatore del territorio da parte delle Nazioni Unite e lo sgombero
delle truppe alleate dalla zona A, si sarebbe non soltanto
consumato il definitivo distacco di Trieste dall’Italia, ma creato
un vuoto che poteva facilmente aprire la via allo slittamento
dell’intero territorio libero di Trieste verso la zona di influenza
politico-economica della Iugoslavia. Alla luce della situazione
internazionale di quel momento si spiega sia perché fu possibile
ottenere la dichiarazione tripartita del 20 marzo 1948 e sia anche
perché essa rimase inoperante. Annunciata dal ministro degli esteri
francese, Bidault, il 20 marzo 1948 a Torino, e pubblicata nello
stesso giorno simultaneamente a Londra, Parigi e Washington, la
dichiarazione affermava che i governi della Francia, del Regno Unito
e, degli Stati Uniti avevano proposto al governo dell’URSS ed a
quello dell’Italia di stipulare un protocollo addizionale al
trattato di pace per porre nuovamente sotto la sovranità italiana il
territorio libero di Trieste. La proposta delle tre potenze
occidentali non fu mai accolta dal governo sovietico”.
Dunque si è
espressamente riconosciuta la non intenzione dell'Italia di voler
realizzare il TLT. Aldo
Moro, intervenendo in
aiuto di Rumor dirà:“il Governo che ho l’onore di presiedere ha
ritenuto di dover condurre fino in fondo il sondaggio, già
precedentemente iniziato, circa la possibilità di definire, con
spirito di comprensione e secondo criteri di reciproca utilità, la
frontiera di Stato tra l’Italia e Iugoslavia, risolvendo insieme
molteplici problemi di cooperazione tra i due paesi. Lo sforzo
negoziale, compiuto con buona volontà dalle parti, ha condotto ad
individuare una base d’intesa, che viene sottoposta alla sovrana
decisione del Parlamento, prima che gli accordi vengano firmati
questo, il nostro proposito sin dal primo momento. Pur esplicandosi
infatti in senso proprio la funzione delle Camere al momento della
ratifica, il Governo, per un fatto che tocca profondamente la
coscienza nazionale, ha desiderato un intervento politico preventivo.
Firmeremo, dunque, se voi ci incoraggerete con il vostro consenso …
formulando un giudizio positivo su quella piattaforma che si è
andata delineando ed i cui termini evidentemente non potrebbero
essere mutati senza mettere in discussione il risultato complessivo
del negoziato. Per parte sua, il Governo ha lungamente ed
attentamente esaminato la situazione, soppesando vantaggi e
svantaggi, acquisizioni e concessioni. In questa valutazione
d’insieme esso ritiene, in coscienza, di poter raccomandare al
Parlamento l’approvazione. La decisione è stata presa, come è
naturale, guardando
insieme agli interessi nazionali ed alle esigenze della vita
internazionale.
Passando dalle intese sui principi a quelle di carattere specifico
ricorderò, in primo luogo, che si tratta di sostituire al precario
regime territoriale derivante dal memorandum d’intesa di Londra del
5 ottobre 1954 una sistemazione definitiva. Il
memorandum cesserà quindi di avere effetto, con tutti i suoi
allegati (e ne saranno
naturalmente informati sia i governi che siglarono quello strumento,
sia il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, al quale il
memorandum fu a suo tempo comunicato). I1 confine italo-iugoslavo,
per la parte non contemplata come tale dal trattato di pace del 10
febbraio 1947, coinciderà con la linea di demarcazione stabilita dal
memorandun di Londra tra le due zone del mancato territorio libero di
Trieste, oltre che con la frontiera fissata dal trattato di pace tra
la Jugoslavia e il territorio in corrispondenza alla cosi detta zona
A. L’Italia, in un quadro internazionale per vari aspetti fluido e
tormentato, in una regione mediterranea che racchiude ancora gravi
germi di instabilità, ha un obiettivo interesse a portare il suo
contributo alla definitiva normalizzazione situazioni comunque
suscettibili di inasprire gli sviluppi della vita internazionale
chiudendo oggi la vertenza italo-iugoslava, noi ci muoviamo appunto
in questa direzione, a vantaggio del consolidamento degli attuali
equilibri in una zona per noi
nevralgica”. E sarà anche nel nome della pace Adriatica che
Trieste venne assegnata all'Italia, che Fiume o Pola, l'Istria e le
altre zone "contese" dal nazionalismo italiano, rimasero
alla Jugoslavia.
Marco Barone
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