La Croazia e quei capricci nazionalistici fuori da ogni tempo sul bilinguismo

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  La Croazia è una nazione splendida, ricca di contraddizioni, fortemente cattolica, orgogliosa dei propri colori, della propria bandiera, che primeggia dal turismo, allo sport, pur essendo un Paese grande quanto una regione italiana, eppure, ci sono delle cose che continuano a far storcere il naso. Come il bilinguismo. Se in città come Fiume, Rijeka, che è impossibile veder chiamate Fiume con un cartello bilingue, come accade d'altronde similmente a Trieste, dove Trst, lo si può leggere solo fuori dalla città, dei tentativi azzardati  vi sono, come alcune targhe poste per ricordare i nomi storici delle vie, bisogna constatare però che è molto complicato riuscire a trovare dei cartelli, delle indicazioni, in italiano. Eppure la minoranza italiana esiste, ha delle proprie comunità, che faticano ad ottenere delle concessioni, dei diritti. Balza all'occhio ad esempio una segnalazione che giunge dalla splendida Lussino. E non è l'unico caso che accade in Croazia. Dove un cartel...

Scuola: ma quando l'Invalsi chiede il dialetto parlato a casa non si comporta come gli inglesi?

Ha creato uno scandalo ed acceso i rapporti diplomatici tra Roma e Londra il fatto che nel Regno Unito in alcune scuole è stato chiesto se lo studente è italiano, napoletano, siciliano. Ciò a differenziare la provenienza territoriale con lo scopo di fornire ai bambini ed eventualmente ai genitori la necessaria assistenza linguistica nell'apprendimento dell'inglese. Quando l'italiano viene attaccato all'estero, apriti cielo. Ma quando ciò, in modo similare, accade a casa nostra, tutti zitti? L'Invalsi nel suo questionario studente chiede espressamente di venire a conoscenza della lingua parlata a casa. Il motivo? "La domanda che indaga quali figure aiutino gli studenti del 1° ciclo nel fare i compiti per casa (adattata dall’indagine PIRLS 2006) dà anch’essa informazioni sul supporto familiare nello studio. Come ulteriore indicatore di opportunità di sostegno familiare nei compiti, oltre che di rinforzo domestico della lingua usata a scuola, è stata inserita in tutti i questionari una domanda sulla lingua parlata a casa. L’interesse è rivolto non solo all’uso in famiglia di una lingua straniera, ma anche all’utilizzo prevalente di un dialetto".Gli intenti, come si può vedere, sono gli stessi degli inglesi. Perché qui non indignarsi?  Si obietterà, ma non hanno mica chiesto se sei napoletano, veneto, siciliano, o chissà cosa. Ne siamo certi? Nel momento in cui ti viene chiesto il dialetto parlato a casa si realizza la medesima fattispecie che ha creato tanto scalpore nel Regno Unito. Almeno questo è quanto io penso.
 Marco Barone @ilKontrastivo


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