Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Referendum contro la "buona scuola" e questione mancato raggiungimento firme, di chi è la responsabilità?


Il comunicato dei soggetti promotori dei Referendum sociali dei primi di luglio era già chiaro. Era' chiaro quando diceva che "Il risultato è notevole: siamo riusciti a raccogliere circa 2 milioni di firme complessive sui 4 quesiti. La soglia minima di 500.000 firme a quesito non garantisce margini di sicurezza, nonostante questi numeri". Ora, come è noto, sono tante le realtà che hanno sostenuto attivamente la promozione dei referendum sociali, soprattutto quelli contro alcuni punti caldi della legge 107 del 2015. Si ricordano a tal proposito il Comitato nazionale di sostegno alla LIP per una buona scuola per la Repubblica, Flc-Cgil, Cobas, Gilda, Unicobas, USB, SGB, CUB, Il sindacato è un’altra cosa (area congressuale Flc-CGIL), UdS, Link, Coordinamento nazionale scuola della Costituzione, Associazione nazionale per la Scuola della Repubblica, Adam, Adida, AND, Mida, Retescuole, Cesp, Illumin’Italia. Vi è stata fatica, passione, sudore, il grosso del lavoro è sostanzialmente partito dal basso, dall'autorganizzazione.  

Con una marea di docenti, e tanti studenti, che finito il lavoro a scuola nel pomeriggio effettuavano banchetti. Ma degli interrogativi devono sorgere. Non aver raggiunto le 500 mila firme certe per dare il via libera alla seconda fase della partita, quella più delicata, ovvero quella del voto, senza dimenticare il fattore quorum, farà emergere diverse colpe e responsabilità. Sicuramente non è dei movimenti che si sono mossi dal basso, non è del sindacalismo di base o di buona parte dei sindacati scuola che hanno sostenuto questo referendum, che hanno fatto miracoli ed anche più per raccogliere queste firme. Certamente vi è stata una grande attività di non informazione su questi referendum, se non di boicottaggio bello e buono. Ora, come è noto, tra i sostenitori di questo referendum vi era anche la CGIL Scuola. Il supporto vi è stato, certamente. Ma quello che lascia basiti è che la CGIL complessivamente ha oltre 5 milioni di iscritti. Basta vedere come hanno fatto presto a raccogliere oltre 3 milioni di firme per i referendum abrogativi sulle questioni del lavoro. Se questa battaglia veniva reputata come importante da parte di questa organizzazione, bastava fare il minimo sindacale, appunto, per raggiungere le firme necessarie, attivando i propri iscritti. Sarebbe bastato poco. Ma questo è accaduto?  E se non è accaduto, perché ? Perché non sostenere i referendum abrogativi specifici contro la "buona scuola"? Cuore di questo Governo decisionista che ha scritto ed approvato una riforma contro la quasi totalità della comunità scolastica? 
La responsabilità per il mancato raggiungimento delle 500mila firme andrà individuata soprattutto nel non fare di alcune soggettività che sono quelle che hanno voluto a livello dirigenziale il fallimento di questo referendum. Dal non fare di alcune realtà che avrebbero mezzi e strumenti per fare con il minimo sforzo. Ma a quanto pare forse a dirla tutta questa nefandezza della legge 107 del 2015 non crea a tutti indigestioni, anche se poi ipocritamente la criticano pure. 
Fallito, purtroppo, il referendum non è che rimangono poi molte vie per contrastare questa legge. Oltre alle lotte canoniche e solite vie legali, solo in via legislativa potrà essere bloccata questa Legge e dunque si dovrà attendere un prossimo Governo che abbia la voglia di sostenere la voce di oltre il 70% del popolo della scuola, di quello che ha scioperato nel maggio del 2015, contro la peggiore legge sulla scuola mai scritta ed approvata nella storia della Repubblica italiana. 
Marco Barone



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