Via Sant'Ambrogio una via alla ricerca della sua identità

Immagine
Un tempo via del Duomo, o del Teatro, oggi via Sant'Ambrogio che porta lo stesso nome del duomo consacrato dopo i disastri della prima guerra mondiale nell'ottobre del 1929, pur senza il campanile che dovette attendere la fine degli anni '50 per essere battezzato. Una via che nel corso della sua storia è sempre stata da transito di merce e persone e che è diventata negli ultimi tempi il teatro dello scontro identitario di una Monfalcone alla ricerca del proprio equilibrio sociale. Perchè è evidente che a Monfalcone, terra di passaggio, da quando è diventata grazie ai Cosulich città dei cantieri, per questo contesa dal regno d'Italia all'Austria, per privarla dei suoi cantieri insieme al porto triestino, ha conosciuto quelle dinamiche proprie delle città portuali. Gente che viene, gente che va. Approdo e partenza di nuove identità. Dal Sud Italia, all'Asia, passando da quel centinaio di nazionalità che a Monfalcone stanno cercando il proprio equilibrio, ognuna ne

'Ndrangheta e FVG. Nella relazione della DIA: è area di interesse delle cosche calabresi per riciclaggio



A fine luglio 2016 è stata pubblicata la periodica relazione della DIA, il periodo di riferimento è il secondo semestre del 2015. In merito alla questione mafie nel FVG, questa viene, come sempre, accorpata al Veneto. La voce del Friuli Venezia Giulia emerge quando si parla di 'ndrangheta. La DIA ricorda che "se la 'ndrangheta dovesse depositare un bilancio consolidato, è praticamente certo che i risultati economici del "gruppo" dipenderebbero in larga parte dai proventi derivanti dalle attività fuori Regione d'elezione e, dalle voce "estero". Ma si evidenzia anche che a causa di un mero ancestrale patrimonio identitario che cosche di diversa matrice provinciale, in alcuni casi addirittura contrapposte, fuori Regione riescono a "dialogare", creando solide convergenze affaristico - criminali.  Ecco allora che Paesi come la Germania, il Canada e gli Stati Uniti d'America, per citarne alcuni, e più vicino a noi, Regioni come il Piemonte, la Lombardia, la Liguria, il Veneto, l'Emilia Romagna e il Lazio, diventano non solo aree di destinazione degli stupefacenti, ma veri e propri spazi di radicamento in cui gli interessi delle diverse cosche si consolidano ed in cui è possibile attingere a figure professionali altamente qualificate, in grado di creare artifici contabili e finanziari per eludere i controlli e per riciclare capitali illeciti in attività commerciali ad alta redditività.

Sulla situazione del Veneto e del FVG emerge quanto ora segue: "Sebbene in forma meno pervasiva rispetto alle regioni settentrionali appena descritte, anche nel Nord Est, in particolare in Veneto, si continuano a cogliere segnali di operatività di organizzazioni criminali collegate alla 'ndrangheta. Gli insediamenti più significativi sono stati registrati in alcuni paesi della provincia di Verona (parte bassa e confine con Lombardia) e nel Basso vicentino, dove propaggini criminali di Cutro (KR), Delianova (RC), Filadelfia VV) e Africo Nuovo (RC) opererebbero attraverso ditte del settore edile. Le evidenze raccolte nel semestre consentono di delineare due sostanziali tipologie di soggetti contigui alle cosche operanti in Veneto: liberi professionisti attivi nel riciclaggio di denaro e soggetti funzionali al perfezionamento di consistenti traffici di droga. Per quanto attiene al primo profilo, vale la pena di richiamare la già descritta operazione "Gambling", conclusa nel mese di luglio, nell'ambito della quale sono stati arrestati due avvocati, uno padovano e un veneziano, abili nel costituire società in paradisi fiscali per eludere la normativa nazionale sulle attività di gioco e per riciclare i proventi illeciti della cosca TEGANO. 

Per quanto attiene al secondo profilo si rimanda, invece, all'operazione "Picciotteria", coordinata dalla Procura della Repubblica di Venezia, che ha portato, nel mese di dicembre, all'individuazione di un articolato sodalizio criminale di matrice 'ndranghetìsta, originario dell'area Ionica - operante in provincia di Venezia ma con collegamenti in Lombardia - dedito all'importazione di ingenti quantitativi di cocaina provenienti dal Sud America. Le investigazioni, che hanno tratto origine dal monitoraggio di alcuni calabresi dimoranti in provincia di Venezia ed attivi nello smercio di droga in laguna e nel trevigiano, si sono concluse con l'arresto di 9 responsabili e con il sequestro di 400 kg. di cocaina. Il Friuli Venezia Giulia può rappresentare, al pari del Veneto, un area di interesse delle cosche calabresi, sempre attente ad individuare nuovi mercati e canali per riciclare i proventi illeciti." Sul FVG, si specifica anche che in materia di appalti pubblici, nel secondo semestre del 2015 vi è stato un solo accesso, sedici persone fisiche controllate, sei imprese, e 26 mezzi controllati mentre risultano ben 2217 le operazioni finanziarie sospette.

Commenti

Post popolari in questo blog

Una storia per bambini della scuola primaria nella giornata Mondiale della Gentilezza

Come calcolare capienza di una piazza durante manifestazione?

Bruxelles e le vetrine hot