La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

A Trieste che fare il 19 giugno?



Queste elezioni amministrative hanno avuto un chiaro peso politico e questo peso politico è stato dato dalla discesa in campo di Renzi, il quale, però, avendo compreso l'aria che tirava dirà che non avrebbero avuto un peso politico. Certo, a convenienza. Ma anche quelle per il Parlamento europeo sarebbero elezioni non dal peso politico interno, ma il PD le ha considerate come un giudizio sul proprio operato, perché, nonostante la mole costante e perdurante dell'astensione, sono state favorevoli. Elezioni che hanno segnato, per quanto riguarda la sinistra e persone di sinistra, delle situazioni importanti ed interessanti. La prima è l'elezione di Andrea Bellavite, a sindaco di Aiello. Battaglia vinta all'ultimo voto, un paese diviso, ma Andrea è sempre riuscito nel corso della sua vita a fare comunità e certamente riuscirà anche ad Aiello. Il voler essere comunità, comunità dal basso, ha dato i suoi frutti positivi anche a Napoli, con Luigi de Magistris, modello certamente da seguire per la sinistra degna di tal nome. Perché non si parla alla pancia della gente, ma alla testa, perché si è della parte dell'integrazione, della solidarietà, della democrazia partecipata. Ma in questo contesto si devono fare i conti anche con la storia che muta, con il populismo, il qualunquismo che pare essere vincente, ma mai potrà essere vincente, perché porterà solo chiusure e muri, che soprattutto nelle città di confine, non devono sorgere. A Trieste alle ore 15.37 del 6 giugno 2016 la lista Sinistra Unita, che ha proposto il simbolo della falce e martello, si è fermata ad un totale di 1343 voti per una percentuale pari a 1,79% e si chiude, per ora, un pezzo di storia. La falce e martello, esce dal consiglio comunale di Trieste. Ciò è un mero impoverimento culturale, sociale e politico ed anche storico per la città di Trieste in un sistema sociale che punisce le forze politiche e sociali minori. Una pesante sconfitta che va riconosciuta, punto. Una catastrofe, ma, appunto, catastrofe significa rinascita, ripartenza ed a parer mio, come già scritto, è sul modello di Napoli. Risultato inatteso, anche se temuto, purtroppo i segnali giunti da Bolzano lasciavano temere il peggio, e così è stato, in una città che è svoltata radicalmente a destra e che rischia di consegnare il suo governo a forze politiche sostenute dalla lega nord. Certo, al momento l'alternativa a Trieste è il PD, ma che fare? Consegnare le chiavi della città alla destra che avrà nella lega nord il suo braccio vitale? Sostenere il PD renziano a Trieste? Continuare ad astenersi come hanno fatto 86.254 cittadini? Prevarrà la canonica scelta del solito male minore? Il PD ha pagato errori sociali, politici e storici di un certo tipo.  E  si auspica che faccia autocritica pubblica, almeno. Mi soffermo su quelli storici, visto che mi occupo anche di storia. Riconosco al Sindaco Cosolini di aver fatto delle cose positive. Penso alla intitolazione ad Ondina Peteani di uno spazio pubblico, battaglia che nel mio piccolo ho sostenuto con il figlio Gianni. Penso al fatto che la sua amministrazione non ha dato seguito alla scellerata mozione del quartetto antijugoslavo sulla questione della bandiera simbolo della resistenza Jugoslava e liberazione di Trieste dall'occupante nazifascista nel corteo del primo maggio. Ma questa amministrazione comunale ha sostenuto e voluto la targa sul 12 giugno, questo Sindaco non risulta che abbia preso posizione quando per l'ennesima volta a Basovizza, alla cerimonia ufficiale, erano presenti le bandiere di Salò, dell'Arma milizia, della Decima Mas e di altre formazioni collaborazioniste. E queste cose si pagano, almeno da sinistra.
Il Sindaco uscente prenderà posizione contro quelle bandiere alla foiba di Basovizza? La sinistra governativa ha smesso di essere tale, ha rincorso la destra pur di governare, ed errando, perché ha tradito il proprio cuore ed il cuore non perdona e non ha perdonato in una Europa che non è in grado di difendere le sue fondamenta e che cede ai muri, che lascia crepare i migranti nel mare e che ha ucciso sul nascere ogni sogno europeo e che non è riuscita a fermare quel populismo e qualunquismo razzista e nazionalista dilagante ora anche nelle nostre città. Europa che paga la Turchia per non turbare la sensibilità di noi europei, anche se alla fine siamo tutto tranne che europei, perché non esiste una cultura europea, non esiste l'essere europeo. Hanno fatto l'Europa senza fare gli europei, un po come accaduto all'inizio con l'Italia. Quanto accaduto a Trieste è il quadro che ben raffigura lo stato delle cose in Italia. Ma rimane l'interrogativo, che fare il 19 giugno a Trieste? Questo è il dubbio amletico che governerà tanti triestini in tale contorto periodo.

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