A Lussino, salvate diverse tombe di cittadini italiani dall'oblio, ma c'è ancora molto da fare per il riconoscimento dei diritti della minoranza italiana

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Viene reso noto che a Lussino, grazie all'operato di alcuni cittadini sensibili alla salvaguardia della memoria storica ed identità dei luoghi, sono state salvate una trentina di tombe, esattamente ben 37, nel cimitero di San Martino, dall'oblio e dal degrado a cui erano destinate. I cittadini in questione, tramite la nota pagina facebook dedicata a Lussino hanno reso noto che grazie al finanziamento promosso dall'Università Popolare di Trieste, attraverso i fondi del MAECI Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale,hanno potuto  attivarsi per salvarle. Iniziativa di gran pregio che merita il giusto riconoscimento e gratitudine in un contesto dove la comunità degli italiani,con difficoltà , essendo anche gli italiani autoctoni  ridotti al minimo storico, cerca di attivarsi per quanto possibile anche tramite l'operato di singole individualità per la difesa della memoria storica. Una delle battaglie che stanno conducendo da anni ad esempio è il  r...

Questione container MSF a Gorizia. Intervenga la Regione con lo stato di emergenza

Ha ragione la Prefettura di Gorizia quando dice, in merito alla incresciosa questione che si trova a vivere Medici Senza Frontiere, che situazioni emergenziali vanno gestite con metodi emergenziali. Perché qui di emergenza perdurante trattasi. Purtroppo il burocratese prevale a Gorizia e quando si cade nel burocratese si rischia di finire nelle trappole di quella legislazione che alla fine dei conti favorisce sempre il sistema che vuole raggiungere uno scopo, ed a Gorizia questo scopo, pare essere per alcuni quello di voler fuori MSF dalla città. 
Nonostante, insieme al mondo del volontariato locale, abbia praticamente risolto il “problema” richiedenti asilo fuori convenzione alla città, ed a costo praticamente zero per la collettività.
In FVG la questione dei richiedenti asilo “fuori convenzione” è stata in linea di massima una gestione fallimentare. Altrimenti non ci sarebbe ancora oggi il caso di Gorizia, della stazione di Udine, non ci sarebbe stato il caso dell'ex Silos di Trieste o dei giardini di Pordenone. Così come fallimentare è stata l'accoglienza diffusa. Diciamolo pure, i richiedenti asilo, siano essi amministratori di destra, che di sinistra, salvo qualche rara e dovuta eccezione, sul proprio territorio non li vogliono. Per una questione politico elettorale soprattutto. Nulla è stato fatto, ribadendo l'esistenza di minime eccezioni, per venire incontro a queste situazioni, spesso celandosi dietro il velo del burocratese, appunto, o dei numeri prestabiliti con criteri opinabili. Il fatto che MSF sia costretta a seguire la pratica ordinaria per la concessione edilizia, significa non solo umiliare MSF ma anche rischiare in caso di non accoglimento della pratica, lo sfratto, con la conseguenza di allontanare i richiedenti asilo fuori convenzione inseriti nel tessuto di Gorizia, fuori Gorizia se non fuori regione. Se è vero, come affermato da parte della Giurisprudenza, che non possono essere considerati manufatti destinati a soddisfare esigenze meramente temporanee quelli destinati a un’utilizzazione perdurante nel tempo, di talché l’alterazione del territorio non può essere considerata temporanea, precaria o irrilevante (in tal senso: Cons. Stato, VI, 3 giugno 2014, n. 2842) stante la mancanza di idonee strutture di prima accoglienza in uno spirito di viva e leale collaborazione con lo Stato e sue articolazioni territoriali è necessario l'intervento della politica e della Regione. Rispolverando quel famigerato decreto sullo “stato di emergenza” in materia di richiedenti asilo del FVG, sparito dalla circolazione. Come era stato ricordato all'atto della presentazione di quel decreto del luglio 2015, “Lo stato di emergenza è giustificato dalla difficoltà, vista l'assenza di idonee strutture, di poter attuare in modo adeguato i controlli sanitari e l'identificazione dei richiedenti asilo privi di collocazione. La Protezione civile regionale potrà così attuare quegli interventi strettamente necessari per garantire le condizioni minime di temporanea accoglienza. Le strutture da destinare a questo scopo saranno poi gestite dalle prefetture”. Dunque nulla osta una rimodulazione di tale decreto, che possa favorire una sinergia tra MSF, Protezione Civile, e Prefettura ed Enti Locali, affrontando con strumenti emergenziali, situazioni emergenziali, pur perduranti nel tempo. E' solo una questione di banale volontà politica, di buon senso, di rispetto per i diritti umani e della nostra Costituzione, nulla di più, nulla di meno. 
Marco Barone 

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