A Lussino, salvate diverse tombe di cittadini italiani dall'oblio, ma c'è ancora molto da fare per il riconoscimento dei diritti della minoranza italiana

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Viene reso noto che a Lussino, grazie all'operato di alcuni cittadini sensibili alla salvaguardia della memoria storica ed identità dei luoghi, sono state salvate una trentina di tombe, esattamente ben 37, nel cimitero di San Martino, dall'oblio e dal degrado a cui erano destinate. I cittadini in questione, tramite la nota pagina facebook dedicata a Lussino hanno reso noto che grazie al finanziamento promosso dall'Università Popolare di Trieste, attraverso i fondi del MAECI Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale,hanno potuto  attivarsi per salvarle. Iniziativa di gran pregio che merita il giusto riconoscimento e gratitudine in un contesto dove la comunità degli italiani,con difficoltà , essendo anche gli italiani autoctoni  ridotti al minimo storico, cerca di attivarsi per quanto possibile anche tramite l'operato di singole individualità per la difesa della memoria storica. Una delle battaglie che stanno conducendo da anni ad esempio è il  r...

La notina della non foiba di Rosazzo: E' del SIM? e funzionale alla propaganda per non consegnare i criminali italiani?

La prima cosa che ho denunciato, appena emersa l'incredibile vicenda della non foiba di Rosazzo, è che la pubblicazione di questo documento cadeva, casualmente, in un momento particolare. Quando venivano aperti, nel mese di febbraio 2016 gli archivi del così detto armadio della vergogna, oltre 13 mila pagine desecretate, dove emergono anche i nomi dei criminali di guerra nostrani, militari italiani, mai puniti. Penso a quelli compiuti in Jugoslavia, ad esempio. Eccidi, torture, esecuzioni sommarie, incendi di villaggi, massacri, e mai puniti. Come risulta dagli archivi dell'ONU in un piccolo villaggio jugoslavo sono state trucidate 878 persone, mentre, in un solo giorno, sono state arrestate 2858 persone. In Jugoslavia, Grecia, Albania, gli italiani hanno istituito circa 200 campi di concentramento e si sono serviti degli ostaggi per formate i plotoni di esecuzione. Nei territori balcanici occupati dall'Italia su una popolazione di 360 mila abitanti ne sono stati uccisi 67.230.
( vedi qui La Commissione d'inchiesta per i criminali di guerra italiani, istituita per non consegnarli alla Jugoslavia e qui: Quell'elenco dei criminali di guerra italiani e nazisti ora desecretati ) E tra questi documenti, che in parte ho visionato, ve ne era uno di una gravità inaudita dove si affermava che la nota Commissione d'Inchiesta per le vicende dell'occupazione italiana in Jugoslavia "è stata creata al solo fine( e sottolineato) di evitare la consegna alla Jugoslavia col pretesto che gli italiani li avremmo giudicati noi(...)”. Dunque non si è parlato di ciò, non si è parlato dei crimini italiani, le cui carte ora sono desecretate, ed accessibili a tutti, ma di una assurda non foiba, che ha avuto l'effetto di colpire una specifica forma di resistenza, quella comunista e vicina alla Jugoslavia. Facendo delle verifiche posso affermare che la notina della non foiba di Rosazzo, è del SIM. In "Carte segrete dell'intelligence italiana - 1919-1949 parte Terza" si legge che il funzionamento del Centro 'R' coprì l'arco di tempo tra il 15-16 settembre 1943 e la liberazione di Roma, il 4 giugno 1944. A mano a mano il Centro riuscì a organizzarsi e ad articolarsi con un Capo Servizio, uno schedario, un Gruppo Centrale, che elaborava le notizie operative, sulla base delle quali compilava gli importanti messaggi giornalieri da trasmettere al Comando Supremo, all'Ufficio Informazioni e Collegamento; sulla base delle richieste del vertice forniva dati e precisazioni e soprattutto provvedeva a intensificare e a dirigere l'attività dei Gruppi dipendenti. (...)Seguiva il Gruppo 'Lo Faso', che raccoglieva e analizzava le notizie che arrivavano per mezzo dei vari nuclei addetti al controllo del movimento stradale e ferroviario, nel Lazio e nell'Abruzzo, e che riguardavano anche informazioni di carattere operativo nelle retrovie nemiche; in questo Gruppo vi era una sezione di controspionaggio." "Con la fine delle ostilità e la resa delle truppe nazi-fasciste della Repubblica Sociale 1'8 maggio 1945, il compito principale del controspionaggio, inteso ad assicurare un quadro di sicurezza allo svolgimento delle operazioni militari, secondo i piani del Comando alleato e le disposizioni tattiche conseguenti, poteva dirsi assolto. Rimanevano i compiti di rastrellamento contro informativo, oltre a quanto d'inaspettato poteva interessare un Servizio, funzionalmente efficiente al termine di una guerra disastrosa che era stata anche guerra civile una nuova situazione determinata da particolari caratteristiche politiche in un deciso antagonismo partitico. Vi furono sporadici tentativi di rinascita da parte di correnti fasciste, ma subito resi innocui." Dunque all’inizio del 1945 il Servizio segreto militare diventa Ufficio informazioni dello Stato maggiore generale, che assorbirà anche la già nota Calderini, nata sotto il fascismo, fondata nel 1939 per operazioni “offensive”, ovvero spionaggio, formata da ufficiali e dislocata per lo più oltre le linee, cioè in territorio occupato, e diventerà Prima sezione. E la notina della non foiba di Rosazzo riguarda anche la prima sezione e poi la terza sezione. In calce al documento vi sarà il timbro con il nome del Maggiore Lo Faso, già citato in precedenza. Ma vi è di più. Per contrastare le richieste Jugoslave, consistenti nella consegna dei criminali militari italiani venne affidato, in base a quello che diverse fonti sostengono, all'ufficio informazioni coordinato dal Maggiore...Domenico Lo Faso dello Stato Maggiore il compito di raccogliere adeguata informativa per contrastare la propaganda pro-jugoslava.
Tra i vari elementi vi era la demonizzazione dei ribelli, considerati banditi e si tratta di note che vennero redatte  tra la fine dell'estate ed inizio autunno del 1945 e la notina della non foiba di Rosazzo, fa riferimento ad una pregressa nota del settembre del 1945. Quindi il periodo temporale coincide, così come coincidono i soggetti in campo e probabilmente anche le finalità. Intatti, le Note relative all'occupazione italiana in Jugoslavia vennero redatte a cura dell'Ufficio Informazioni dello Stato Maggiore del Regio Esercito con l'esplicito intento di scagionare le FF.AA. italiane dalla vasta campagna propagandistica condotta contro l'atteggiamento tenuto dall'Italia negli anni di occupazione e la sua versione definitiva sarà del 1946.
Dunque quella notina, piena di contraddizioni, doveva essere un documento di propaganda e difensivo funzionale alla campagna in corso in quel periodo finalizzata a demonizzare la resistenza jugoslava e quella italiana che ha collaborato con la jugoslava con lo scopo di non consegnare i criminali militari italiani alla Jugoslavia per i crimini compiuti e mai puniti? E mai usato, sino ad oggi, per la sua evidente abnormità?  La Procura di Udine dovrebbe indagare sull'origine di quella notina, sulla sua attendibilità e sul suo percorso sino alla nota "spedizione" di ottobre 2015 in Roma.


Si segnalano questi link per approfondimenti:

http://www.diecifebbraio.info/wp-content/uploads/2013/06/ALLA-RICERCA-DI-NEMO.pdf

https://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/wp-content/uploads/2014/12/pasqualini-vol2-parte3.pdf

http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=24159

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