Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Dedicare questo 25 aprile a Giulio Regeni


Torturato come i nazifascisti torturavano i partigiani, ma con una differenza, i partigiani erano in guerra, Giulio Regeni era in Egitto per studiare, comprendere, conoscere. La conferenza stampa del 29 marzo è stata di una emozione unica. Ascoltare i genitori di Giulio è stato un qualcosa di indescrivibile. Trattenere le lacrime è stato difficile. Quelle lacrime che la madre di Giulio ha fermato, ed ha ribadito due volte il suo essere madre di Giulio, quando ha preso la parola nella sala Nassiryia del Senato della Repubblica. Fermate perché fino a quando non ci sarà la verità per Giulio le lacrime di una madre per il proprio figlio non potranno trovare spazio. E già questo basterebbe per comprendere il tutto. Giulio è stato rapito, torturato, ed ucciso. Pasolini direbbe sicuramente io so, e forse aggiungerebbe, questa volta ho le prove. E di indizi gravi, precisi e concordanti ve ne sono tanti, per arrivare alle cause della sua brutale uccisione, al mandante. Non è un caso isolato, è stato ribadito. Perché in Egitto di torture ed uccisioni similari ne sono già avvenute. E tante, ma ignorate. Non riguardavano occidentali, ed i fari dell'Occidente ignoravano, con grave colpa, questi crimini. Ma ora i fari sono puntati. E non basta la sola mobilitazione dell'Italia, ma è necessaria quella dell'Europa e soprattutto dell'Inghilterra, che si muove, in modo incomprensibile, in maniera certamente soft. Eppure Giulio era dottorando in economia dell’università di Cambridge, al dipartimento di politica e studi internazionali. Questo tremendo caso, ricorda molto, quello di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Il caso Alpi/Hrovatin attende ancora oggi piena giustizia. La verità, dopo anni ed anni sta venendo fuori. Altro che rapina o tentativo di sequestro andato male. Sono stati uccisi perché loro erano l'obiettivo, per le loro inchieste scomode che colpivano interessi economici e criminali enormi e specifici. Ufficiale e non ufficiale. Incidente o tortura. Depistaggi. Ipotesi che uccidono ogni volta Giulio, e non solo Giulio, ma mai quanto ora l'ufficialità si scontra con la non ufficialità. Proprio come accaduto nel drammatico caso di Ilaria e Miran. Verità per Giulio, verità per Ilaria e Miran, verità per chi, per amore del proprio lavoro, dei propri studi, dei propri ideali, è stato barbaramente ucciso. Ed è importante che il FVG e l'Italia tutta non chini la testa su questa  vicenda, è importante che anche l'Europa si faccia sentire. Ed è fondamentale stringersi intorno alla famiglia di Giulio ed alla sua comunità, non solo oggi, in questo momento di dolore, ma almeno fino a quando giustizia piena e verità assoluta e non relativa non sarà fatta. Ed anche per questo penso che sia cosa importante e giusta dedicare questo 25 aprile a Giulio Regeni.

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