C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

A Gorizia sorgerà un busto nei giardini pubblici dedicato a Max Fabiani



Nato sotto l'impero Austro-Ungarico e giunto nella Gorizia annessa all'Italia, città nella quale morirà nel 1962. Max Fabiani è un nome certamente noto tra Gorizia e Trieste, diverse sono le sue opere diffuse tra Vienna, Lubiana, Palermo o Roma, giusto per citare le città più importanti. Per ricordare i 150 anni della sua nascita, anche se avvenuta a dire il vero il 29 aprile del 1865, a Gorizia ci saranno alcune iniziative importanti. Il Comune ha ritenuto di grande interesse la realizzazione da parte degli studenti del Liceo Artistico di Gorizia intitolato proprio a Max Fabiani di un busto in bronzo e da collocarsi presso i Giardini Pubblici di Gorizia in prossimità del Trgovski dom, uno degli edifici più rappresentativi realizzati da Fabiani in città. Ma ha valutato anche positivamente la proposta di realizzazione di una mostra da allestirsi proprio al Trgovski dom il cui contenuto specifico è la rappresentazione dell'architettura di Max Fabiani nel Goriziano attraverso fotografie dei principali edifici e monumenti presenti in città e nei dintorni(Lucinico, Sempeter, Vrtojba), con attenzione ai dettagli architettonici e ai materiali che Fabiani usava per la loro costruzione quale rappresentazione del suo stile architettonico (secessionista, a tratti barocco, romanico). Per questi motivi con uno stanziamento complessivo di 10 mila euro, € 6.000,00 per la realizzazione del busto e di € 4.000,00 per l'allestimento della mostra, Gorizia, come deliberato il 30 novembre 2015, celebrerà i 150 anni della nascita di Fabiani in modo rilevante. Quella della cultura  dovrebbe essere la vera via maestra da perseguire con convinzione a Gorizia per salvarla da quel declino inesorabile alla quale sembra essere diretta. Certo, non si deve dimenticare il rapporto che Fabiani ha avuto con il fascismo. E' stato podestà della sua nativa Štanjel, (annessa all'Italia dopo la prima guerra mondiale e dal '47 alla Jugoslavia prima e Slovenia poi) per il regime fascista dal '35 al '45, segretario dell'Ordine degli ingegneri e architetti di Gorizia (1925-45) sotto il fascismo, e membro della direzione nazionale degli Ordini fra il 1927 ed il '31, sotto il fascismo. Dal 1938 al 1962 fu ispettore onorario della soprintendenza ai monumenti per la provincia di Gorizia. E paradossalmente sarà proprio l'edificio come da lui progettato a Trieste, il Narodni Dom nel 1920, a divenire il simbolo delle barbarie compiute dal nazionalismo italiano contro gli sloveni, sorte similare  poi toccherà al Trgovski dom a Gorizia nel 1926. Il 4 novembre del 1926, sei anni dopo l'incendio del Narodni dom,un manipolo di fascisti, festeggiando la Celebrazione della vittoria, accompagnati dal manganello, dal motto me ne frego e dalla solita camicia nera entrarono violentemente nelle sale della banca commerciale slovena gettando in cortile libri, mobili, oggetti, tutto quello che si poteva gettare venne gettato via fino a costituire un mucchio da bruciare. E bruciarono libri,documenti, mobili,oggetti,simboli, bruciarono l'identità slovena, il riscatto sloveno, tra una folla di cittadini che osservava anche applaudendo ed inneggiando Viva l'Italia, già. Applauso che prese maggiore forza quando venne rimossa l'insegna del Trgovski Dom. 


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