C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

In Italia studiare all'Università è costoso, pochi aiuti economici con l'eccezione del FVG


Avevo già segnalato un recente studio sulla questione diritto all'istruzione e sul fatto che l'Italia rischia di diventare un miraggio per una platea sempre più enorme di persone. Ora è stata pubblicata 
la Settima Indagine Eurostudent, promossa e co-finanziata dal Miur -che ha analizzato le condizioni di vita e di studio degli studenti italiani iscritti nell’anno accademico 2011-2012 a corsi di laurea, di laurea magistrale o di laurea magistrale a ciclo unico delle università statali e non statali. Andando a guardare alcuni dati, in merito al sistema del DSU, (borse di studio, collaborazione part-time, contributo per la mobilità internazionale, altri aiuti economici) o indiretti (esonero totale, esonero parziale), solo nel Friuli Venezia Giulia più della metà degli studenti iscritti negli atenei della regione hanno ottenuto almeno un aiuto economico. 

“La capacità del Dsu è meno estesa nel Mezzogiorno, soprattutto nelle Isole, dove gli studenti che hanno avuto accesso agli aiuti economici sono meno del 30%”. Studiare è costoso, e lo è ancor di più per i così detti fuori casa il cui costo medio è non inferiore ai novemila euro l’anno. “Per tutti, l’alloggio rappresenta l’uscita più consistente, pari al 35,6% del totale. Il vitto è al secondo posto, pesando per circa un quinto delle spese totali. Seguono le tasse universitarie, i trasporti, le spese per i libri e gli altri materiali didattici. Nell’insieme, l’alloggio, i trasporti e le tasse universitarie rappresentano il 56,7% della spese, un dato pienamente allineato con la grande maggioranza dei paesi che partecipano all’Indagine Eurostudent. Le famiglie costituiscono la fonte primaria di supporto degli studenti che vivono “fuori casa”. Esse forniscono oltre il 70% delle risorse. In quattro casi su cinque il contributo della famiglia rappresenta una fonte di entrata quasi esclusiva, pari a circa il 90% del totale, mentre le altre fonti di entrate hanno un ruolo secondario e integrativo”.
35,3 è la percentuale di studenti che hanno fruito di almeno un aiuto economico 1,7 è la percentuale di studenti che alloggiano in una residenza del Dsu 7,3 è la percentuale di studenti che hanno avuto l’esonero totale da tasse e contributi 6,7 è la percentuale di studenti che hanno ottenuto una borsa di studio del Diritto allo studio. 

Quali le criticità del nostro sistema? Lo stallo della capacità d’intervento del sistema del Dsu, fermo da anni su base nazionale e in riduzione nelle regioni meridionali; la riduzione della percentuale di studenti che hanno ottenuto una borsa di studio; la diminuzione della percentuale di studenti che lavorano, con conseguente riduzione della capacità di aiuto-finanziamento e maggiore dipendenza dalle famiglie; la valutazione prevalentemente negativa della preparazione pratica offerta dai corsi di studio; la percentuale di studenti in difficoltà economica per effetto della crisi, soprattutto nelle università meridionali e fra le donne over 25 7. Ma anche l’aumento delle disparità territoriali fra Sud e Centro-Nord del paese, e il peggioramento della condizione studentesca nelle università meridionali; lo squilibrio nella composizione delle entrate: il finanziamento delle famiglie è più di 1,5 volte la media europea, l’aiuto pubblico è meno della metà della media europea; le impari opportunità di accesso alla mobilità internazionale degli studenti in condizioni socio-economiche svantaggiate (possibilità dimezzate rispetto agli altri); la percentuale di studenti che terminano la mobilità internazionale senza aver conseguito un solo credito, con dispersione di risorse personali e finanziarie.
Insomma il diritto pieno all'istruzione, in Italia, rischia realmente di diventare un privilegio per pochi, o forse a dirla tutta, lo è già diventato. 


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