C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

La destra goriziana è al capolinea

E' stata un fallimento clamoroso la manifestazione indetta dalla destra cittadina di Gorizia il 15 ottobre. Chiamati a raccolta, sotto il palazzo della Regione in via Roma, poche decine di persone, diversi esponenti politici, qualche tricolore, e poco distanti una decina di casapoundisti.
Manifestazione ove si è espressa irritazione per la proposta di intervento in città di Medici senza frontiere, ove si è detto che Gorizia rischiava di diventare la Lampedusa del Nord ecc. Nessun mea culpa, nessuna ammissione di responsabilità, neanche minima, in merito al fatto che il muro edificato volutamente dalla destra ha favorito lo stato di tensione in città e soprattutto passività, le cui conseguenze giuridiche verranno valutate dalle giuste autorità, quelle politiche, etiche e morali, invece, sono state già valutate da buona parte dei goriziani. Chi ha leso l'immagine della città è chi ha alzato i muri e non chi ha lottato, per mesi, per l'affermazione di diritti umanitari. Una parte considerevole della città certamente non ha sentimenti di "sinistra" diffusi, ma non è certamente rimasta indifferente in merito al trattamento disumano, degradante, squallido che è stato riservato per mesi e mesi a chi è fuggito dalla guerra e giunto a Gorizia per chiedere aiuto, protezione, diritti garantiti dalla Legge. Una città che ospita la Commissione Territoriale, già ridimensionata nelle sue competenze, dovrebbe essere pronta, preparata a certe e date situazioni  invece come i fatti hanno evidenziato non lo è. Potrebbe anche chiudere la Commissione Territoriale, ma se chiuderà questa, chiuderà anche la Prefettura, la cui ratio esistenziale è data propria dalla questione immigrazione, e poi, sarà declino totale.   
L’accoglienza del richiedente asilo é un obbligo giuridico per gli Stati membri dell’Unione europea. La Direttiva n. 2003/9/CE prevede norme minime sull’accoglienza dei richiedenti asilo finalizzate a “garantire loro un livello di vita dignitoso e condizioni di vita analoghe in tutti gli Stati membri”. E risultano certamente violati i seguenti articoli della nostra Costituzione, quali l'articolo 3 e 10 oltre che i seguenti articoli della Carta Europea dei diritti dell'Uomo che nel dicembre 2009, con l’entrata in vigore del trattato di Lisbona, ha acquisito lo stesso effetto giuridico vincolante dei trattati, quali il 1,3,6,20,21,34,35, da parte di chi sostiene istanze o promuove manifestazioni che fomentano intolleranze nei confronti dei migranti e richiedenti asilo. L'immagine che si percepisce oltre i muri invisibili di Gorizia è che questa città sia inospitale, sia non accogliente, reazionaria, che ha tradito il suo essere luogo di frontiera, il suo essere luogo di multiculturalismo. Gorizia è una città che ha visto dal 1948 ad oggi quasi sempre sindaci della DC. E la DC a Gorizia ha governato fino al 1993 cioè fino a quando Andreotti è stato un protagonista attivo della vita politica italiana e fino a quando la DC ha avuto il suo ultimo respiro. Città che ha fatto della moderazione il suo stile di vita nel corso di questi ultimi decenni. Questa volta la destra sembra essere al capolinea. Gorizia, come avevo già denunciato questa primavera, è diventata un simbolo per i reazionari, un simbolo per l'estrema destra, ed anche per i nostalgici del fascismo e per i neofascisti ed i centenari storici se governati in cattivo modo svolgeranno una funzione di attrazione, in tal senso, micidiale
Non è un caso che ci sia una concentrazione di certe manifestazioni di estrema destra in città. Non è un caso che la questione migranti a Gorizia sia diventata uno strumento politico. Non è più possibile continuare a vedere a Gorizia manifestazioni che si scontrano con i valori ed i principi della nostra Costituzione e con i principi fondamentali della Carta Europea dei diritti dell'uomo. Gorizia è in questo momento un laboratorio e di ciò se ne deve prendere atto, soprattutto in un momento in cui la destra governativa è certamente in difficoltà. 
Vi sono vari tipi di laboratori, alcuni possono essere funzionali alla pacificazione sociale, altri ad estremizzare i conflitti per alzare lo stato di tensione, altri a favorire soluzioni ungheresi, ultra-nazionaliste, anticostituzionali, e che andrebbero bandite a priori, altri finalizzati a sancire la pulizia di tutte quelle istanze ideologiche che hanno segnato il '900, che Gorizia ha conosciuto pienamente, per una società altra, ma senza alcuna identità specifica. 
Penso che sia arrivato il momento di avviare una sana e complessiva riflessione sulla questione di Gorizia perché non è più possibile vivere alla giornata, pensando di risolvere i problemi con i supereroi, cosa che non deve esistere, perché la vita reale non è un fumetto Marvel, e neanche con l'esasperazione dell'io, male assoluto della politica e della società. Perché a quel punto la politica non è più servizio ai cittadini, ma miseria umana. Non è più possibile vivere di pseudo-emergenze, vivere senza avere una visione complessiva, una progettualità duratura e stabile, e dover ogni volta rincorrere ogni goccia che scivola via dal vaso per riportarla nel suo vaso, per poi vederla nuovamente uscire, senza comprendere che il problema è il vaso stracolmo d'acqua turbolenta e non la goccia che fugge, forse anche inconsapevolmente, dal vaso. 

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