Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Isontino dormiente? Svegliamolo con la zona franca "provinciale" e transfrontaliera


Il Piccolo di Gorizia ha lanciato una proposta volta a sollevare dibattiti ed iniziative per risvegliare non solo la città di Gorizia ma l'intera area territoriale isontina. Certo, a livello ordinamentale verrà meno la provincia di Gorizia e nasceranno, teoricamente, le anti-democratiche UTI che divideranno questo territorio in basso ed alto Isontino. Ma l'Isontino non necessita di frammentazione, di divisione, ma di sinergia, collaborazione, pur difendendo l'autonomia vitale e costituzionale dei singoli Comuni. A Trieste, in passato, vennero raccolte, ben 65 mila firme per una zona franca integrale. Come sappiamo Trieste, per diverse ragioni, non ha saputo fare tesoro di questo strumento. Ad aprile 2013 per il porto di Livorno ed Ancona venne depositata la richiesta per l’istituzione della zona franca, ad aprile 2015, invece, è stata depositata altra proposta di Legge, che prevede sempre l'istituzione di una zona franca per lo sviluppo e la legalità per il territorio di Caltanissetta, Enna ed Agrigento. L’obiettivo era ed è quello di sollecitare le istituzioni a investire su un progetto capace di attrarre nuove iniziative produttive e nuovi investimenti sul territorio, stante, tra l’altro, il concorso delle istituzioni locali,regionali e delle associazioni di categoria ecc. 
Così facendo si sperimenta nell'area individuata, la necessità di approntare strumenti straordinari che lo Stato, in concorso con la regione, deve porre in essere per innescare meccanismi di sviluppo economico e di ordine sociale. L’obiettivo è quello di creare le condizioni per una rinascita sociale e culturale, che offra un’opportunità alle imprese locali che vogliono crescere e alle PMI provenienti da altri territori, che intendono delocalizzare le proprie iniziative, agendo in condizioni di sicurezza e con adeguate infrastrutture. Chiaramente zona franca non deve significare fai quello che vuoi con i lavoratori, ed i diritti dei lavoratori, questi devono essere garantiti a prescindere, però è innegabile che se da un lato si può favorire l'arricchimento di chi investirà, visto che è la naturale logica del sistema capitalistico, dall'altro lato le ricadute per il territorio, possono essere positive, dal punto di vista occupazionale,economico e sociale.  
In base alla Direttiva Comunitaria n.69/75/CEE del 4 marzo 1969 intitolata “Direttiva del Consiglio relativa all’armonizzazione delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative riguardanti il regime delle Zone Franche si rileva che ( l’art. 1 comma 2)   la “Zona Franca”,  è  ogni territorio posto fuori dal territorio doganale (extradoganale) e dove le merci non devono essere assoggettate ad alcuna tassa o misura di effetto equivalente. Certo, Gorizia  con una Legge specifica del 1948 ha conosciuto un regime particolare di Zona Franca, ma il vero cuore dell'economia locale è rappresentato dal Fondo di Gorizia che oggi costituisce l'unico strumento per lo sviluppo del territorio goriziano. Andrà ripensata una zona franca non solo urbana ma provinciale e soprattutto valutare la possibilità di una zona franca transfrontaliera, Gorizia e Nova Gorica, devono, in tal senso, collaborare e camminare insieme con l'aiuto dell'Unione Europea. D'altronde uno dei principi fondamentali del Trattato sull’Unione Europea è il principio di sussidiarietà, sancito dall’art. 5 comma 3 quale fondamento della politica di coesione economica e sociale,mentre l’art. 107 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea prevede la possibilità di aiuti di Stato nelle regioni dove il tenore di vita sia anormalmente basso oppure si abbiano gravi forme di sottoccupazione. Senza dimenticare che nell'attuale provincia di Gorizia vi è l'aeroporto del Fvg, vi sono i cantieri navali, e la zona franca estesa, per una zona economicamente oggi depressa come quella isontina, ed a rischio spopolamento, può essere un punto di svolta vitale, in armonia con la tutela ambientale, incentivando il turismo, la cultura, i rapporti commerciali in particolar modo con l'Est e favorendo una rinascita in questo nuovo secolo di un territorio che soffre una crisi più che passeggera, strutturale e sistemica. Per la rinascita occorrono strumenti straordinari ed eccezionali, e la zona franca estesa, lo è e lo può essere anche per l'Isontino.



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