La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Il 25 giugno '46 si insediava l'Assemblea Costituente,25 giugno 2015 si attacca la scuola della costituzione

Correva l'anno 1946 ed in quel 25 giugno si insediava L'Assemblea Costituente della Repubblica Italiana, organo legislativo elettivo preposto alla stesura della Costituzione. Oggi, 25 giugno 2015, la scuola nata da quella Assemblea Costituente, della nostra Costituzione, rischia di vivere il suo ultimo respiro. Perché se sarà fiducia governativa, pur essendo venuta meno quella del mondo sveglio e vigile della scuola, si chiuderà quasi un secolo di storia della scuola pubblica italiana. Il testimone passerà alla scuola azienda. La libertà d'insegnamento sarà solo una mera formalità, forma che non sarà sostanza, il diritto allo studio sarà solo forma, forma che non sarà sostanza, così forma e non più sostanza sarà la pari dignità sociale il contrasto alle diseguaglianze in ordine alle condizioni personali e sociali, l'arte e la scienza e l'istruzione libera ed aperta lasceranno il posto alle competenze, alla competizione, alla concorrenza. Una scuola che avrà pochi vincitori ed una platea infinita di sconfitti. Una scuola, quella che rischia di essere partorita in questo 25 giugno 2015, che sarà l'esempio di cosa la scuola non debba essere. Non è una riforma quella in essere, ma l'edificazione di una scuola nuova, che va oltre la Costituzione. Di norma, in Paesi civili, democratici queste cose vengono definite senza fiducia, senza fretta, senza correre, senza ricatti, senza vendette, con la massima partecipazione e condivisione. Avrebbero dovuto proporre una nuova assemblea costituente per la scuola pubblica. Questa è la storia del nostro Paese. Tradita in tal triste 25 giugno 2015. Non è una lamentazione, questa. E' una presa di consapevolezza, chiara, inequivocabile. Andremo avanti, nonostante tutto ed il tutto. Una cosa è certa, la scuola, la nostra scuola, ha dimostrato a tutti cosa significa amore per la scuola pubblica, cosa significa democrazia. Mesi di lotta, mesi di rivolta, mesi a testa alta. E questo tesoro non sarà inutile, questo tesoro è la nostra ricchezza, perché prima di ogni virgola e legge, ci sono le persone, e se le persone non condividono totalmente, in modo compatto, unitario, una norma, una legge, questa, avrà vita dura e breve. Legiferare contro la volontà, contro quel mondo che si vorrebbe innovare, ma che in realtà si vuole azzittire, è il peggior modo di amministrare la cosa pubblica. Si dice che il bene pubblico, la cosa pubblica andrebbe amministrata con il vecchio spirito del buon padre di famiglia. Concetto arcaico, certo, ma giuridicamente ancora attuale. Ebbene, non è e non è stato un buon padre di famiglia questo Governo e questo modo di legiferare. Quando si pone o si propone la fiducia su provvedimenti con valenza di carattere costituzionale, e quello che interviene in modo organico nel settore della scuola lo è, si violenta lo spirito, ora silente, apparentemente impotente ed in balia di correnti turbolente, della nostra Costituzione quale quello della Sovranità popolare. Certo, Einaudi in sede di Costituente affermava che “ La Sovranità Popolare appartiene al novero di quei concetti che si chiamano miti, che sono, in sostanza, formule empiriche, accettabili in vista di determinati scopi (per esempio: trovare il migliore governo, stabilire un clima di libertà, evitare qualunque tipo di tirannia) ma che possono anche cambiare”, ma come ebbe modo di evidenziare La Rocca “nel sistema parlamentare deve essere riconosciuto il principio che nella Repubblica italiana, unitaria, indivisibile, democratica, la radice della sovranità sta esclusivamente nel popolo, da cui emana ogni potere”.
Nota: intervento pubblicato su Orizzonte Scuola 

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