Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Portiamo un mazzo di fiori davanti alle scuole come segno di lutto per la morte della scuola pubblica


 Vi è aria di lutto, lutto per la morte della scuola pubblica. In tanti collegi docenti, in corso in questi giorni, centinaia di docenti si sono recati vestiti in nero, in segno di lutto. Un lutto che vuole denunciare da un lato l'arroganza di un sistema decisionista, autoritario che ha ignorato le legittime pretese di chi ha scioperato, oltre il 70% del personale della scuola, pretese chiare, precise e concise, ritiro del ddl sulla scuola. Un lutto che vuole denunciare la sofferenza della democrazia, nei confronti di un Governo che non deriva da alcun processo elettorale, che non ha avuto alcun mandato popolare per intervenire, così come ha arbitrariamente fatto, nel settore della scuola. Eppure ciò è accaduto. Una norma scritta dal Governo, in un Parlamento dipendente politicamente e sostanzialmente dal Governo. Un lutto che vuole denunciare l'amen della scuola pubblica, l'avvento della scuola azienda, perché è di questo che si tratta, con una gestione fortemente accentrata della cosa pubblica, meglio ex pubblica, quale la scuola, cuore pulsante e vitale di ogni Paese. Accentramento che segue l'andazzo oggi sussistente, decidere e basta. 
Dissensi, scioperi, opposizioni? Non contano un fico secco per chi governa ed amministra la cosa pubblica, nei peggiori dei casi, nei migliori dei casi conferiscono una sorta di accontentino ma senza intaccare l'architettura portante del mostro che vogliono partorire e che hanno partorito con 316 voti favorevoli.
Eppure l'autoritarismo ha dato il via libera al '68, movimento politico, sociale e culturale che oggi si demolisce, perché la buona scuola di Renzi e company è anche una riforma ideologica, è la lancia che trafigge al cuore il '68, già colpito, per quanto concerne i diritti dei lavoratori e le sue conquiste con il Jobs Act, con il venir meno praticamente dell'articolo 18 simbolo dello Statuto dei Lavoratori nato grazie alle mobilitazione del '68. 
Si lottava contro il burocratismo, contro le diseguaglianze, per una scuola critica, consapevole, per una scuola che non sfornasse lavoratori ma cittadini. Contro l'idea di un mondo ingiusto, autoritario e non autorevole, contro la competizione, contro la meritocrazia, strumento di controllo e di limitazione della libertà d'insegnamento. 
Ebbene, tutto ciò, con questa riforma, viene meno. E' stato demolito il '68 e non è detto che non ne nascerà uno nuovo dopo questo scellerato provvedimento legislativo sulla scuola, e di indicazioni, d'altronde, ve ne sono tante. Ed allora, portate un mazzo di fiori davanti alle scuole italiane, per dare l'ultimo saluto alla scuola pubblica, e per sancire l'inizio di un nuovo riscatto, il riscatto della nostra scuola pubblica. Nonostante tutto, non dobbiamo arrenderci, non dobbiamo cedere, se vogliamo veramente tutelare la nostra scuola pubblica, la lotta non si deve arrestare, soprattutto ora e per un nuovo '68, per una nuova rivoluzione culturale,sociale,contro l'arroganza, la prepotenza ed il decisionismo, perché non deve più essere l'autorità a fare la legge, ma la verità.
(pubblicato per tecnica della scuola

 da Tecnica della scuola:
Rilanciamo l'iniziativa proposta su questo portale da Marco Barone di portare a scuola domani, 21 maggio, un mazzo di fiori da deporre davanti all'edificio scolastico per protestare contro l'approvazione della riforma.
Fate sentire la vostra voce: inviateci foto e video dell'evento sui nostri social. Verranno immediatamente pubblicati!

L'approvazione del disegno di legge di riforma della scuola ha scatenato tantissime reazioni. Si tratta di un provvedimento molto controverso. Marco Barone, nel suo pezzo di commento parla di “lutto” e di “morte della scuola pubblica lanciando l'idea di portare un mazzo di fiori davanti alle scuole italiane, per dare l'ultimo saluto alla scuola pubblica, e per sancire l'inizio di un nuovo riscatto, il riscatto della nostra scuola pubblica.
La Tecnica della Scuola appoggia l'iniziativa e invita i suoi affezionati lettori a portare l'"estremo saluto" alla scuola italiana depositando un mezzo di fiori all'ingresso delle strutture scolastiche.
Partecipa attivamente inviando foto o un filmati dell'evento i nostri canali social (Facebook o Twitter) o una mail ainfo@tecnicadellascuola.it


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