Gorizia e Nova Gorica una capitale europea della cultura divisa dalla memoria storica, giusto così

Immagine
L'ennesimo no giunto dal Comune di Gorizia alla richiesta di revoca della cittadinanza onoraria al dittatore Mussolini, ha scatenato un putiferio politico rilevante. Ma era da mettere in conto. Come è risaputo, dal punto di vista storico, Gorizia nel conferire la cittadinanza onoraria a Mussolini non fece nulla di più e nulla di meno rispetto a quello che fecero sostanzialmente tutti i comuni italiani nel ventennio. L'atto non fu spontaneo, ma un banale allineamento alle volontà del regime. La Stampa del 21 maggio 1924 denunciava, in diversi casi, l'esistenza di alcune circolari sia prefettizie che di funzionari fascisti, che invitavano i Comuni a riconoscere la cittadinanza onoraria a Mussolini per blindare l'inizio della nuova legislatura. Circolari che valevano come monito per i Comuni che non avevano seguito ancora l'esempio di Roma. Ed i  Prefetti, nel loro atto "riservato" invitavano i consigli comunali, che si prodigavano a riconoscere la cittadinan

L'importanza politica della onorificenza riconosciuta a Tito nel 1969

In questi giorni si è ritornati a parlare della onorificenza riconosciuta a Tito nel 1969 chiedendo la revoca. Ovviamente l'iniziativa parte dalle solite realtà di destra e nazionalistiche. Probabilmente sfuggono alcuni dettagli storici e politici di una certa rilevanza. L'onorificenza in questione è quella di Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana assegnata con decreto del 2 ottobre del 1969. Come si legge nella normativa di riferimento le onorificenze sono conferite con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, sentita la Giunta dell'Ordine. L'Ordine "Al Merito della Repubblica Italiana", secondo gli scopi indicati dalla legge 3 marzo 1951, n. 178, che lo istituisce, è destinato a ricompensare benemerenze acquistate verso la Nazione nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell'economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte ai fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari. Ma anche per benemerenze di segnalato rilievo nel campo delle attività indicate nell'articolo precedente e per ragioni di cortesia internazionale il Presidente della Repubblica può conferire onorificenze all'infuori della proposta e del parere richiesti dal primo comma dell'art. 4 della legge 3 marzo 1951, n. 178. Il decreto di concessione è controfirmato dal Presidente del Consiglio. 
Come è noto il 19 gennaio del 1969 a Praga ci sarà il gesto eclatante di Jan Palach, e sarà proprio la Jugoslavia quella che a livello internazionale verrà reputata non tanto come zona cuscinetto, ma come muro fiduciario chiamata a contenere la problematicità della questione Sovietica  e tutto ciò che essa rappresentava nel quadro politico, economico e sociale internazionale. 
Il 2 ottobre del 1969 Saragat e Moro si recarono a Belgrado, per una visita ufficiale che durerà cinque giorni. Sarà questa la prima visita compiuta da un Presidente della Repubblica italiana in Jugoslavia dalla fine della guerra. Moro ripartirà prima di Saragat, per impegni già concordati, poiché a New York, doveva partecipare all'assemblea delle Nazioni Unite. 
Si affrontarono varie questioni, dagli investimenti italiani nelle infrastrutture Jugoslave, alla possibilità di prevedere ulteriori contratti tra la Zastava e la FIAT per arrivare alla produzione da 50 mila auto a 180 mila annue. Il 4 ottobre durante una partecipata ed attesa conferenza stampa Tito accetterà l'invito rivolto pubblicamente da Saragat, ovvero venire in Italia e si parlerà pubblicamente del 1970 e la dimostrazione che i rapporti erano non buoni ma ottimi venne evidenziata da un colloquio non programmato tra i due Presidenti tanto che Tito per la prima volta apri la possibilità di ridiscutere la questione dei confini con l'Italia. Intanto, contestualmente a ciò, a Trieste ed al confine di Gorizia ci saranno attentati antisloveni, chiaramente collegati alla visita di Saragat in Jugoslavia, ed il 12 dicembre 1969 giorno in cui ci sarà l'espulsione della Grecia dal Consiglio d'Europa, giorno in cui, a Lubiana, si doveva svolgere il difficile incontro, per ovvi motivi, tra Tito e Bascev, ministro degli esteri della Bulgaria, uno dei Paesi che riconobbe la reggenza del regime greco, a Milano esplose la nota bomba di Piazza Fontana.
E veniamo al 7/8 dicembre 1970 ed alla mancata visita di Tito, programmata e come comunicata pubblicamente già ne '69. In Italia si doveva realizzare il noto golpe. Non è un mistero che durante il dibattimento in ordine ai fatti del golpe Borghese emerse che a detta di alcuni il motivo della visita di Tito era lo scorporo della zona B di Trieste per cui il controordine fu emanato nel momento in cui Borghese seppe che l'arrivo di Tito era stato rinviato. Ed emerse anche  che l'azione eversiva era stata suggerita dai servizi Segreti proprio per la visita di Tito.  
Sarà interessante quanto riporterà anche il The Guardian ovvero che solamente due giorni prima della visita di Tito si era svolto in Italia il tentato colpo di stato e che dovevano essere state coinvolte anche alcune centinaia di emigranti sloveni che avrebbero avuto il compito di dare una mano ai gruppi neofascisti e di rendere impossibile la visita dello statista jugoslavo.( George Armstrong: Italians ready for Tito’s postponed visit. The Guardian, 22. 3. 1971. Il rittaglio si trova per es. in TNA FCO 28/1640 ). Ma a quanto pare la "notte della Madonna" doveva non solo coinvolgere Roma ma contestualmente anche Zagabria e la commissione d'inchiesta come istituita da Tito, che nel marzo del '71 presentò le conclusioni, fece trapelare che il tutto, per quanto riguardava le vicende croate, sembrava essere ricondotto ad un mero intrigo dei servizi segreti locali. 
L'importante visita avverrà nel marzo del 1971. Il 24 marzo 1971, il giorno antecedente la vista di Tito in Italia, l'ANPI saluterà il tutto in modo positivo così scrivendo: “la visita affonda le sue radici ideali nella comune resistenza al nazismo, quando tutti e due i nostri popoli lottarono non solo per la cacciata dell'invasore straniero ma anche per il radicale rinnovamento delle vecchie strutture politico sociali ed economiche che avevano fino ad allora impedito lo sviluppo dei nuovi ordinamenti democratici e popolari (...) Nell'impegno che ci deriva dal comune passato di lotte nel nome di una amicizia che nell'odierna visita trova una ulteriore conferma ed alimento. salutiamo il maresciallo Tito, da partigiani a partigiano, col vecchio grido di guerra della resistenza: " Morte al fascismo. libertà ai popoli”. Nel primo comunicato congiunto emesso tre le autorità Jugoslave e quelle Italiane si evidenziava innanzitutto che “le due parti hanno concordato circa la necessita di continuare ad adoperarsi per un rafforzamento di un clima di fiducia e di distensione internazionale che consenta di individuare adeguate soluzioni alle crisi che tuttora turbano la pace nel mondo”. Tito visiterà anche la FIAT e sarà nota la foto sorridente tra Tito ed Agnelli con una delegazione dello stabilimento di Torino, visita che si ripeterà nel 1973. Probabilmente l'elemento più importante della visita di Tito in Italia sarà l'incontro, di oltre due ore, avuto con il Papa Paolo VI. La Jugoslavia veniva considerata come l'unico Paese socialista europeo che aveva completamente normalizzato le proprie relazioni diplomatiche con il Vaticano. 
A conclusione dell'incontro il Papa, rivolgendosi a Tito ed alla Jugoslavia, riconobbe che “non senza interesse abbiamo visti affermati nei fondamenti della vostra Carta principi come quelli della umanizzazione dell'ambiente sociale e del rafforzamento della solidarietà e della collaborazione fra gli uomini e del rispetto della dignità umana”.

Marco Barone 
nota:foto di Tito a Ciampino marzo 1971

Commenti

Post popolari in questo blog

Una storia per bambini della scuola primaria nella giornata Mondiale della Gentilezza

Come calcolare capienza di una piazza durante manifestazione?

La foiba nella cultura popolare da Pisino a Ronchi