Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Ronchi avrà una piazza dedicata a Francesco Giuseppe I d’Asburgo – Lorena

Nel centenario della prima guerra mondiale il Comune di Ronchi ha deciso di intitolare una piazza a Francesco Giuseppe I d’Asburgo – Lorena. Una piccola piazza situata tra i civici 22 e 24 di Via Cau de Mezo, dopo aver ottenuto il via libera da parte della Deputazione di Storia Patria per il Friuli, la cui origine risale al 15 dicembre del 1918. Una iniziativa che potrà lasciare perplessi ma anche accogliere diverse valutazioni positive, che si pone in continuità con la recente inaugurazione di una lapide presso il locale cimitero, che ricorda il sacrificio dei soldati di Ronchi, circa cinquecento,che hanno combattuto per l'Impero. Già, perché Ronchi, o meglio Ronchi di Monfalcone, anche se i cittadini di Ronchi non si sono mai sentiti di qualcuno né di Monfalcone, né dei legionari, denominazione che maturerà sotto il fascismo e per il fascismo, ma semplicemente di Ronchi, sotto l'Impero Austro Ungarico ha conosciuto la sua ricchezza ed autonomia. Nel 1850 diventerà comune autonomo, nel 1860 verrà inaugurata la stazione di Ronchi Nord, nel 1906 quella di Ronchi Sud, ci sarà il cotonificio di Vermegliano, più altre opere che hanno reso florida l'agricoltura e l'economia locale, per non parlare delle scuole, funzionanti,del rispetto della lingua come parlata da diverse comunità. Senza dimenticare che nel 1912 il comune fu elevato al rango di “borgata”, con editto firmato dall’imperatore Francesco Giuseppe. Non è un mistero che ancora oggi in diverse case di cittadini di Ronchi è possibile trovare un quadretto che ritrae quello che io chiamo il vecchio dai grandi baffi, l'Imperatore Francesco, così come non è un mistero che decine e decine di cittadini di Ronchi si sono visti italianizzare il proprio cognome austriaco, sotto il fascismo, per il noto processo di italianizzazione forzata,perché si doveva annientare tutta l'identità pregressa in nome e per conto dell'Italia. Quella intitolazione della piazza certamente recherà gran fastidio a coloro che hanno “edificato” in Oberdan(k) un martire per l'avvenire dell'Italia in queste terre. Il quale, pur con i dilemmi che ancora sussistono in merito all'attentato del 2 agosto di Trieste ove morì un ragazzo di quindici anni, e  ci furono decine di feriti, venne poi trovato con due bombe predisposte per compiere un nuovo attentato, dunque azione terroristica. Rifiutò la richiesta di grazia, una volta arrestato a Ronchi e sotto processo, come prodotta dalla madre, che comunque venne respinta dalle autorità, perché voleva diventare martire e dunque oggi l'Italia si trova a riconoscere come martire un terrorista. Così come recherà perplessità per quelle violenze che sotto la reggenza dell'Imperatore non sono certamente mancate. Penso alla dura repressione dello sciopero dei fuochisti ed alla protesta anarchica di Trieste, nel febbraio del 1902, dove vi furono decine e decine di morti, fatto ancora oggi non ricordato a dovere,alle censure esercitate nei confronti della stampa italiana, il Piccolo, in quel periodo,alle ammonizioni esercitate sotto l'Impero austro ungarico da parte del Commissario austriaco, verso alcuni italiani che incitavano la diffusione della lingua italiana, forse perché sospettati di irredentismo, alla reazione ingiustificata contro la Serbia. Serbia che doveva pagare la penitenza, a colpi di cannone, per l’attentato all’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo e sua moglie.Morte colta con molta indifferenza a Vienna ed estrema freddezza dall’Imperatore. Per esempio “l'imperatore Francesco ricevette la notizia senza mostrare alcuna emozione, durante la cena, e decise di continuare a cenare da solo”, oppure che il "funerale dell'arciduca durò appena un quarto d'ora e subito dopo Francesco Giuseppe torno a Ischl e alle sue cure termali". Ed ancora che il 29 giugno a Vienna il professor Redlich scriveva “ in città non c'è alcun segno di lutto, c'è musica ovunque”, mentre il Times racconterà il “funerale in termini così sobri da indurre sonnolenza e gli osservatori stranieri a Vienna si stupirono del fatto che in città il lutto per l'erede al trono imperiale fosse tanto superficiale e chiaramente solo di circostanza”. Serbia che era destinata alla punizione, solo per la ragione di esistere in quanto tale. La campagna di agosto, segnerà la prima grande sconfitta dell’esercito austro-ungarico, con la nota battaglia del monte Cer. La spedizione punitiva di agosto sarà di una violenza inaudita contro la popolazione civile. Si massacreranno contadini, donne, bambini, spesso si risparmiavano le pallottole, per non sprecarle, decidendo di uccidere i civili con la baionetta, tre uomini contro uno solo, colpito ed ucciso come una bestia, vi sono anche testimonianze di persone sepolte vive in piena agonia. E bestialità nella bestialità questo massacro veniva fotografato per esser pubblicato come una sorta di trofeo.Sì, l’impero austro-ungarico ha cercato di realizzare una mera pulizia etnica. Basta pensare al modo in cui si comportarono le truppe imperiali subito dopo il duplice omicidio. Solo 48 dopo ore l’assassinio in Bosnia furono arrestati 200 serbi, diversi contadini impiccati subito, alla fine di luglio, 5000 saranno i serbi dietro le sbarre e 150 furono impiccati appena iniziarono le ostilità. I conti, alla fine della prima guerra mondiale, i numeri, saranno impressionati. Quasi 750 mila serbi, ovvero un serbo su sei ovvero quasi il 22% della popolazione verrà spazzato via, la percentuale più alta tra tutti i Paesi coinvolti dalla prima guerra mondiale. Certo, la storia ha tramandato che l'Imperatore, che morirà comunque prima della fine della prima guerra mondiale, ha ceduto alle pressioni dei burocrati e dell'esercito,firmò il decreto di guerra affermando "La guerra! Lor signori non sanno cos'è la guerra! Io lo so ... da Solferino."però egli era l'Imperatore egli rappresentava l'Impero, quell'Impero che nel bene o nel male ha segnato la vita di milioni di persone e della importante comunità di Ronchi che ha una storia che merita di essere diffusa e conosciuta.


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foto dopo inaugurazione piazza del 23 maggio 2015




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