Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

Immagine
Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Italia tra nuovo rischio default, nostalgia della lira e scontro generazionale


Il Fatto quotidiano ha ripreso la denuncia del giornalista finanziario Wolfgang Münchau pubblicata sul Financial times. 
Sia ben chiaro, non è che tutto quello che viene pubblicato sul e dal Financial times deve essere inteso come verità assoluta ma è innegabile l'importanza politica che gli editoriali e gli articoli che lì vengono pubblicati rivestono all'interno del sistema capitalistico occidentale. 
L' articolo di  Wolfgang Münchau  che è stato ripreso da diverse fonti giornalistiche internazionali, da un lato prende letteralmente a schiaffi la politica del Governo Renzi, a partire dalla questione licenziamenti e promesse, dall'altro lato rimette nelle mani della BCE la sopravvivenza a tempo dell'euro zona la cui vita dipenderebbe dall'Italia. 
Sembra di iniziare a rivivere lo stesso giochino che per lungo tempo ha massacrato la Grecia, se la Grecia esce dall'Unione Europea, rischia di crollare la UE. Intanto, di Grecia, Spagna, Portogallo, non si sa più niente, dimenticate, abbandonate a se stesse, dopo anni di attenzione mediatica. Da un lato l'attenzione mediatica serviva per legittimare la politica economica europea della rigidità, dall'altro per preparare il terreno per le elezioni politiche comunitarie, ma finito il periodo temporale, dopo aver imposto sacrifici immensi, enormi, ogni oltre sopportabilità, alle comunità di questi Paesi, l'oblio del sistema è inesorabilmente diventato realtà. Adesso si continua con l'Italia. Non è un mistero che in Italia qualcosa sia mutato nei confronti di Renzi. Premier non eletto, che si vanta del 40 % dei voti presi tra chi si è recato a votare, alle elezioni comunitarie, in ogni caso non ha maturato il 40 %  reale dei voti degli elettori italiani in toto, falsità comunicativa che ancora non si riesce a smontare. Questo qualcosa che è mutato risponde più a logiche di potere interno che di sistema e questo qualcosa condurrà forse prima del previsto ad una nuova campagna elettorale. Ritornando all'articolo di Wolfgang Münchau, come tradotto e ripreso dal Fatto quotidiano, si evidenziano alcuni passaggi significativi:“La situazione economica italiana è insostenibile e porterà a un default sul debito a meno che non ci sia un improvviso e duraturo cambiamento nella crescita. Se così non fosse, il futuro dell’Italia nell’eurozona sarebbe in dubbio, e di fatto lo sarebbe il futuro dell’euro stesso”.
Ricorda anche che l'Italia “non ha una banca centrale che possa finanziare con la moneta i suoi debiti”, “non ha un tasso di cambio da poter svalutare”. Quasi a denunciare che se in Italia ci fosse la lira forse i suoi problemi economici strutturali avrebbero qualche via di uscita? Ma ritornare alla lira significherebbe ammazzare l'euro ed ammazzare l'euro significherebbe far crollare l'Unione Europea, o meglio questa Unione Europea fondata sull'Euro. Ed allora la salvezza, ma non di salvezza a lungo termine trattasi, ma pro tempore, sarebbe nelle mani della BCE, che a parere del giornalista finanziario, dovrebbe comprare titoli di Stato italiani e “l’euro dovrebbe svalutarsi di circa il 60 per cento perché l’Italia possa ottenere una svalutazione di portata simile a quella del 1992, quando la lira lasciò temporaneamente il sistema monetario europeo“.
Roba fantascientifica, impensabile da conseguire, con questa situazione.
Insomma o lira, o default?
Intanto con la litania finalizzata a riconoscere diritti alle nuove generazioni precarie, si pretende la riduzione di diritti fondamentali ed acquisiti da una platea enorme di lavoratori e lavoratrici. Follia allucinante, ma che ha ben ipnotizzato diverse parti sociali. Invece di sradicare la precarietà, abolendola, si decide di renderla stabile penalizzando chi i diritti li ha avuti, mica per concessione poi, ma per dure lotte e conquiste, favorendo le condizioni per la realizzazione di un duro scontro generazionale.




Commenti

Post popolari in questo blog

Una storia per bambini della scuola primaria nella giornata Mondiale della Gentilezza

Come calcolare capienza di una piazza durante manifestazione?

Bruxelles e le vetrine hot