Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Scuola: diminuire il rapporto tra studenti e docenti


Come hanno confermato tutte le indiscrezioni, il nuovo anno scolastico registra un buon incremento di iscrizioni ma non incrementerà, in proporzione, invece, la effettiva dotazione organica del personale. Nella scuola dell'infanzia le sezioni saranno costituite, sulla base del numero complessivo degli alunni iscritti, con un numero di bambini non superiore a 26 e non inferiore a 18, e si può arrivare in caso di eccedenze fino a 29 alunni per classe. Le classi di scuola primaria saranno costituite da non meno di 15 e non più di 26 bambini, elevabili a 27. Nelle zone di montagna e piccole isole il numero minimo scende da 15 a 10 bambini, mentre le pluriclassi dovranno essere costituite da non meno di 8 e non più di 18 bambini. Nelle scuole secondarie le classi prime saranno costituite, di norma, da non più di 27 alunni e non meno di 18. Le eventuali eccedenze sono ripartite fino ad un massimo di 28 alunni. Si costituisce una unica classe qualora il numero degli iscritti non supera le 30 unità.  Ovviamente si deve tenere conto del fatto che tutte le classi di ogni ordine e grado che accolgono alunni con disabilità, comprese le sezioni di scuola dell'infanzia, sono costituite “di norma” con non più di 20 alunni a condizione che sia esplicitata e motivata la necessità di riduzione numerica di ciascuna classe. Ora, non potendosi comparare questa situazione con quella europea, perché, a parer mio, ogni Paese ha la sua specificità, e poi non è detto che rientrare nella media europa significa che il tutto sia funzionale ad una scuola pubblica efficiente, il rapporto tra studenti e docenti, in Italia, è elevato. Andrebbe se non dimezzato, certamente ridotto nella misura di almeno un buon 30/40% e così facendo sicuramente si risolverebbe anche buona parte del problema del precariato. Classi dignitose, rapporto studenti docenti dignitoso, didattica e formazione dignitosa, insomma si potrebbe realmente, in un colpo solo, risolvere gran parte dei problemi che caratterizzano il mondo della scuola, da quello della didattica in relazione alle classi affollate, a quello della sicurezza, a quello della necessità di seguire studenti con difficoltà o disabilità a quello della precarietà. Si dirà, ma le risorse non ci sono.  Non è assolutamente vero. Più di una volta si è detto e denunciato, anche a livello internazionale, che l'Italia investe poco nel settore complessivo dell'istruzione. E' una questione di volontà politica e di sistema. Si può fare come si fatto, per esempio, per alcune opere pubbliche, ovvero considerare la scuola come settore strategico nazionale affinché si possano sbloccare in via prioritaria risorse sostanziali aggiuntive.
Poi se si vuole preservare nella politica della distruzione dell'istruzione, con tutti gli annessi e connessi, che altro aggiungere? A pensarci bene una cosa da aggiungere ci sarebbe, invece di ridurre il rapporto studenti docenti, il sistema pensa di ridurre la durata del ciclo scolastico e del percorso di studi.

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