C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Giorno del Ricordo, proposto finanziamento per la Lega nazionale e proroga per individuare vittime delle foibe


Su iniziativa del parlamentare Rosato, il 4 aprile 2014, viene presentata proposta di legge A.C. 2287 , stampata il 2 luglio 2014, che interviene profondamente su alcuni aspetti della Legge del giorno di Ricordo, che Boris Pahor, per esempio, ha definito come legge poco europea. La legge 30 marzo 2004, n.92, che ha istituito il “Giorno del ricordo al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”, prevede la concessione di un riconoscimento ai congiunti delle vittime che ne facciano domanda Ad oggi, o meglio a marzo 2014 risultano essere concesse e consegnate 838 medaglie con relativo diploma. Dunque certamente poche, rispetto alle cifre enormi che vengono spesso diffuse in tale ambito. Ed allora si decide di intervenire proponendo alcune modifiche e proroghe sostanziali. Rosato rileva: “Considerata la difficoltà di trovare i congiunti di molti infoibati è emersa l’opportunità di modificare la legge n. 92 del 2004, prorogando per dieci anni la possibilità di presentare la domanda di riconoscimento di vittima delle foibe ed estendendo la titolarità del diritto di presentazione delle domande, oltre che ai familiari di cui all’articolo 3 della citata legge n. 92 del 2004, anche ai seguenti soggetti:
1) i comuni di nascita delle vittime, considerando che tale possibilità potrebbe risultare importante per i molti militari provenienti da tutte le regioni d’Italia e non solo dalla Venezia Giulia, soppressi dalle truppe di Tito; 2) il Comitato onorante martiri delle foibe di Trieste per le vittime nate in comuni non compresi più nel territorio dello Stato italiano, che rappresenta le molte vittime giuliano-dalmate di cui risulta difficile, se non impossibile, individuare i familiari superstiti, perché vivono all’estero o comunque, fuori, dalla Venezia Giulia.
3) La presente proposta di legge provvede, quindi, ad apportare le modifiche illustrate, includendo altresì tra i soggetti riconosciuti dalla legge n. 92 del 2004 anche la Lega nazionale di Trieste che dal 1891, anno della sua fondazione, si occupa del sostegno e della diffusione della cultura e della lingua italiane nelle regioni di confine del nord-est d’Italia ed è, su mandato del comune di Trieste, il soggetto preposto al Sacrario della foiba di Basovizza (foiba simbolo). A causa di tale impegno la Lega assiste decine di migliaia di visitatori l’anno (mediamente 100.000, di cui circa il 60 per cento è costituito da studenti) e provvede a fornire il relativo materiale informativo e, inoltre, organizza eventi di vario genere (mostre, convegni o incontri) in tutto il territorio nazionale aventi come oggetto il tema delle foibe. Per finanziare la sua attività è quindi prevista la concessione di 100.000 euro annui”. 

Ad oggi, sono riconosciuti il Museo della civiltà' istriano-fiumano-dalmata, con sede a Trieste, e l'Archivio museo storico di Fiume, con sede a Roma. A tale fine, e' concesso un finanziamento di 100.000 euro annui a decorrere dall'anno 2004 all'Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata (IRCI), e di 100.000 euro annui a decorrere dall'anno 2004 alla Società' di studi fiumani a cui dunque si aggiungerà, se mai passerà questa proposta di legge, anche la Lega Nazionale. Una proposta molto generica, che rischia di allargare in modo indefinito la platea dei beneficiari. Insomma se da un lato si registra un prevedibile fallimento in relazione all'individuazione dei congiunti dei così detti infoibati, e le risposte possono essere di diversa natura, dall'altro si registra l'intento di estendere, tramite una proroga ed il coinvolgimento diretto di Comuni ed associazioni che operano anche in territorio non italiano,la possibilità di estendere la lista dei così detti beneficiari della legge citata. Una disposizione che certamente rischierà di fomentare tensioni in zone territoriali che non hanno condiviso lo spirito a dir poco opinabile della legge del ricordo italiana, perché scritta volutamente male, perché si presta a giochi politici nazionalistici, perché è stata utilizzata per mistificare la storia, perché vuol fare di tutta l'erba un solo fascio,perché non contestualizza la storia e gli eventi e che potrà sempre un giorno legittimare la restituzione di quelle terre ancora oggi contese.
D'altronde in un Paese, quale l'Italia, che non ha esercitato a dovere le epurazioni, che tramite l'amnistia togliattiana ha voluto introdurre la pacificazione sociale, che non ha punito i criminali di guerra fascisti, che ha legittimato la forza paramilitare quale Gladio, di cosa stupirsi? Pacificazione sociale, ovvero annientamento della differenza tra resistenza comunista e repressione fascista. E' in corso, tra le altre cose una operazione, quale quella della memoria condivisa, che tende, giorno dopo giorno, con tutti gli strumenti a disposizione del sistema, a voler rimuovere dalla coscienza collettiva l'idea che i partigiani comunisti abbiano lottato non solo contro il nazifascismo ma anche per un sistema socialista e comunista, ed i partigiani comunisti erano la maggioranza. Memoria condivisa che vuole salvare solo l'operato dei così detti partigiani bianchi, memoria condivisa che vuole rimuovere la verità ideologica comunista che è sempre stata temuta dal sistema pregresso e vigente, memoria condivisa che vuole equiparare comunisti e nazifascisti, memoria condivisa che vuole relegare all'oblio l'operato di quasi 40 mila italiani che hanno lottato in Jugoslavia per il comunismo contro il nazifascismo, memoria condivisa che vuole nascondere le violenze nazifasciste contro le comunità slavofone,  memoria condivisa che vuole rimuovere l'operato dei partigiani jugoslavi in Italia che hanno lottato contro il nazifascismo e liberato, per esempio Trieste, memoria condivisa che vuole far dimenticare che la prima brigata partigiana armata contro il nazifascismo, quale quella di Selz di Ronchi, era costituita da partigiani italiani ed anche sloveni, memoria condivisa che trasforma la liberazione di Trieste, da parte dei partigiani jugoslavi, in occupazione, ed il 12 giugno, giorno del passaggio delle consegne di poteri, come quello reale della liberazione di Trieste. Memoria condivisa che annienta i campi di concentramento italiani, alcuni letteralmente spariti dalla faccia della terra,memoria condivisa che vuole imputare tutte le responsabilità solo al nazismo e non anche al fascismo ed agli italiani "brava gente" di quel tempo, memoria condivisa che vuole assolvere quell'irredentismo reazionario, quel nazionalismo barbarico, violento e razzista, da D'Annunzio in poi, dall'impresa militarista di occupazione di Fiume in poi, un poi che ancora oggi continua ad esistere, e che ha portato al dissolvimento della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.




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