792 pagine che sfogliano, come un duello tra il vento d'oriente e quello d'occidente, via tra rivoluzione e controrivoluzione ogni ipocrisia, ogni mezza
bugia e mezza verità. La
differenza tra la finzione e la realtà è così sottile che il senso del dubbio ti condurrà all'inevitabile strada del perché, il caso quinto Atto del
libro è certamente quello più eclatante. Un libro che rappresenta
bene l'esistente, un mix di fantasia e realtà . Libertà, uguaglianza e
fratellanza, che ben potrebbero essere rappresentante, pur nella loro connessa complessità, da Scaramouche, Marie e D’Amblanc, tre personaggi chiave nel e del libro. Impressionerà, molto, la figura di Marie, una donna che nel corso della vita, la sua vita, ha scoperto e compreso la necessità della rivoluzione, l'ha conosciuta, l'ha amata e non evitata, una donna che ha sciolto, con tutte le sofferenze del caso ma con elevata ed oggi quasi sconosciuta dignità, la sua individualità nella collettività, per una causa comune che era la causa del popolo, farina,pane e diritti. Donne rivoluzionarie e donne controrivoluzionarie, la
solitudine della libertà in quel piccolo e grande umile uomo che
sarà Scaramouche il quale combatterà l'inconsapevolezza di essere
un manipolo di burattini per colpire il burattinaio che vuole la
reazione alla rivoluzione.
Magnetizzazione dello
stato di consapevolezza, trance e luoghi e misteri duri e crudi come
quella ghigliottina che ha mozzato teste borghesi e rivoluzionarie di
cui oggi a Parigi non vi è traccia alcuna. Il titolo del libro
potrebbe indurre all'errore, ad una falsa rappresentazione, è un
titolo che ben rappresenta l'essenza del libro, l'apparenza nuoce
gravemente all'intelligenza, l'apparenza è la forza della menzogna e
la menzogna è la forza ma anche la debolezza del sistema prima ed oggi dominante, ma una forza che al risveglio della coscienza collettiva crollerà come un castello di sabbia. Giustizieri nella notte
delle teste mozzate, ribelli senza una vera patria, la fame, la voglia di
giustizia sociale, quella che non estrapoli da nessun trattato e
manifesto ma quella che estrapoli dal senso, a volte istintivo, del
tuo essere umano, sarà quella la giustizia sociale che vuole il
popolo, un popolo che può perdonare ma anche acclamare la vendetta
come miglior cibo che possa saziare ogni senso di meschina fame. Tetti di Parigi, artigli
della dignità, e ponti dell'ordinarietà, si mescolano in pagine che
corrono più veloci di una funesta Senna.
Ma non ti lasceranno
indifferenti.
Quello che manca è il
sesto atto, ma il sesto atto è volutamente aperto alla realtà, alla
vita quotidiana, non ci sarà più la ghigliottina, forse, ma le
ingiustizie sono sempre le stesse, i processi come governati dal
Mesmer sociale di turno son sempre quelli, e l'Italia li ha ben conosciuti, con il fascismo in primis, e la voglia di avere e cercare l'antieroe per il popolo c'è e si sente e si respira nelle strade
piccole e grandi delle città. L'antieroe antagonista ribelle che
non vuole essere eroe, ma semplicemente fare quello che si deve fare, un partigiano mascherato per la libertà. Un libro che ha avuto un
successo forse inaspettato, forse no, ed il motivo è talmente
semplice, che nella sua semplicità dovrebbe far tremare le teste
dell'alta borghesia, a quanto pare, anche in Italia, è ritornata la
voglia di rivoluzione. Non sarà vive la Trance,
non sarà vive Scaramouche o vive Marat, ma sicuramente sarà vive la dignità, che prima o poi, per necessità, per aver sconfinato ogni
limite di tolleranza, perché nulla ci sarà più da perdere,
occuperà le strade di questo non più Bel Paese con tutta la sua micidiale potenza. L'Armata dei Sonnambuli,
di Wu Ming edito da Einaudi, è un libro che contiene tanti libri, è un libro che non ha un vero
inizio e neanche una vera fine, è un libro che si apre con la dedica
all'immenso
Stefano Tassinari, e continua sino alla vita che noi tutti oggi conosciamo e viviamo.
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