Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Autorità Portuale e Trieste Libera due destini incrociati



Erano quasi quattrocento nella loro prima uscita internazionale, a Vienna, circa sette mila nel noto alabardato 15 settembre 2013, un migliaio a dicembre 2013 e neanche cento il 10 febbraio 2014, giorno in cui scadeva l'ultimatum del Movimento Trieste libera all'Italia. Battaglie prevalentemente se non esclusivamente legalitarie, a colpi di ricorsi, ma tutte, almeno sino ad oggi,andate a sbattere contro l'ovvietà del muro della giustizia italiana. Nessun rapporto con i movimenti indipendentisti internazionali od italiani è stato coltivato a dovere, nessuna battaglia sociale è stata coltivata a dovere. Solo ricorsi, ripetitivi, solito difetto di giurisdizione, tante volte eccepito, che alla fine ritornava indietro con tanto di interessi, le spese legali, ma le denunce, quelle sì, che le autorità italiane hanno sollevato e condotto avanti, son rimaste . Certamente vi è stata una sorta di attenzione da parte della magistratura, nei confronti di questo movimento, a dir poco dura. Ogni respiro veniva monitorato. Ogni atto veniva valutato e spesso sanzionato. Un movimento che aveva mille potenzialità, che in quel noto 15 settembre ha visto scendere in piazza diverse soggettività ed individualità, la maggior parte perché stufe del sistema Italia, perché Trieste è immobile, perché a Trieste no se pol un fico secco.
Ma la vera battaglia di questo movimento è il porto franco ed il porto vecchio. A maggio 2011 a Trieste verrà eletto come Sindaco Roberto Cosolini, lista PD, dopo aver sconfitto al secondo turno il candidato del PDL. Cosa pensava e pensa il PD sul porto vecchio? Porto e mare: Trieste non può prescindere dal suo porto e dall’essere porto, e tutto il territorio non può pensare ad uno sviluppo senza valorizzare il mare come risorsa strategica. Restituire il porto vecchio alla città, renderlo fruibile anche ai cittadini. Questa linea è quella che verrà ancora oggi condotta da Cosolini e PD. 
Il PDL invece era diviso, infatti, da un lato avevi la parte più conservatrice, quella di Camber, e dall'altro quella più moderata, di Antonione, il compromesso è stato il cercare una collaborazione con l'Authority portuale per conseguire interventi normativi nazionali sul porto vecchio e punto franco. Qualche mese dopo la festa di settembre 2011 del TLT nascerà il Movimento Trieste Libera.
Il vero scopo è bloccare la riqualificazione del porto vecchio e destinare quell'area all'attività portuale magari con la realizzazione del centro off shoreE qui si scontrano due modelli di progettualità e di economia e di lobby fortemente opposte. Il MTL ha avuto, indirettamente o meno, come alleato l'Autorità Portuale, e non a caso tra l'area politica dominante ora a Trieste e l'Autorità Portuale, sussistono forti conflittualità, tanto che è stata emanata nei giorni scorsi una velina vergognosa degna del Ministero della Cultura popolare che aveva come scopo quella di impedire ai giornalisti del Piccolo di presenziare ad una seduta del comitato portuale. Il nervosismo è alto, specialmente perché si avvicinano delle scadenze fondamentali. La più importante è quella relativa al rinnovo della Presidenza dell'Autorità Portuale. il Presidente dell’Autorità portuale è nominato dal Ministro nell'ambito di una terna di esperti di massima e comprovata qualificazione professionale nei settori dell’economia dei trasporti e portuale designati rispettivamente dalla Provincia, dai Comuni e dalle Camere di Commercio la cui competenza territoriale coincide, in tutto o in parte, con la circoscrizione territoriale dell’Autorità portuale.
Se le cose rimarranno come ad oggi, probabilmente sarà di area PD, e certamente più favorevole a sostenere i processi di riqualificazione del Porto Vecchio.
Contestualmente a ciò si realizza una violenta crisi interna al Movimento Trieste Libera. Espulsioni, allontanamenti, denunce pubbliche, gli uni che sparano a zero contro gli altri, chi ci guadagna, in tutto ciò, è chiaramente l'area che si oppone a questo movimento e conseguentemente che sostiene la “riqualificazione” del Porto vecchio, chi ci perde sono tutti quelli che si sono illusi che a Trieste il processo di indipendenza fosse possibile. 
Mancavano numeri determinanti per invocare l'autodeterminazione, neanche il 10 % della popolazione è stato coinvolto da questo processo, mancava una strategia di contrasto alla crisi sociale, mancava la proposizione di un modello sociale chiaro e ben definito, idem per i diritti civili e temi etici,la litania è stata sempre la stessa, ricorsi, che alla fine hanno avuto il loro ordinario corso, la sconfitta.
Insomma, un Movimento che implode, contestualmente a delle scadenze fondamentali per l'economia di Trieste, non è un caso. Il 15 settembre 2014 questo Movimento dovrebbe invocare l'autodeterminazione, ma se le cose continueranno così, probabilmente a quella data ci arriveranno in cattivo modo e forse chiuderanno una stagione politica significativa per Trieste, e si anticiperà un nuovo corso, quello che si formalizzerà con la nomina della nuova Presidenza dell'Autorità Portuale.
Insomma quello dell'Autorità Portuale e del Movimento Trieste Libera sono due destini incrociati, quanto volutamente è tutto da capire, ma gli eventi lasciano ben intendere tutto ciò. Ovviamente vi è sempre la via del caos, quel caos che potrebbe condurre ad instabilità e rivolte, ciò dipende da tanti fattori, in primis da come si svilupperanno le politiche comunitarie, la crisi nazionalista in Ucraina, che eserciteranno, inevitabilmente, una influenza anche sulla calda Trieste.
D'altronde i processi di indipendenza non si conseguono con le passeggiate, ma con atti rivoluzionari e le rivoluzioni, come la storia ha insegnato, non si fanno con i fiorellini e neanche legittimando gli strumenti che ti offre il tuo avversario o nemico, perché questa è solo una illusione per chi è stato “magnetizzato” dall'idea dell'indipendenza, ed uno strumento per coloro che governano questi processi con il solo scopo e solo fine di contrastare lobby economiche e di potere e sostenere, forse anche inconsapevolmente, quelle lobby e quei poteri a cui appartengono o con cui sono alleati. Uno scontro tra poteri che il popolo, quel popolo che vuole solo giustizia sociale, prima o poi comprenderà e quando maturerà la piena consapevolezza del tutto, quando comprenderà di essere stato solo, magari in buona fede, uno strumento, si incazzerà seriamente, questa volta sì, con il Mesmer sociale di turno ed altro che vive la Trance...Comunque e senza dunque rimane sempre in piedi l'ipotesi elezioni amministrative, a Trieste, ma questa è altra storia, forse.





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