Ci
risiamo. Ogni
volta che si avvicina il periodo delle prove dell'Invalsi, ecco la diffusione di miti e leggende che se non smentite, rischiano di creare enormi
preoccupazioni; leggende, il cui unico scopo, è ed altro non può
essere, che quello di invitare, tramite il timore del voto e della
valutazione, gli studenti ad impegnarsi per le citate prove ed
evitare ogni azione di dissenso. Come
prima cosa è il caso di ricordare, vivamente, che
la CM
n. 89 - Prot. MIURAOODGOS/6751, in tema di valutazione periodica
degli apprendimenti
afferma testualmente, in alcuni suoi passaggi fondamentali, quanto
segue: “Le istituzioni scolastiche, pertanto, adotteranno modalità
e forme di verifica adeguate e funzionali all’accertamento degli
obiettivi e dei risultati di apprendimento, declinati in competenze,
conoscenze e abilità, come previsto dalle Indicazioni
nazionali per
i percorsi liceali, dalle Linee
guida per
gli istituti tecnici e per gli istituti professionali e dal D.M. n.
139 del 22 agosto 2007 relativo all’obbligo d’istruzione. (...)
Resta comunque inteso, come principio ineludibile, che il voto deve
essere espressione di sintesi valutativa e pertanto deve fondarsi su
una pluralità di prove di verifica riconducibili a diverse
tipologie, coerenti con le strategie metodologico-didattiche adottate
dai docenti. Sarà cura quindi del collegio dei docenti e dei
dipartimenti fissare preventivamente le tipologie di verifica nel
rispetto dei principi definiti dai decreti istitutivi dei nuovi
ordinamenti".
Dunque
se i Collegi docenti non deliberano nulla in tal senso, in merito
alla possibilità di utilizzare le prove Invalsi come valutazione
individuale, il problema non sussiste; però, ecco il però, anche se
i Collegi docenti dovessero deliberare in tale direzione, tale
delibera sarebbe a dir poco fuorviante perché si scontrerebbe con le stesse indicazioni dell'Invalsi e nello stesso tempo sarebbe anche
non applicabile ed inefficace. L'Invalsi,
nel suo manuale del somministratore, specifica “che
non verrà dato alcun voto per lo svolgimento della prova"oppure
la nota del 2014 specifica che le prove Invalsi “ non sono
finalizzate alla valutazione individuale degli alunni”. Già ciò basterebbe.
Ma
vi sono altri aspetti tecnici e legali a dir poco interessanti.
Il
primo è quello della Privacy. Lo
stesso Invalsi, nella sua informativa, afferma che “" Le
rilevazioni degli apprendimenti concorrono, secondo la legge, alla
valutazione del valore aggiunto realizzato dalle scuole",ed
ancora specifica che " i dati personali verranno trattati in
modo da essere resi anonimi all’esterno e all’interno
dell’istituto, immediatamente dopo la raccolta effettuata dalle
istituzioni scolastiche. Il codice di accoppiamento tra le
informazioni raccolte e l’identificativo della persona è
conosciuto solo dal personale docente dell’istituzione scolastica
incaricato della somministrazione e dal personale di segreteria
incaricato della trasposizione dei dati sulla scheda risposta e, una
volta utilizzato per la predetta funzione, non
è ulteriormente utilizzabile”.
Si
parla dunque di valore aggiunto ed il valore aggiunto per l'Invalsi è
il seguente: “Si ribadisce pertanto che
tutte le risultanze delle rilevazioni sugli apprendimenti, in
termini di livelli o di stima del valore aggiunto, vengono
dall’INVALSI restituite alle singole scuole per aiutare le stesse a
riflettere su se stesse e verranno altresì adoperate per
identificare le scuole in condizioni maggiormente critiche su cui
concentrare la valutazione esterna e la disponibilità di eventuali
supporti dall’esterno”.
Non
si parla dunque di valutazione individuale degli studenti.
L'Invalsi,
nella breve guida realizzata l'anno scorso specificava, tra le varie
cose che “I risultati delle prove sono restituiti alle singole
scuole in forma privata e anonima. Ciascuna scuola potrà analizzare
dunque i risultati dell’apprendimento dei propri studenti
confrontandoli al proprio interno (classi della stessa scuola) e con
altre scuole. Questa comparazione consentirà a ogni Istituto
scolastico di valutare la propria efficacia educativa e di
riflettere sulla propria organizzazione didattico-metodologica al
fine di promuoverne il miglioramento”. Ed ancora : "Le prove non sostituiscono
la valutazione degli insegnanti che tiene conto di tutte le
materie e dello sviluppo complessivo di ogni studente. Solo
nell’esame conclusivo del I ciclo il punteggio preso dallo
studente nelle prove INVALSI incide, ma con un peso solo pari a 1/7,
sul voto finale”.
Ma
pur volendo, utilizzare queste prove per la valutazione individuale,
in palese violazione della Legge, delle direttive Invalsi e della
normativa sulla Privacy, ciò sarebbe impossibile, anche per ragioni
operative. La restituzione dei dati alle scuole, da parte
dell'Invalsi, di norma avviene nel mese di settembre, dunque ad anno
scolastico concluso. A
tal proposito l'Invalsi specifica anche che “la restituzione dei
risultati delle rilevazioni degli apprendimenti alle singole scuole
sarà oggetto di particolare attenzione da parte dell’INVALSI, in
modo che i risultati stessi possano costituire per le istituzioni
scolastiche una base per l’avvio dei processi di autovalutazione”.
Che è una cosa ben diversa dalla valutazione individuale degli studenti. Ricordo, infine, che per le giornate del 6,7 e 13 maggio è stato proclamato lo sciopero contro le prove Invalsi da parte dei Cobas, che gli studenti, in diverse realtà italiane si stanno mobilitando per boicottare queste prove con iniziative variegate, il dissenso è forte, la critica è consistente, e le operazioni fuorvianti, come poste in essere da alcuni docenti e dirigenti non avranno altro effetto che rendere ancora più convincente e determinante l'azione di lotta, perché quando si è costretti a mentire od a partorire false informazioni il motivo non può essere che quello del timore di fallire in quelle giornate, ma il primo fallimento è dato dalla cattiva informazione, cosa grave, anzi gravissima, nella scuola pubblica che dovrebbe insegnare ben altro.
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