La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Il 14 aprile Ronchi dei Partigiani sarà più libera: si revoca la cittadinanza a Mussolini


Ci siamo.
Finalmente.
Il 14 aprile 2014, dopo quasi un secolo, Ronchi, anche con la formalità, con atto tanto simbolico quanto fondamentale per la cultura antifascista e per la dignità di una intera comunità e soprattutto per rispetto di tutti quelli che si sono battuti, anche al prezzo della propria vita, contro il fascismo, revocherà la cittadinanza onoraria al duce.

Breve riepilogo.
Il 15 novembre 2013 provvedevo ad inoltrare al Comune di Ronchi una richiesta volta ad avere conferma o meno sulla esistenza della cittadinanza onoraria a Mussolini.
Ciò perché, in base agli atti storici, risultava che il 4 ottobre del 1923 il Consiglio comunale popolar-fascista, decideva di modificare, solo dopo due settimane dal suo insediamento, la modifica del nome di Ronchi in Ronchi dei Legionari. Per la storia e la critica alla denominazione a Ronchi dei Legionari rinvio a questo scritto. Da Ronchi «dei Legionari» a Ronchi dei Partigiani. Di cos’è il nome un nome?
(A tal proposito anticipo già da ora che il 14 giugno 2014, in orario pomeridiano, a Ronchi dei Partigiani, come mi piace chiamare Ronchi e come forse sarebbe anche giusto chiamare Ronchi, si svolgerà un convegno, con la partecipazione di importanti relatori, che partirà proprio dalla riflessione e provocazione storica e culturale come nata dall'intervento ora linkato. Seguiranno prossimamente notizie.)

Il 17 maggio del 1924 il Consiglio Comunale a maggioranza fascista di Ronchi si riunirà in seduta straordinaria e deciderà di deliberare di nominare Benito Mussolini «cittadino onorario di Ronchi di Legionari». Il 2 novembre del 1925, con il Regio Decreto firmato da Rocco e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n° 283 del 5 dicembre, il governo ufficializzò il nome «Ronchi dei Legionari».
E' evidente il nesso che sussiste tra la denominazione dei Legionari e la cittadinanza onoraria a Mussolini.
Il governo fascista tardava nell'attuare ed autorizzare il cambio della denominazione di Ronchi in Ronchi dei Legionari.
Necessitava di un mero atto di devozione, di fedeltà, di omaggio.
Nulla di meglio che riconoscere Mussolini come cittadino onorario. Così come accadrà in centinaia di Comuni italiani, da Nord a Sud, da Est a Ovest, ma con fini diversi, rispetto al vero motivo che può aver indotto il Comune di Ronchi a conferire la citata cittadinanza, ovvero uno strumento per conseguire il cambio della denominazione ma nello stesso tempo per dimostrare fedeltà al duce ed al fascismo.
Passano gli anni, la storia muta, e, contestualmente all'iniziativa di Ronchi ed all'apertura come manifestata dal Sindaco, e da varie forze politiche come il PRC ed ovviamente da parte dell'ANPI, in Italia, casualmente o meno, si muoverà qualcosa.
Un piccolo effetto domino antifascista?
Forse no, forse sì, ma l'importante è che qualcosa di ben definito si sia mobilitato.
Saranno diversi i Comuni che inizieranno a porsi il problema, saranno diversi i Comuni ad attivarsi, specialmente grazie agli impulsi dell'ANPI, per revocare ciò che non può che essere revocato.
Onore.
Quale Onore al duce?
Di norma, ma anche per norma statuaria,la cittadinanza onoraria è un riconoscimento onorifico nei confronti dei cittadini italiani o stranieri, non residenti nel Comune considerato e che si siano particolarmente distinti per il loro impegno morale, civile, culturale, sportivo e religioso e che abbiano instaurato rapporti con la città ed i suoi abitanti, dando lustro alla stessa e/o favorendo la conoscenza del territorio e del suo patrimonio storico, artistico, culturale ed ambientale a livello nazionale ed internazionale. La cittadinanza onoraria è intesa anche come attestato di stima e di gratitudine da parte del Comune, nei confronti di una personalità che si sia particolarmente distinta nei diversi settori della società.

Molti, obietteranno, ma la storia è storia, la cittadinanza onoraria non deve essere revocata perché deve rimanere agli atti l'errore storico commesso.
No, non si tratta di errore storico commesso.
La cittadinanza onoraria, come riconosciuta al duce, era espressione di quel particolare momento storico, del Paese fascista, di uno Stato fascista. Ma, come ribadito più volte, la storia cammina, non si ferma. Mutano gli eventi, mutano le condizioni, muta lo stato di consapevolezza., muta la società e mutano le condizioni che possono determinare la simbiosi tra forma e sostanza. La forza dell'antifascismo ed antinazifascismo è stata determinante per far scattare la molla del riscatto per milioni di italiani.
Riscattarsi vuol significare non ripetere, sì in questo caso, più simili tragedie, riscattarsi significa evitare che possano maturare condizioni fertili per nuovi fascismi.
Antifascismo.
Quanta sofferenza, quanta resistenza, quanto inimmaginabile azione e reazione e concezione si cela dietro la parola antifascismo.
Eppure l'antifascismo vi è stato.
Sembra così facile parlare oggi di antifascismo.
Eppure il solo prefisso dell'avversione dell'attitudine che si oppone al dominio del regime che soffocava ogni esistenza umana dovrebbe indurre senso di vivo ed infinito rispetto per coloro che al prefisso anti hanno aggiunto fascismo, aggiunto con il sogno,anche per un solo fugace rapido e sbrigativo sorso di speranza e sospiro di libertà.
Libertà, astratta, astrazione, che l'antifascismo ha cercato di strappare all'ideale per condurla per le vie, strade e contrade di campagne e città, ovvero nella vita reale. Rimuovere la memoria renderà gli individui dipendenti dagli eventi ed in balia della casualità.
Ma rimuovere la cittadinanza onoraria a Mussolini non significa rimuovere la memoria, ma semplicemente armonizzare la dignità con il rispetto. Anzi, l'aver sollevato il problema, che è un problema e che ha una sola soluzione, ovvia,  ha dato la possibilità di riaprire, a livello storico, pagine in parte rimosse e forse neanche conosciute da molti cittadini. Che ora invece conosceranno. Che ora invece capiranno. 
Il riconoscimento della cittadinanza onoraria a Mussolini non può essere liquidato semplicemente come un mero  errore, perché per errore si intende sviare dalla retta via, ma in quel tempo quell'atto venne visto come la retta via dalla società prevalente e dominante in Italia. Oggi non è più così. La cittadinanza onoraria a Mussolini è incompatibile ed inconciliabile con l'antifascismo che ha visto Ronchi in prima fila, che ha visto a Selz la nascita della Brigata proletaria primo gruppo, di resistenza armata, nato contro il nazifascismo ; è inconciliabile ed incompatibile con quella libertà che Ronchi è riuscita a conquistare opponendosi al regime. 
Sarebbe, invece, un grave errore, non revocarla, perché la retta via oggi è l'antifascismo e la città di Ronchi merita rispetto e rispetto significa stracciare via quell'atto ignobile senza perdere più tempo alcuno.
Va rimossa, punto.
Verrà rimossa, punto.
Si chiuderà il 14 aprile 2014 una pagina formale, ma anche sostanziale, di storia.
Anzi, a dirla tutta, con la revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini, si chiuderà definitivamente la pagina del fascismo.
Discussioni, alzata di mano, e votazione.
E poi, aria, aria di libertà per un nuovo 25 aprile che non dimenticheremo.

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