Trasformare la casa natale di Tina Modotti, nel museo Tina Modotti, può essere una grande opportunità per Udine

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Tina Modotti è probabilmente più apprezzata all'estero che in Friuli. Semplicemente è a dir poco sconcertante che non esista praticamente quasi nulla dedicato a lei. C'è una sala dedicata a Tina Modotti in città, c'è un punto Modotti, che ospita dei quadri di artisti locali, a pochi passi dalla casa natale di Tina Modotti che è cercata più dai messicani, sudamericani che altro. Eppure in quella via affascinante a pochi minuti a piedi dal centro di Udine, in via Pracchiuso 89, c'è la casa natale di Tina, dove sorge una targa con le parole di Neruda che ne ricordano l'essenza. La facciata della casa è stata recentemente restaurata e l'edificio ospita l’asilo notturno “Il Fogolâr”   inaugurato il 4 settembre del 2006  ed ospita le persone senzatetto  ed è gestito dalla Caritas. All'interno vi si trovano delle stampe e copie di alcune fotografie di Tina. Sarebbe il minimo sindacale pretendere di trasformare la casa natale di Tina Modotti in un museo che possa ac...

Trieste: Magazzino 26, che sia il museo che ricordi l'odio verso le comunità slavofone




L'irredentismo reazionario che ha aperto varchi enormi al fascismo, e che è sfociato in irredentismo fascista subito dopo la prima guerra mondiale con anche gli effetti conseguenti all'Impresa di Fiume, ben ricordando che D'Annunzio, il poeta amante delle guerra, definiva come schiaveria bastarda i croati, trovava forza sostanzialmente in tre principi, nella presunzione di superiorità, della famigerata civiltà italica,  nella geografia fisica risalente al 27 a.C. circa, e nelle ragioni economiche e capitalistiche. Le vicende del Confine Orientale sono state complesse, il fascismo orientale, nato come evoluzione dell'irredentismo reazionario, è stato il male nel male, un male che ancora oggi non si vuole,salvo le dovute e rare eccezioni, pienamente svelare,capire, comprendere, analizzare e denunciare. Comunità, prevalentemente slovene e croate,serbe, hanno subito violenze, umiliazioni, uccisioni, stupri, fucilazioni, rastrellamenti, per mano di criminali di guerra italiani rimasti impuniti. 

A titolo esemplificativo basta pensare alla recinzione di tutto il perimetro della città di Lubiana, alle fucilazioni realizzate dal Regio Esercito italiano, al rastrellamento di oltre 4 mila civili, ai campi di concentramento in terra italiana, rimossi e dimenticati, come Gonars o Visco, a quello noto di Arbe, campo di sterminio italiano, ove il tasso di mortalità era superiore al 15% rispetto a quello del lager nazista di Buchenwald , uno dei più vasti di quelli situati sul suolo tedesco. I fascisti avrebbero voluto spazzare via intere civiltà definite barbariche, se non ci riuscirono fu solo per carenza di organizzazione e non per mancanza di volontà. Se i criminali di guerra italiani rimasero impuniti fu solo per evitare l'intera decapitazione del corpo militare italiano e ciò accadde con il sostegno determinante degli Usa,Francia ed Inghilterra che per ragioni geopolitiche,che ancora una volta hanno prevalso nei confronti del rispetto della dignità umana, della vita umana, hanno deciso di far passare alla storia solo i tedeschi come i responsabili di ogni male e gli italiani responsabili di ogni nefandezza ancora una volta se la cavarono come brava gente. Bravi manzoniani, forti con i deboli, codardi con i forti, traditori ed opportunisti. Le leggi razziali in Italia, prima di essere annunciate a Trieste da Mussolini, furono in sostanza anticipate proprio contro queste comunità, con i violenti processi dell'italianizzazione.


 Il giorno del ricordo parla delle vicende complesse del confine orientale, è giunto il momento per Trieste di restituire la giusta dignità a quelle comunità che hanno sofferto immani violenze, il magazzino 26 può diventare un centro di raccolta di tutta quella documentazione che possa dimostrare, mostrare ed evidenziare a chiunque cosa l'Italia ha fatto e cosa l'irredentismo reazionario ha partorito. E' a parer mio atto dovuto e necessario contro ogni processo di mistificazione storica e della verità, una verità che ancora oggi è scomoda per molte realtà cittadine ma anche nazionali di stampo nazionalistico. Anzi, a dirla tutta, sarebbe anche il momento di rivedere la toponomastica cittadina, e di rimuovere l'intitolazione di alcune vie, ma anche di alcuni busti, dedicati ad alcuni esponenti di quel movimento irredentista reazionario che è stato precursore del fascismo.





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